"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

martedì 31 dicembre 2013

Un fiocco nero intorno al mondo

C'è un fiocco nero intorno al mondo, oggi, e io non ho più voglia di parlare. Mi stringo nella coperta di pile verde e non lascio entrare niente. Nessun rumore, nessuna musica, nessun colore. Intorno c'è ovatta, la realtà va come a rallentatore. Torno a l'altro ieri, alla penombra di una stanza troppo calda, ai tubi, ai monitor, al sorriso dolce e pieno di sorpresa. "Sei venuta!" Dopo questo anno turbolento non mi aspettavi. E nemmeno io credevo che avrei avuto il coraggio di affrontare quest'altra mia piccola paura. Torno ai chilometri insieme, ai giorni di sole, alla penombra del treno, alla sala da pranzo e al tuo posto, capotavola a destra, primo tavolo entrando. Torno alla riva del fiume coperta dagli alberi, alla carrozzina con la retromarcia e i fari, al tuo bicchiere con la cannuccia. Torno alla tua voglia di vivere, al mondo che riuscivi a muovere solo stando ferma, alla fila per salutarti, agli abbracci che non riuscivi a dare che con lo sguardo. Torno lì. Per qualche misterioso disegno la mia strada  ha incrociato la tua e per questo mi viene da dire grazie. 
Ti sia la terra lieve e dolce il cammino verso cielo.

lunedì 30 dicembre 2013

365 opportunità

[Fonte foto: web]

Arrivo agli ultimi giorni dell'anno piuttosto stanca, assonnata e malaticcia. 
Non ho voglia di far festa per i 12 mesi che verranno, vestirmi decentemente e aspettare mezzanotte. Non ho nemmeno voglia di fare bilanci, liste di luoghi visitati, libri letti, foto scattate. Ho tutto bene in mente e ci sono cose che ho bisogno di lasciarmi scivolare di dosso, mentre altre devono ancora avere il tempo di sedimentare per costruire uno zoccolo duro da cui ripartire. Molto si è trasformato, dentro e fuori di me, e adesso è il momento di rallentare, stare in silenzio, godersi un po' di musica e assemblare il puzzle che Babbo Natale ha portato. Non ho neanche voglia di fare programmi per l'anno nuovo, non ho voglia di pensare agli esami, a quanti crediti avrò maturato alla fine del semestre, alle materie che studierò da febbraio a giugno; non ho voglia di immaginare il prossimo viaggio, la prossima avventura con i miei ragazzi, la prossima gita in macchina. 
Ciò di cui sono certa è che i prossimi mesi saranno ricchi di opportunità, di quei "minuti gialli", di quelle cose piccole e preziose di cui vado ghiotta: a ciascuno di voi, ma anche a me, l'augurio di saperle cogliere, trascorrere, vederle tutte.

sabato 21 dicembre 2013

La quarta luce


[se le sporte potessero contenre sogni]
 
"Dov'è il tuo tesoro lì c'è il tuo cuore. E qual è il tuo tesoro se non il cumulo delle tue speranze e le persone per cui trepidi e soffri? Un tesoro di persone e di speranze è il motore della vita. Il cuore vive se gli offriamo tesori da amare, da sperare, da cercare. Altrimenti non vive. La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di persone, tesori di speranza, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile, per l'amore possibile, un mondo migliore possibile."
 
E. Ronchi

martedì 17 dicembre 2013

La danza del 18

Sono nauseata dal ripetere il programma dell'esame. 
Ho un rifiuto verso gli appunti e le fotocopie. 
Guardo Alberto Angela su youtube per ripassare tutto.

Spero che il serenissimo Doge e l'illustrissima Signoria me la mandino buona.  

domenica 15 dicembre 2013

La terza luce

[fonte foto: web]
 
Caro Babbo Natale,
Quest'anno, beh, non si può proprio dire che il mio comportamento sia stato esemplare. Sono stata un disastro: ho sbagliato un sacco di volte, sono stata zitta quando avrei dovuto parlare, ho parlato quando avrei dovuto stare zitta, sono stata superficiale. Ho detto le cose sbagliate al momento sbagliato, ho ferito delle persone, ho messo in dubbio le loro capacità, non sono stata attenta ai loro bisogni, non ho dato loro l'attenzione che avrebbero meritato. Tante volte ho dubitato di me stessa, mi sono fatta mille paranoie, mille film mentali. E per tutto questo raramente mi sono perdonata. 
Però credo che dovresti mettere il mio nome nella lista dei buoni e portarmi un regalo e sai perché? Perché nonostante tutto ogni mattina mi sono alzata dal letto e ho fatto il possibile per trovare i minuti gialli nei giorni grigi. Nonostante le nuvole ho creduto fermamente nel sole e ho provato a sorridere anche quando non avevo proprio voglia di farlo. Perciò credo di meritare un regalo, diciamo un piccolo incentivo. 
Dunque, io vorrei ciò che resta. Non importa se non riesci ad impacchettarlo per bene o se non farai in tempo a portarmelo la notte del 24. Pensa prima ai bambini che hanno una salda fiducia in te. Io posso aspettare anche dopo le feste, se ti viene più comodo. Anzi, facciamo così: me lo porti a rate, durante tutto l'anno, così me lo gusto per bene. E ti lascio anche scegliere la forma che ti va meglio. Tanto ti ho chiesto ciò che resta e ciò che resta è l'amore e l'amore si manifesta in centinaia di modi diversi. Quindi fai tu, scatena la fantasia e non essere tirchio. 
Grazie mille e buon lavoro,
Chiara

lunedì 9 dicembre 2013

La relazione per la mamma

Tema: madri che giudicano così bene le relazioni dei tuoi progetti da affidarti la scrittura delle proprie. 

"...Quindi me la scrivi tu?"
"Sì, hai gli appunti?"
"Ho preso due pagine di appunti!"

Ho letto gli appunti ed erano... presi malissimo! Se lei prende gli appunti così io non posso essere sua figlia. Ok. Calma.

"Ma ho anche la registrazione!"

Brava la mamma. Mi sono ascoltata unoraequaranta di robe sue. Scrivo la relazione e gliela faccio leggere.

"No no... è scritto troppo complicato! Non va bene, devi semplificare... mica la devono leggere all'ONU!"
"Senti. Io scrivo le relazioni così. E Collega non si è mai lamentato". 
"Ma hai messo i nomi dei presenti in ordine alfabetico!!! Non sarai un po' maniaca?"

Ah, il mio tocco di classe u.u  


 

sabato 7 dicembre 2013

La seconda luce


[la luce del parco]

Compone il numero a memoria.
Non sapeva nemmeno di ricordarselo. 
Il telefono squilla. 
Trattiene il respiro.
"Pronto?"
"Nonna..."
E' sorpresa. Sono le sei di una sera qualunque, di un giorno qualunque, di un mese qualunque, di un anno qualunque. Ma dall'altro capo del telefono non c'è una persona qualunque, un qualunque centralino, un qualunque sconosciuto che ha sbagliato numero. 
"... sei tu veramente?"
"Certo, sono io".
E parlano come se nulla fosse successo, come se gli anni di silenzio si fossero annullati, come se fosse ieri, come se lui ci fosse ancora. 
"Vieni a trovarmi, un giorno."
Un invito inaspettato, sembra una luce. 

Guida piano ma è nervosa. Non c'è musica che riesca a calmarla. 
Prima di uscire di casa si è truccata con calma, ha cambiato lo smalto bordeaux e ne ha scelto uno dai toni naturali. Si è messa il rossetto. 
E ha compiuto tutti i suoi piccoli rituali che di solito compie prima degli esami: candele, filastrocche, incontri. 
Parcheggia la macchina ma non si decide a scendere. 
Ha paura dei mostri del passato, della temibile penombra del sabato pomeriggio dell'infanzia. 
Anche adesso è sabato pomeriggio, anche adesso come allora. 
Si ricorda del parchetto vicino a casa. Forse c'è ancora, forse è meglio andare lì, prima. 
Ci sono mete di cui non si dimentica la strada e la mappa è custodita nel primo cassetto del cuore. E questa è una di quelle. 
Il parchetto è come una radura nel bosco, è la casa delle fate. Ci andavano sempre, quando era bambina. Era la loro meta dei giorni di sole. Quello è il luogo dei suoi primi ricordi. 
Al centro c'è lo scivolo blu, il loro scivolo blu, quello da cui era bello buttarsi perché il cuore saliva in gola, i capelli corti si agitavano un po'. Era bello perché in fondo c'era sempre qualcuno che la aspettava. 
Le sembra di vedersi, piccina. 
Le sembra di vederlo, grande. 
C'era la luce e il sole e il cielo azzurro e le nuvole di cotone e il prato con le margherite. 
Un'isola luminosa, opposta alla perenne penobra del salotto. 
E' lì che sta andando, adesso. 
Ad affrontare la penombra. La sua penombra. 
Suona il campanello. 
Le ha comprato dei biscotti. Che cosa ridicola... dei biscotti. Ma sono tipici, vengono dalla pasticceria più buona della città e sono costati anche un occhio della testa. Spera che questo li renda meno stupidi. 
Le tende si spostano e il cancello si apre. 
"E' una sorpresa, non ti aspettavo". 
Non riesce a dire nulla. La abbraccia e basta. 
Parlano del presente e del futuro, di cose semplici, di vita. 
Ha i suoi occhi puntati addosso, si sente come all'esame di diplomatica, quando ha sbagliato perfino l'argomento a scelta. Ha sempre temuto quegli occhi piccoli e verdi. Lei li ha uguali. 
Ogni tanto sbircia di lato, a capo tavola. Era quello il suo posto di capotribù. 
Sbircia oltre la porta, verso le scale che portano alla taverna. E al laboratorio. Era quello il suo posto di artista, di re, di cantastorie. 
Nessun accenno al passato più doloroso, la conversazione è stranamente piacevole. "Non hai mai giocato, tu, io mi ricordo. Sempre con la penna in mano, sempre con la testa tra i libri, sempre a disegnare e a scrivere. Non eri una bambina difficile. Bastavano una biro e un pezzo di carta". 
Sorride. Quell'incontro ha fatto bene ad entrambe. 
Adesso è tempo di andare. 
Tra le case e gli alberi infiamma un tramonto rosso, uno di quelli con la sua firma. 
Mette in moto la macchina e si sente un po' più grande di quando ha parcheggiato. 
Lacrime offuscano la vista. 
Forse è meglio accostare e fermarsi un po'.
Il mascara non è waterproof ma infondo chissenefrega. 
Il tramonto è sempre più rosso. 

giovedì 5 dicembre 2013

Tacche rosse





[Per stare insieme]
 
Ci sono dei momenti della vita che sono come uno spartiacque, come delle tacche rosse nella nostra linea del tempo. Momenti in cui tutto cambia: un incidente, un incontro, un viaggio, una nascita, una lite. In prospettiva possiamo riconoscere un prima e un dopo. Se fossi una storica direi che questi non sono altro che punti convenzionali e semplici eventi presi dagli studiosi come riferimenti e che i confini tra le due parti sono in realtà permeabili. Ciò che nei libri raramente c'è scritto, però, è che spesso questi momenti hanno conseguenze irreversibili, rappresentano davvero dei punti di non ritorno. 
Si parlava proprio di questo, qualche sera fa a cena. Di una telefonata, di quella telefonata che ti cambia radicamente l'esistenza anche se ancora non lo sai bene, anche se non hai capito cosa devi fare e perché devi prendere un treno per la Capitale da sola. E allora ci siamo chieste come si viveva nel prima, com'era senza noi, senza i messaggi su whatsapp, senza quegli occhi, senza quelle persone, senza la sensazione di essere a casa in qualunque parte d'Italia. Perché nell'adesso è questo a costuire la nostra quotidianità, a riempirci l'agenda e le valigie. 
E le tacche rosse hanno un senso.
12 ottobre 1492 : Colombo sbarca nel Nuovo Mondo.
 

Altro che essere o non essere

Dare due esami di storia da 12 crediti ciascuno in due giorni e morire ma avere la prospettiva di ben quindici giorni di svacco o diluire il carico e avere solo un week end di pace?

Sono problemi molto seri. 

domenica 1 dicembre 2013

La prima luce

La mia prima candela dell'Avvento è stata accesa da un post - it azzurro.

"Ascoltare l'altro è importante perché così si sente amato. E' importante perché un giorno potrei aver bisogno di essere ascoltato io".

C'è solo da imparare.