"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

mercoledì 7 gennaio 2015

Abbiamo lasciato le cellule impazzite nell'anno vecchio

Abbiamo lasciato le cellule impazzite nell'anno vecchio. Le abbiamo lasciate proprio tutte parché un doman, no se sa mai... Dicono che sia meglio così, che sia meglio subito, che sia meglio durante le feste... meno gente, più tempo per starsi vicino. Dicono che abbiamo raggiunto la cima della montagna, che ora ci aspetta la discesa, che è tempo di tirare il fiato. Eppure l'unica cosa che mi ha insegnato mio papà dice proprio l'opposto, me lo ricordo come se fosse ieri: eravamo alle Tre Cime di Lavaredo, io avrò avuto cinque anni, e correvo scendendo dal ghiaione; puntando i piedi mi sarei potuta rovesciare in avanti e spiaccicare da qualche parte. Allora papà mi si è avvicinato e mi ha fatto vedere che per non scivolare ed evitare di farmi male dovevo mettere i piedi in obliquo e camminare lentamente. Beh, era una molto difficile, richiedeva attenzione ma sono arrivata sana e salva in macchina con in tasca una raccolta di sassolini che mia mamma conserva ancora in una scatola di latta gialla. E' una "tecnica del corpo" che mi è rimasta imprigionata e che uso anche adesso quando scendo le scale arrampicata sulle mie decolteé. E' per questo motivo che non credo a tutti quelli che dicono che adesso possiamo respirare e star tranquilli, ma sto all'erta, metto i piedi uno davanti all'altro, osservo il sentiero pur godendomi il paesaggio.
Abbiamo lasciato le cellule impazzite nell'anno vecchio. Ognuno ha lasciato le sue. Dicono che ci voglia del tempo, che sia meglio adesso, che non si deve pretendere troppo da sé stessi e che qualche volta è giusto spegnere il telefono, regalarsi un po' di pace. E allora guido cantando sempre le solite canzoni. Guido, e se il mascara cola sulle guance pazienza, meglio che coli quando sono nel mio elemento, al sicuro. Guido, e la macchina mi porta sempre nello stesso posto da dove, con un solo sguardo, riesco ad abbracciare tutti i luoghi della mia quotidianità. Guardo i pieni e i vuoti, i cocci che ho tra le mani, le promesse fatte che non so se sarò capace di mantenere, le cose che ho perso e quelle, poche, preziose che ho già ricevuto. Ora si fanno i conti le ferite, con il dolore, con le medicazioni, con i segni che questa avventura ha lasciato fuori e dentro, solchi da seminare con qualcosa di buono, quando verrà il momento. 
Abbiamo lasciato le cellule impazzite nell'anno vecchio. Adesso, fiduciosi, andiamo avanti con tutto il resto. 

sabato 23 agosto 2014

Le cose che stiamo imparando da un grumo di cellule malate

* Anche la meno femminile tra le donne, quando vede i propri capelli impigliati sul pettine, ha un sussulto; 
* "te stà ben anca co 'a bandana" è la dichiarazione d'amore più bella che un marito possa fare a sua moglie (soprattutto se si considera che lui, quasi cinquant'anni fa, si è innamorato dei suoi lunghi capelli corvini); 
* la gente gode nel conoscere i particolari meno divertenti delle malattie;
* il bene che fai torna sempre, sempre, sempre indietro;
* un referto medico che dice che i valori degli esami sono perfetti è molto meglio di un assegno in bianco; 
* il personale dell'oncologia è formato da una squadra di angeli custodi;
* il tumore non è una malattia contagiosa, l'ignoranza e il pietismo, purtroppo, sì;
* se la nonna ha la forza di litigare con il nonno vuol dire che sta bene;
* a volte sostenersi è doloroso: bisogna fare i conti con un passato che non è stato ancora digerito; 
* ci sono persone che si offrono di aiutarti senza volere nulla in cambio;
* il mondo si divide in due categorie: quelli che ti dicono "ci sono" e poi scompaiono e quelli che non dicono niente ma riescono a farti ridere quando non avresti voglia di farlo;
* la prima cura è l'ottimismo;
* gli amici veri si vedono nel momento del bisogno... è una frase fatta, ma è davvero così: sopportano crisi isteriche e telefonate malinconiche, vedono il tuo peggio ma non ti mollano;
* non c'è nulla di male nel prendersi una piccola vacanza dalla malattia;
* la depressione è più devastante di un tumore;
* la prospettiva di perdere chi ami ti fa rivalutare quali sono le cose che contano davvero;
* preoccuparsi per il futuro è assolutamente insensato: molto meglio godere delle cose di ogni giorno, di una visita inaspettata, della pizza a mezzogiorno;
* se ciascuno fa la propria parte le cose sono più semplici;
* la malattia non ferma la vita;
* andare al mercato ogni volta che è possibile è molto meglio che rimanere chiusi in casa;
* tutto sommato la famiglia è una gran bella cosa.

Un tumore è entrato in casa nostra e noi abbiamo scelto di accoglierlo come il migliore degli ospiti: stiamo cercando di conoscerlo, di ristabilire gli equilibri e di darci da fare senza protestare. Per il momento ce la stiamo cavando bene, soprattutto la nonna, che sembra irriconoscibile: ride, scherza, telefona in giro, porta con orgoglio la bandana rossa che le ho regalato, guida, si lascia aiutare, molla un po' la presa nelle cose meno importanti. Tutti noi siamo contagiati dal suo buonumore, ci coinvolgiamo a vicenda nelle cose belle che ci accadono, facciamo un passo per volta, senza preoccuparci di quelli successivi. Insomma, e lo dico piano, per ora il tumore della nonna è la cosa più bella che ci sia capitata. 

venerdì 18 luglio 2014

La storia dello zio con la pallottola

Di lei si dice che è noiosa, che è una perdita di tempo, un cumulo di date da imparare a memoria e dimenticare dopo una verifica; di lei si hanno varie opinioni, vari approcci di studio. A volte ti chiedi a cosa pensavi quando hai deciso di imbarcarti nell'impresa, a volte non ce la fai più. 
Un giorno il professore ti da un compito per casa e cominci ad chiedere al nonno di quella storia di famiglia che ti hanno sempre raccontato, domandi anche a tutti gli otto zii, metti insieme una breve relazione e il gioco è fatto. Però poi ti incuriosisci, prendi appuntamento per caffé con lo zio più preparato, scopri qualche particolare in più, ti mostra una foto e adesso hai un volto da far corrispondere al nome dello "zio della pallottola vicino al cuore". Ma non basta, vuoi andare più in fondo e scoprire ancora qualcosa. Allora chiedi consiglio ai colleghi dell'ufficio e ti danno un numero di telefono e poi telefoni e poi l'ufficio che hai chiamato ti dà un altro numero di telefono e poi telefoni e poi ti dicono che devi rivolgerti ad un altro ente e poi telefoni all'altro ente e ti dicono che devi mandare una mail e poi mandi la mail e poi aspetti. Fino a quando, una sera, tra la posta da leggere, c'è anche qualcosa di speciale. "Cordiali saluti" e quattro allegati: un pdf sul sistema delle ricerche d'archivio e tre foto dei documenti che hai chiesto. Sei impaziente, salti il pdf e ti butti subito sui documenti. Scopri il nome dei trisnonni, scopri che lo zio era alfabetizzato (e rifletti che non è una cosa da poco per un contadino nato nel 1889), che era alto e forte. Cerchi di decifrare una calligrafia d'altri tempi e, per quello che riesci a capire da sola, ti sembra che abbia avuto molte avventure. Scopri che la storia della pallottola è vera, c'è scritto proprio nell'ultima foto, in basso. C'è anche scritto quando l'ha presa ma non riesci a capire dove. Il giorno dopo fai vedere le foto in ufficio perché ormai quella storia, la tua storia, ha incuriosito un po' tutti. Ti spiegano cosa vuol dire una formula, cos'è successo in una certa data, cosa fa il reparto di fanteria a cui lo zio apparteneva, cosa dovevano subire i prigionieri e attraverso una ricerca incrociata scopri anche in che punto geografico lo zio ha preso la pallottola che lo ha reso famoso. E, all'impovviso, ti si allarga il cuore. Perché senti proprio tuo il mestiere che hai scelto, perché quella è la tua prima, vera ricerca, perché hai scoperto qualcosa di te, qualcosa che, chissà, un giorno potrà interessare anche al cuginetto che oggi gioca con le macchinine. Appena esci dall'ufficio chiami subito il nonno e glielo dici: "Ho scoperto come si chiamavano i tuoi nonni e la pallottola dello zio, te la ricordi? E' tutto vero, ho i documenti. Quando torno a casa ti dico tutto." Lo senti sorridere dall'altra parte del telefono. E poi, una volta in terraferma, con il computer davanti, gli racconti la storia dello zio che, infondo, è anche la vostra. "Noialtri veci no se ricorden pì tant, ma par fortuna che l'é i zoveni che i tien da cont e che i sgarufa e dopo i ne conta 'a storia".

Di lei si dice che è noiosa, però sai che emozione quando ti restituisce un po' di te...

giovedì 10 luglio 2014

Ma era bella, bella davvero

Nuvole grosse e giornata impegnativa all'orizzonte, piccole scocciature a cui far fronte, nuovi equilibri da cercare, un temporale in lontananza, la borsa e il cuore pesante. Accanto a me, all'imbarcadero, un bambino in un passeggino strilla forte. Per calmarlo suo papà fischietta un motivetto ...era una casa molto carina, senza finestre, senza cucina... il bambino smette di piangere e comincia a sorridere. E' un attimo: arriva il loro vaporetto, si confonfo preso con gli altri passeggeri e salgono in fretta. Sorrido piano e canto anch'io... ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero...

mercoledì 7 maggio 2014

Domani il prato sarà più verde

Me lo dice prima appena prima di entrare al supermercato. Capisco che ha riflettuto sul momento adatto per farlo. Abbiamo un carrello ciascuna e per una mezz'ora non ci incroceremo: avrò il tempo per pensare, per farmi un'idea delle conseguenze che questo avrà nelle nostre vite. Mi muovo tra gli scaffali e cerco di immaginare cosa significherà. Non ci riesco, non adesso. Cioccolato... pasta frolla pronta... panna... prendo anche le cose per preparare una torta. Mandorle... banane... zucchero a velo... quasi quasi ne preparo anche un'altra. Al banco della frutta mi viene in mente Seneca: preoccuparsi adesso significa sprecare tempo ed energie. Scelgo le fragole migliori per la mia macedonia. C'è il presente, adesso, le cose di ogni giorno, il latte da comprare, gli esami e i progetti. In fretta sistemiamo le borse in macchina e torniamo a casa con le telefonate che si susseguono e la musica della pioggia sul vetro. Mi siedo un attimo sulla panca già bagnata. Piove molto. Domani il prato sarà più verde. 

sabato 22 marzo 2014

Primavera





[fonte foto: web]

C'è chi a suon di analisi logica ti ha insegnato a sorridere. 

La primavera è anche questo: non dimenticarsi di chi ha speso il suo tempo per tirare verso l'alto gli angoli della tua bocca e portargli in dono un sorriso nuovo.

martedì 18 marzo 2014

Forse

Le mani curate, lo smalto rosso, il rossetto rosso, un paio di occhiali nuovi. La crema prima di dormire. Imparare a cucinare decentemente, imparare a bere molto, imparare un piccolo trucco per far star bene il corpo. Messaggi pieni di entusiasmo, una mail con tanti progetti e tanta gioia. Le cento idee su temi da approfondire, chissà, per un lavoro di ricerca.
Lo dico piano: forse la primavera sta tornando anche qui.