"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

sabato 23 agosto 2014

Le cose che stiamo imparando da un grumo di cellule malate

* Anche la meno femminile tra le donne, quando vede i propri capelli impigliati sul pettine, ha un sussulto; 
* "te stà ben anca co 'a bandana" è la dichiarazione d'amore più bella che un marito possa fare a sua moglie (soprattutto se si considera che lui, quasi cinquant'anni fa, si è innamorato dei suoi lunghi capelli corvini); 
* la gente gode nel conoscere i particolari meno divertenti delle malattie;
* il bene che fai torna sempre, sempre, sempre indietro;
* un referto medico che dice che i valori degli esami sono perfetti è molto meglio di un assegno in bianco; 
* il personale dell'oncologia è formato da una squadra di angeli custodi;
* il tumore non è una malattia contagiosa, l'ignoranza e il pietismo, purtroppo, sì;
* se la nonna ha la forza di litigare con il nonno vuol dire che sta bene;
* a volte sostenersi è doloroso: bisogna fare i conti con un passato che non è stato ancora digerito; 
* ci sono persone che si offrono di aiutarti senza volere nulla in cambio;
* il mondo si divide in due categorie: quelli che ti dicono "ci sono" e poi scompaiono e quelli che non dicono niente ma riescono a farti ridere quando non avresti voglia di farlo;
* la prima cura è l'ottimismo;
* gli amici veri si vedono nel momento del bisogno... è una frase fatta, ma è davvero così: sopportano crisi isteriche e telefonate malinconiche, vedono il tuo peggio ma non ti mollano;
* non c'è nulla di male nel prendersi una piccola vacanza dalla malattia;
* la depressione è più devastante di un tumore;
* la prospettiva di perdere chi ami ti fa rivalutare quali sono le cose che contano davvero;
* preoccuparsi per il futuro è assolutamente insensato: molto meglio godere delle cose di ogni giorno, di una visita inaspettata, della pizza a mezzogiorno;
* se ciascuno fa la propria parte le cose sono più semplici;
* la malattia non ferma la vita;
* andare al mercato ogni volta che è possibile è molto meglio che rimanere chiusi in casa;
* tutto sommato la famiglia è una gran bella cosa.

Un tumore è entrato in casa nostra e noi abbiamo scelto di accoglierlo come il migliore degli ospiti: stiamo cercando di conoscerlo, di ristabilire gli equilibri e di darci da fare senza protestare. Per il momento ce la stiamo cavando bene, soprattutto la nonna, che sembra irriconoscibile: ride, scherza, telefona in giro, porta con orgoglio la bandana rossa che le ho regalato, guida, si lascia aiutare, molla un po' la presa nelle cose meno importanti. Tutti noi siamo contagiati dal suo buonumore, ci coinvolgiamo a vicenda nelle cose belle che ci accadono, facciamo un passo per volta, senza preoccuparci di quelli successivi. Insomma, e lo dico piano, per ora il tumore della nonna è la cosa più bella che ci sia capitata. 

venerdì 18 luglio 2014

La storia dello zio con la pallottola

Di lei si dice che è noiosa, che è una perdita di tempo, un cumulo di date da imparare a memoria e dimenticare dopo una verifica; di lei si hanno varie opinioni, vari approcci di studio. A volte ti chiedi a cosa pensavi quando hai deciso di imbarcarti nell'impresa, a volte non ce la fai più. 
Un giorno il professore ti da un compito per casa e cominci ad chiedere al nonno di quella storia di famiglia che ti hanno sempre raccontato, domandi anche a tutti gli otto zii, metti insieme una breve relazione e il gioco è fatto. Però poi ti incuriosisci, prendi appuntamento per caffé con lo zio più preparato, scopri qualche particolare in più, ti mostra una foto e adesso hai un volto da far corrispondere al nome dello "zio della pallottola vicino al cuore". Ma non basta, vuoi andare più in fondo e scoprire ancora qualcosa. Allora chiedi consiglio ai colleghi dell'ufficio e ti danno un numero di telefono e poi telefoni e poi l'ufficio che hai chiamato ti dà un altro numero di telefono e poi telefoni e poi ti dicono che devi rivolgerti ad un altro ente e poi telefoni all'altro ente e ti dicono che devi mandare una mail e poi mandi la mail e poi aspetti. Fino a quando, una sera, tra la posta da leggere, c'è anche qualcosa di speciale. "Cordiali saluti" e quattro allegati: un pdf sul sistema delle ricerche d'archivio e tre foto dei documenti che hai chiesto. Sei impaziente, salti il pdf e ti butti subito sui documenti. Scopri il nome dei trisnonni, scopri che lo zio era alfabetizzato (e rifletti che non è una cosa da poco per un contadino nato nel 1889), che era alto e forte. Cerchi di decifrare una calligrafia d'altri tempi e, per quello che riesci a capire da sola, ti sembra che abbia avuto molte avventure. Scopri che la storia della pallottola è vera, c'è scritto proprio nell'ultima foto, in basso. C'è anche scritto quando l'ha presa ma non riesci a capire dove. Il giorno dopo fai vedere le foto in ufficio perché ormai quella storia, la tua storia, ha incuriosito un po' tutti. Ti spiegano cosa vuol dire una formula, cos'è successo in una certa data, cosa fa il reparto di fanteria a cui lo zio apparteneva, cosa dovevano subire i prigionieri e attraverso una ricerca incrociata scopri anche in che punto geografico lo zio ha preso la pallottola che lo ha reso famoso. E, all'impovviso, ti si allarga il cuore. Perché senti proprio tuo il mestiere che hai scelto, perché quella è la tua prima, vera ricerca, perché hai scoperto qualcosa di te, qualcosa che, chissà, un giorno potrà interessare anche al cuginetto che oggi gioca con le macchinine. Appena esci dall'ufficio chiami subito il nonno e glielo dici: "Ho scoperto come si chiamavano i tuoi nonni e la pallottola dello zio, te la ricordi? E' tutto vero, ho i documenti. Quando torno a casa ti dico tutto." Lo senti sorridere dall'altra parte del telefono. E poi, una volta in terraferma, con il computer davanti, gli racconti la storia dello zio che, infondo, è anche la vostra. "Noialtri veci no se ricorden pì tant, ma par fortuna che l'é i zoveni che i tien da cont e che i sgarufa e dopo i ne conta 'a storia".

Di lei si dice che è noiosa, però sai che emozione quando ti restituisce un po' di te...

giovedì 10 luglio 2014

Ma era bella, bella davvero

Nuvole grosse e giornata impegnativa all'orizzonte, piccole scocciature a cui far fronte, nuovi equilibri da cercare, un temporale in lontananza, la borsa e il cuore pesante. Accanto a me, all'imbarcadero, un bambino in un passeggino strilla forte. Per calmarlo suo papà fischietta un motivetto ...era una casa molto carina, senza finestre, senza cucina... il bambino smette di piangere e comincia a sorridere. E' un attimo: arriva il loro vaporetto, si confonfo preso con gli altri passeggeri e salgono in fretta. Sorrido piano e canto anch'io... ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero...

mercoledì 7 maggio 2014

Domani il prato sarà più verde

Me lo dice prima appena prima di entrare al supermercato. Capisco che ha riflettuto sul momento adatto per farlo. Abbiamo un carrello ciascuna e per una mezz'ora non ci incroceremo: avrò il tempo per pensare, per farmi un'idea delle conseguenze che questo avrà nelle nostre vite. Mi muovo tra gli scaffali e cerco di immaginare cosa significherà. Non ci riesco, non adesso. Cioccolato... pasta frolla pronta... panna... prendo anche le cose per preparare una torta. Mandorle... banane... zucchero a velo... quasi quasi ne preparo anche un'altra. Al banco della frutta mi viene in mente Seneca: preoccuparsi adesso significa sprecare tempo ed energie. Scelgo le fragole migliori per la mia macedonia. C'è il presente, adesso, le cose di ogni giorno, il latte da comprare, gli esami e i progetti. In fretta sistemiamo le borse in macchina e torniamo a casa con le telefonate che si susseguono e la musica della pioggia sul vetro. Mi siedo un attimo sulla panca già bagnata. Piove molto. Domani il prato sarà più verde. 

sabato 22 marzo 2014

Primavera





[fonte foto: web]

C'è chi a suon di analisi logica ti ha insegnato a sorridere. 

La primavera è anche questo: non dimenticarsi di chi ha speso il suo tempo per tirare verso l'alto gli angoli della tua bocca e portargli in dono un sorriso nuovo.

martedì 18 marzo 2014

Forse

Le mani curate, lo smalto rosso, il rossetto rosso, un paio di occhiali nuovi. La crema prima di dormire. Imparare a cucinare decentemente, imparare a bere molto, imparare un piccolo trucco per far star bene il corpo. Messaggi pieni di entusiasmo, una mail con tanti progetti e tanta gioia. Le cento idee su temi da approfondire, chissà, per un lavoro di ricerca.
Lo dico piano: forse la primavera sta tornando anche qui.

sabato 15 marzo 2014

Il mio cane, il mio umano


[Stella e il nonno in un momento di conversazione]

I cani, che Dio li benedica, operano partendo dalla premessa che gli esseri umani sono fragili e richiedono incessanti assicurazioni e manifestazioni d'affetto. La leccatina casuale sulla mano e il muso peloso appoggiato a mò di drappeggio sul collo del piede sono calcolati per far sapere al padrone che un amico è vicino.
 
Mary Mcgrory

venerdì 14 marzo 2014

Disperazione

Ho appeso un cartellone in cucina con riassunto tutto il programma dell'esame di letteratura. La mia scrivania è invasa da post it a forma di cuore con le date da ricordare per l'esame di storia contemporanea. Mangio tantissima cioccolata e bevo tantissimo the. Fatico a ricordarmi come mi chiamo. Vago in giro per casa declamando a voce alta concetti che dovrei sapere. La risata compulsiva si è impossessata di me. 
Non ce la farò mai.

mercoledì 12 marzo 2014

Basta decidere di cominciare

All'inizio furono i popcorn al caramello da mangiare davanti alla televisione. I primi sono stati miseramente bruciati, mentre il secondo tentativo è riuscito leggermente meglio, soprattutto perché ho capito che fare cinque cose nello stesso momento è controproducente. Sono riuscita a salvarne una discreta quantità, ma lo zucchero del caramello non si era squagliato bene.
Oggi invece ho deciso di puntare un po' più in alto e ho preparato il riso alla banana. Sì, proprio con la banana. Benedetta ha detto che è piaciuto anche ai suoi genitori che non sono "avventurieri del gusto", quindi ci ho provato anch'io. C'è da dire che mai prima di oggi ho cucinato un risotto completamente da sola, senza che nessuno sorvegliasse sulle pentole e sull'incolumità del mondo. Però piano piano ce l'ho fatta, ho compiuto un'operazione per volta (ho imparato la lezione dei popcorn) e non ho mai sollevato lo sguardo dalla pentola. Se escludiamo il fatto che ho un po' esagerato con il pepe rosa, direi che il risultato mi è piaciuto più di quanto io stessa potessi immaginare: il risotto era addirittura quasi buono. 
Forse ha ragione Amicacuoca a cui, emozionata, ho spedito la foto del mio riso: "basta decidere di cominciare".

giovedì 6 marzo 2014

Ebbene sì





[fonte foto: web]

Ho comprato un libro di ricette. 
Io, regina incontrastata della pasta al pomodoro - variazioni sul tema, io che so a malapena accendere i fornelli di casa mia, ebbene signori, io ieri ho comprato il mio primo libro di ricette. Insomma, sono entrata in libreria e tra Antonelle Clerici, Carli Cracchi, Cotti e Mangiati, Anne Moroni, zie, nonne e regioni non sapevo quale libro sarebbe stato Il Libro. Fino a che non mi è capitato tra le mani Mettiamoci a cucinare di Benedetta Parodi e ho scelto il suo così, d'istinto. Ora, io so come si scelgono i romanzi, mica i libri di ricette! Comunque ci sono un sacco di foto, è diviso in tre livelli di difficoltà, vengono svelati dei trucchetti furbi, prima di spiegare la ricetta se ne racconta qualche aneddoto... confesso che gli aneddoti sono stati un grosso punto a suo favore. L'ho sfogliato tutto e sono stragasata! Nell'ordine dell'universo questo evento è paragonabile alla morte di una formica, ma nella mia esistenza è una tacca rossa, un punto di non ritorno, una svolta epocale. 
Ho deciso di darmi una scossa, di avventurarmi in un ambiente totalmente estraneo ed ostile - la cucina, appunto - e imparare qualcosa di nuovo. L'idea è quella di cucinare seguendo Benedetta almeno una volta a settimana e appuntare sensazioni e risultati dell'esperimento. Non so come andrà, intanto ci provo... chissà che non scopra un talento nascosto! 

giovedì 27 febbraio 2014

Voleva piantare tutte le cipolle che aveva comprato al mercato

Voleva piantare tutte le cipolle che aveva comprato al mercato. 
Aveva preparato la terra già bagnata dalle piogge abbondanti dell'inverno, aveva tutti gli attrezzi accanto a lui. Voleva cominciare e finire subito perché lui è così: non concluderà mai domani un lavoro che ha iniziato oggi. Gli hanno sempre detto di prendere le cose con più calma, ma lui niente. Testa bassa e avanti. Ha sempre fatto a modo suo. Da solo, senza chiedere aiuto ma non per orgoglio, per paura di disturbare. Potare viti, tagliare erba, vendemmiare, sistemare la legna, raccogliere le pannocchie... tutto subito, fatto e finito. Quando sono arrivata l'ho trovato seduto davanti alla porta di casa, con gli occhi azzurri tristi come raramente li ha avuti da quando ho memoria. Voleva piantare tutte le cipolle che aveva comprato al mercato ma non ce l'ha fatta. "Sono vecchio e non ce la faccio più a fare quello che facevo una volta". Allora mamma ha indossato un vecchio grembiule della nonna e insieme sono andati nell'orto a piantare le cipolle. Ci hanno messo un po' perché nonno è pignolo quando si tratta del suo orto, il più bello e rigoglioso del paese che compete soltanto con quello della sarta. Alla fine era felice di aver piantato tutte le cipolle che aveva comprato al mercato. Ma io, all'improvviso, l'ho visto incerto e barcollante, il voto segnato da solchi profondi, come un campo prima della semina. 
E mi si è stretto il cuore.

mercoledì 26 febbraio 2014

Le sere a casa fuori casa


[fonte foto: web]

Sere così, di ordinaria tranquillità. Ciascuno al proprio lato del tavolo, ciascuno con accanto la sua tazza di the o di lisomucil, con i suoi appunti da copiare al computer o sul blocco quadrettato a spirale della Lidl. Sere così, in piagiama e ciabatte. Pediluvi e capelli da asciugare col turbante. Sere così, con cioccolata, yogurt e biscotti. Evidenziatori sparsi sul tavolo e chiacchiere a caso e discussioni linguistiche, ricordi del liceo e speranze per domani e la vicina che litiga con la figlia e Mario che è tornato a casa e Artù che trotterella silenzioso davanti alla porta e la barca con la radio a tutto volume. Sere così, semplici, belle, essenziali, speciali, quotidiane. Da far durare per sempre.

sabato 15 febbraio 2014

Non possiamo non dirci migranti



Non possiamo
non dirci migranti,
in qualche modo.
Abbiamo lasciato un luogo.
Forse ogni tanto dobbiamo lasciare qualcosa.
Comunque andiamo verso qualcosa
(abbiamo visto che se aspettiamo
non succede niente).
Ci mettiamo in viaggio, a volte anche
da posti che non conosciamo.
A volte qualcuno resta attaccato al nostro filo.
Altre volte sono altri che hanno
fili migliori dei nostri.
Non sempre la cosa migliore
è che qualcuno resti attaccato al filo.
Possiamo lasciarlo andare e sentire
che abbiamo fatto la nostra parte.
Capita di avere compagni di viaggio
che vanno per i fatti loro.
Che si interessano dei giovani a modo loro.
Che qualcuno si senta in prima classe
e qualcuno in terza classe.
Magari nelle difficoltà si impara anche
a fare le cose insieme.
Magari le difficoltà neanche le avevamo messe in conto.
E presi dal viaggio guardiamo indietro
e non si vede più niente, nemmeno il faro.
E guardiamo avanti
e non si vede la linea dell’orizzonte.
In certi momenti non sappiamo a che punto siamo.
Forse non sta succedendo nulla.
E vorremmo tornare indietro, dove si stava un po’ così
ma con qualche punto fermo.
Poi ogni tanto si arriva da qualche parte.
Ci si sente stranieri, all’inizio.
Fino a quando piano piano ognuno mette in cantiere la sua storia.
Ed è già il momento di un altro viaggio, di altri fili.

(NB: non sono riuscita a trovare l'autore di questa poesia... comunque non l'ho scritta io :) )

venerdì 14 febbraio 2014

Faro, porto, orizzonte

Sii faro e accendi la tua luce. Sii punto di riferimento per i naviganti notturni, segnale per l'approdo.
Sii porto e accogli i viandanti. Molti sono solo di passaggio, pochi coloro che metteranno radici in riva al mare.
Sii faro e porto. 
E offri l'orizzonte. 

domenica 9 febbraio 2014

E le vite che si sfiorano all'imbarcadero

[la tregua dalla pioggia]
 
E le vite che si sfiorano all'imbarcadero, le storie da immaginare, i bambini che stanno in piedi nonostante le ondate. La testa che pulsa, il cuore gonfio, una giornata finalmente finita, le gambe che reclamano un divano, la cena da preparare. Il freddo che entra nel giubbotto e gli appunti da studiare, le ore al telefono e quelle tra i libri. Gli appuntamenti da segnare in agenda, le valigie da preparare, le mani intorpidite. 
E il tramonto in una sera di tregua dalla pioggia. 

sabato 8 febbraio 2014

Ogni mattina, a Venezia


[la laguna dal vaporetto]
Ogni mattina, a Venezia, una vecchietta si sveglia e sa che se vuole salire in vaporetto deve usare il suo carrellino per pestare i piedi agli studenti.
Ogni mattina, a Venezia, uno studente si sveglia e sa che se vuole salire in vaporetto deve usare la sua borsa piena di libri per farsi largo tra i vecchietti.
Ogni mattina, a Venezia, non importa se sei una vecchietta o uno studente, se vuoi salire in vaporetto devi essere ben armato.

*Sono ricominciate le lezioni e sono già a pezzi*

domenica 2 febbraio 2014

Lista delle cose belle delle vacanze


[fonte foto: web] 

Lista delle cose belle delle vacanze:
* correre sotto la pioggia
* il cestino nuovo di Stella
* il cinema (Un boss in salotto... da sbregare dal ridere)
* ripassare la Divina Commedia con Benigni
* un'ora al telefono con Amicacuoca
* leggere Donne d'Irlanda, Il giorno perfetto, La donna che leggeva canzoni
* la cioccolata calda in centro con Amicantropologa
* la cioccolata calda in solitudine a casa
* le serie tv che svuotano il cervello senza sentirmi in colpa per aver trascurato lo studio
* le terme con Amicantropologa (saune, docce emozionali, polarium, piscine, idromassaggio e chi più ne ha più ne metta)
* una visita al carcere
* il the da zia Lisa 
* We are de world suonato con la chitarra all'uscita della mia biblioteca in un giorno di pioggia
* camminare per la città deserta la mattina presto 
* scegliere i libri con calma
* la cena dai cugini
* il mare d'inverno
* sistemare la mia tana disordinata e trovare tesori

giovedì 30 gennaio 2014

Poca, pochissima



[fonte foto: web]


Poca stima per la prof che mette la sua ora di ricevimento il venerdì pomeriggio.

domenica 26 gennaio 2014

Andrea

 [fonte foto: web]

Si chiama Andrea e parla solo dialetto. Sorride, saluta tutti a gran voce, mi stringe la mano e mi parla tranquillamente nonostante non mi abbia mai vista prima. Nonostante la mia diffidenza. Appena ha la possibilità di intervenire lo fa a volume alto, cerca di tradurre a modo suo ciò che dicono i suoi compagni lituani e albanesi, s'infiamma ben presto di rabbia e di speranza. Insomma, è un tipo che non si fatica ad individuare nel gruppo. Andrea suona la chitarra. La tiene proprio abbracciata come se lo strumento avesse un'anima, come se fosse l'unica cosa che gli è rimasta, come se fosse il cielo che può vedere solo per qualche ora al giorno. La chitarra è il suo unico mezzo per immaginare il mondo fuori di qui. Andrea parla molto e i suoi compagni sono costretti a reclamare un po' di spazio perché anche loro hanno qualcosa da raccontarci, dei messaggi da affidarci. Per un po' quindi si quieta, ascolta ciò che gli altri hanno da dire, annuisce e rimane in silenzio, assorto, partecipe. Anche noi siamo attenti alle parole e ai gesti delle persone che oggi sono sedute tra noi, ci chiediamo quali siano le loro storie, scrutiamo i visi, ci soffermiamo sui loro sorrisi, sulle loro mani, ci specchiamo nei loro occhi. Ma dopo qualche minuto Andrea non ce la fa più e decide che prima di andarcene deve suonarci ancora un pezzo, dobbiamo cantare con lui un'ultima canzone. Un suo compagno vorrebbe sentire Imagine di John Lennon ma lui pensa ai ragazzi lituani e al signore albanese: se non sanno bene l'italiano figurati l'inglese, perciò sceglie Battisti, La canzone del sole. Cantiamo forte. Stiamo per alzarci dalle sedie quando Andrea ci dice: "Paolo di Tarso che ha ammazzato tanti cristiani che metà bastava, ha avuto una seconda possibilità e adesso tutti lo venerano come un santo, perché io non posso avere una seconda possibilità?" Non fa una piega. Abbasso lo sguardo, non ho una risposta. Mentre infilo il giubbotto sono io che gli vado incontro e gli stringo la mano per ringraziarlo. Ci abbracciamo e mi promette che scriverà all'indirizzo che gli abbiamo lasciato perché ha ancora cose da dirci. 
Usciamo, il cielo è azzurro, l'aria frizzante ci riempie i polmoni. 
Stracciamo il cartoncino degli imprevisti. 
C'era scritto "andate in prigione senza passare dal via". 

sabato 25 gennaio 2014

Bauli

C'è un senso di sacro quando ci si avvicina al proprio passato, una sorta di rispetto per ciò che è stato, perciò che ci ha fatti diventare come siamo ora. E' per questo che i vecchi bauli si aprono piano, che le ante dei mobili non si sbattono, che i vecchi quaderni si sfogliano con cautela. Quando frequenti un luogo, quando un luogo è tuo, cammini con sicurezza, sali le scale correndo. Ma quando non appartiene più al tuo presente, quando ormai sei fuori, allora rallenti perché c'è quel senso di sacro che lo avvolge tutto, che lo rende riconoscibile per sempre, speciale. Un luogo dell'anima. E nei luoghi dell'anima non si può che avanzare lentamente. Lentamente, così ho varcato le porte del liceo stamattina, assaporando la pioggia, la città sfocata e i muri grigi, cercando di cogliermi, di riconoscermi in un angolo, in un'aula, in una porta. Lentamente. Hanno ritinteggiato le pareti, a scuola. Le macchinette sono sempre al solito posto, i cartelloni alle pareti sono aggiornati, le campanelle suonano sempre con lo stesso trillo. Anche i miei prof erano lì, come tesori di un baule: Gigi, laprofdigreco, lamaestra, ingliscticciar... mi sono rivista nei loro occhi e mi sono sentita... bella. Bella come ti vede chi ha speso tempo ed energie per farti diventare grande e ne scopre il risultato. Ma non si possono tenere i bauli aperti per troppo tempo e allora ho chiuso le porte del liceo dietro di me sorridendo, grata, ancora.  

mercoledì 22 gennaio 2014

Uguale eppure nuova

 

[aggrapparsi alle cose belle]


 
Un anno, oggi. 

Ci sono state troppe parole. E sguardi. C'è stato un no, il tuo. Perché a volte ci vuole più coraggio a restare che ad andare. C'è stata la tua voce fuori dal coro, una decisione presa con il cuore prima che con il cervello, forse la prima vera decisione da adulta. C'è stato un senso di vuoto e innumerevoli momenti in cui hai provato a riempirlo, a cercare un altro posto dove mettere radici, a ritrovare te stessa in qualche altrove. C'è stata la strada, buia in principio, in cui tutto sembrava venirti addosso ostile, arcigno. E quasi all'improvviso, nel mezzo dell'estate, hai scoperto una presenza ferma, uno sguardo buono, da nonno, che in silenzio si è messo al tuo fianco. E ti sei sentita meno sola, orgogliosa come poche volte, felice perché "questo l'ho fatto anch'io". Ci sono stati turbini di emozioni, nuove amiche che ti hanno coccolata, tanti incontri. C'è stata la tristezza di non poter più condividere la tua gioia come avresti voluto. Hai imparato tanto. Hai imparato che a volte le cose cambiano all'improvviso, che seguire il cuore ti fa vedere luoghi imprevisti, che a volte aggrapparsi alle cose belle è l'unico modo per resistere. Ci sei stata tu, uguale eppure nuova, fedele agli impegni presi, a chi crede in te. Fedele a te stessa, nonostante tutto. C'è stata, c'è, una nuova te alla ricerca della verità, sempre. 
Un anno, oggi.
Ti vengono le vertigini, se ci pensi.
Tu ci sei. 
E non sei sola.

domenica 19 gennaio 2014

Perchè sì.

Perché la fiducia che ha in te è incrollabile e incontrollabile. Perché non è mai sazia di coccole. Per il suo sorriso un po' sdentato. Perché corre sotto la pioggia. Perché si rotola sul pavimento, sull'erba, sulle sedie, sui pantaloni. Perché a volte si nasconde. Perché scava. Perché non ha paura delle galline. Perché è incuriosita dal mondo. Perché i suoi occhi marroni sono perfetti. Per il suo sguardo furbo, dolcissimo.


"Oggi Chiara mi ha comprato una cestina nuova grandissima che ci potrebbe stare dentro un labrador e se mi allungo tutta non tocco le estremità. E c'è un cusino e posso nascondermi sotto... e sai quanto mangiare ci posso portare dentro? Tantissimo."

giovedì 16 gennaio 2014

L'ultimo esame prima delle vacanze

* E' cominciato dopo sei ore di agonia con: "Signorina, sa che nessuno ha avuto il coraggio di portare il programma di libri che ha portato lei?"
* E' continuato con: "Allora, mi racconti tutto sull'eterocronia creatrice."
* Lo avevo impugno quando ho sparato: "Ciò che Ginzburg vuole cercare è la matrice di tutti i racconti possibili".
* Mi ha fatto sorridere quando il prof ha detto: "Beh, da come mi parla di questi testi deduco che lei si sia molto divertita a preparare questo esame!"
* E si è concluso in lode. 
 
Adesso vacanze, finalmente. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Due cose sono infinite


[fonte foto: web]
 
Non ce la farò mai.

lunedì 13 gennaio 2014

Prospettive

Il fatto che alla fine del tunnel ci siano la prospettiva di ben due settimane di vacanza e una giornata alle terme sono le uniche motivazioni che mi spingono a prendere il treno per dare gli esami.

giovedì 9 gennaio 2014

Del mestiere di studiare


[margherite, the, storia e storie: cose belle]

"Chi ama ciò che cerca è destinato ad amare ciò che troverà"
Mi è venuta in mente questa frase di Massimo Grammellini (pescata da non so quale angolo del cervello) mentre ieri sera ripassavo le mirabolanti avventure di Guglielmo il Conquistatore. E' stato a quel punto che mi sono accorta che nonostante la pressione per l'esame stavo studiando con passione e che ciò che stavo ripetendo ad alta voce mi piaceva davvero e stava contribuendo a costruire la mia identità. 
Putroppo non sempre riesco a pensare al mio mestiere di studentessa in questo senso così ampio e affascinante: il più delle volte, come tutti immagino, sono sopraffatta dalle infinite scadenze, dalla burocrazia, dalle date degli esami che incombono come spade di Damocle, dai disperati "non ce la farò maaaaai" (e dalle conseguenti abbuffate di cioccolato fondente) che costellano i giorni precedenti alla data x. Ci sono giorni in cui mi chiedo cosa avevo in mente quando ho deciso di iscrivermi a questo corso, cosa spero di fare e di essere in futuro e ci sono giorni in cui ciò che mi spinge ad aprire i libri e andare a lezione è l'enorme senso di responsabilità di cui mi hanno dotata i miei genitori. 
Ma ci sono anche momenti a loro modo magici come quello di ieri sera, che mi fanno ricordare perché sì, perché così. 
Ho cercato altre storie e ci ho trovato dentro la mia. 
E per questo mi sono sentita una privilegiata.

domenica 5 gennaio 2014

C'era la pioggia, c'era la speranza

C'era la pioggia. C'era tanta gente, così tanta che non c'era spazio neppure per uno spillo. C'erano gli amici venuti da lontano. C'erano i vicini di casa. C'erano i canti belli. C'erano le parole delicate. C'erano le parole adatte a te. C'era un discorso che non è scaduto nella fiera dell'ovvio. C'era l'invisibile. C'era l'amore tangibile. C'erano i gesti. C'erano le campane a festa. C'erano i tuoi ragazzi forzuti. C'era quella canzone.
C'era la pioggia, l'ho già detto. 
Ma c'era anche la speranza.

sabato 4 gennaio 2014

Girl's power

Adoro la parte femminile che approva e sostiene la mia causa.

giovedì 2 gennaio 2014

"Che tu sia felice"




[Fonte foto: web]


Mi auguro di incontrare persone che mi aiutino a crescere.
Ho ancora tanto da imparare.
Mi auguro che ci sia gente capace vedere e prendere il meglio da me
senza pretendere l’anima. Ho tanto da dare.
Mi auguro di essere argine e di incontrare qualcuno che
rimanendo fiume sia capace di essere mare.
Mi auguro di sorridere un po’ di più e poterlo donare a chi se lo merita.
Mi auguro di non essere più stanca e svegliarmi presto la mattina,
ma non per andare a lavoro…. per respirare la giornata.
Mi auguro di stringere una mano e arrivare a sentire il battito del suo cuore.
Mi auguro che se ne vadano in ferie la mia malinconia, la nostalgia,
la tristezza, l’autocritica, il pessimismo e la mia inquietudine.
Che tornino a lavoro il mio ottimismo, l’ironia, la simpatia,
la creatività, la fiducia e la forza.
Mi auguro di tirare fuori dal sacco, gli auguri migliori di quelli mai fatti,
mai pensati o mai sognati da regalare ad ognuno di noi e augurare…

”Che tu sia felice.”
M.Veroli