"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 30 gennaio 2014

Poca, pochissima



[fonte foto: web]


Poca stima per la prof che mette la sua ora di ricevimento il venerdì pomeriggio.

domenica 26 gennaio 2014

Andrea

 [fonte foto: web]

Si chiama Andrea e parla solo dialetto. Sorride, saluta tutti a gran voce, mi stringe la mano e mi parla tranquillamente nonostante non mi abbia mai vista prima. Nonostante la mia diffidenza. Appena ha la possibilità di intervenire lo fa a volume alto, cerca di tradurre a modo suo ciò che dicono i suoi compagni lituani e albanesi, s'infiamma ben presto di rabbia e di speranza. Insomma, è un tipo che non si fatica ad individuare nel gruppo. Andrea suona la chitarra. La tiene proprio abbracciata come se lo strumento avesse un'anima, come se fosse l'unica cosa che gli è rimasta, come se fosse il cielo che può vedere solo per qualche ora al giorno. La chitarra è il suo unico mezzo per immaginare il mondo fuori di qui. Andrea parla molto e i suoi compagni sono costretti a reclamare un po' di spazio perché anche loro hanno qualcosa da raccontarci, dei messaggi da affidarci. Per un po' quindi si quieta, ascolta ciò che gli altri hanno da dire, annuisce e rimane in silenzio, assorto, partecipe. Anche noi siamo attenti alle parole e ai gesti delle persone che oggi sono sedute tra noi, ci chiediamo quali siano le loro storie, scrutiamo i visi, ci soffermiamo sui loro sorrisi, sulle loro mani, ci specchiamo nei loro occhi. Ma dopo qualche minuto Andrea non ce la fa più e decide che prima di andarcene deve suonarci ancora un pezzo, dobbiamo cantare con lui un'ultima canzone. Un suo compagno vorrebbe sentire Imagine di John Lennon ma lui pensa ai ragazzi lituani e al signore albanese: se non sanno bene l'italiano figurati l'inglese, perciò sceglie Battisti, La canzone del sole. Cantiamo forte. Stiamo per alzarci dalle sedie quando Andrea ci dice: "Paolo di Tarso che ha ammazzato tanti cristiani che metà bastava, ha avuto una seconda possibilità e adesso tutti lo venerano come un santo, perché io non posso avere una seconda possibilità?" Non fa una piega. Abbasso lo sguardo, non ho una risposta. Mentre infilo il giubbotto sono io che gli vado incontro e gli stringo la mano per ringraziarlo. Ci abbracciamo e mi promette che scriverà all'indirizzo che gli abbiamo lasciato perché ha ancora cose da dirci. 
Usciamo, il cielo è azzurro, l'aria frizzante ci riempie i polmoni. 
Stracciamo il cartoncino degli imprevisti. 
C'era scritto "andate in prigione senza passare dal via". 

sabato 25 gennaio 2014

Bauli

C'è un senso di sacro quando ci si avvicina al proprio passato, una sorta di rispetto per ciò che è stato, perciò che ci ha fatti diventare come siamo ora. E' per questo che i vecchi bauli si aprono piano, che le ante dei mobili non si sbattono, che i vecchi quaderni si sfogliano con cautela. Quando frequenti un luogo, quando un luogo è tuo, cammini con sicurezza, sali le scale correndo. Ma quando non appartiene più al tuo presente, quando ormai sei fuori, allora rallenti perché c'è quel senso di sacro che lo avvolge tutto, che lo rende riconoscibile per sempre, speciale. Un luogo dell'anima. E nei luoghi dell'anima non si può che avanzare lentamente. Lentamente, così ho varcato le porte del liceo stamattina, assaporando la pioggia, la città sfocata e i muri grigi, cercando di cogliermi, di riconoscermi in un angolo, in un'aula, in una porta. Lentamente. Hanno ritinteggiato le pareti, a scuola. Le macchinette sono sempre al solito posto, i cartelloni alle pareti sono aggiornati, le campanelle suonano sempre con lo stesso trillo. Anche i miei prof erano lì, come tesori di un baule: Gigi, laprofdigreco, lamaestra, ingliscticciar... mi sono rivista nei loro occhi e mi sono sentita... bella. Bella come ti vede chi ha speso tempo ed energie per farti diventare grande e ne scopre il risultato. Ma non si possono tenere i bauli aperti per troppo tempo e allora ho chiuso le porte del liceo dietro di me sorridendo, grata, ancora.  

mercoledì 22 gennaio 2014

Uguale eppure nuova

 

[aggrapparsi alle cose belle]


 
Un anno, oggi. 

Ci sono state troppe parole. E sguardi. C'è stato un no, il tuo. Perché a volte ci vuole più coraggio a restare che ad andare. C'è stata la tua voce fuori dal coro, una decisione presa con il cuore prima che con il cervello, forse la prima vera decisione da adulta. C'è stato un senso di vuoto e innumerevoli momenti in cui hai provato a riempirlo, a cercare un altro posto dove mettere radici, a ritrovare te stessa in qualche altrove. C'è stata la strada, buia in principio, in cui tutto sembrava venirti addosso ostile, arcigno. E quasi all'improvviso, nel mezzo dell'estate, hai scoperto una presenza ferma, uno sguardo buono, da nonno, che in silenzio si è messo al tuo fianco. E ti sei sentita meno sola, orgogliosa come poche volte, felice perché "questo l'ho fatto anch'io". Ci sono stati turbini di emozioni, nuove amiche che ti hanno coccolata, tanti incontri. C'è stata la tristezza di non poter più condividere la tua gioia come avresti voluto. Hai imparato tanto. Hai imparato che a volte le cose cambiano all'improvviso, che seguire il cuore ti fa vedere luoghi imprevisti, che a volte aggrapparsi alle cose belle è l'unico modo per resistere. Ci sei stata tu, uguale eppure nuova, fedele agli impegni presi, a chi crede in te. Fedele a te stessa, nonostante tutto. C'è stata, c'è, una nuova te alla ricerca della verità, sempre. 
Un anno, oggi.
Ti vengono le vertigini, se ci pensi.
Tu ci sei. 
E non sei sola.

domenica 19 gennaio 2014

Perchè sì.

Perché la fiducia che ha in te è incrollabile e incontrollabile. Perché non è mai sazia di coccole. Per il suo sorriso un po' sdentato. Perché corre sotto la pioggia. Perché si rotola sul pavimento, sull'erba, sulle sedie, sui pantaloni. Perché a volte si nasconde. Perché scava. Perché non ha paura delle galline. Perché è incuriosita dal mondo. Perché i suoi occhi marroni sono perfetti. Per il suo sguardo furbo, dolcissimo.


"Oggi Chiara mi ha comprato una cestina nuova grandissima che ci potrebbe stare dentro un labrador e se mi allungo tutta non tocco le estremità. E c'è un cusino e posso nascondermi sotto... e sai quanto mangiare ci posso portare dentro? Tantissimo."

giovedì 16 gennaio 2014

L'ultimo esame prima delle vacanze

* E' cominciato dopo sei ore di agonia con: "Signorina, sa che nessuno ha avuto il coraggio di portare il programma di libri che ha portato lei?"
* E' continuato con: "Allora, mi racconti tutto sull'eterocronia creatrice."
* Lo avevo impugno quando ho sparato: "Ciò che Ginzburg vuole cercare è la matrice di tutti i racconti possibili".
* Mi ha fatto sorridere quando il prof ha detto: "Beh, da come mi parla di questi testi deduco che lei si sia molto divertita a preparare questo esame!"
* E si è concluso in lode. 
 
Adesso vacanze, finalmente. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Due cose sono infinite


[fonte foto: web]
 
Non ce la farò mai.

lunedì 13 gennaio 2014

Prospettive

Il fatto che alla fine del tunnel ci siano la prospettiva di ben due settimane di vacanza e una giornata alle terme sono le uniche motivazioni che mi spingono a prendere il treno per dare gli esami.

giovedì 9 gennaio 2014

Del mestiere di studiare


[margherite, the, storia e storie: cose belle]

"Chi ama ciò che cerca è destinato ad amare ciò che troverà"
Mi è venuta in mente questa frase di Massimo Grammellini (pescata da non so quale angolo del cervello) mentre ieri sera ripassavo le mirabolanti avventure di Guglielmo il Conquistatore. E' stato a quel punto che mi sono accorta che nonostante la pressione per l'esame stavo studiando con passione e che ciò che stavo ripetendo ad alta voce mi piaceva davvero e stava contribuendo a costruire la mia identità. 
Putroppo non sempre riesco a pensare al mio mestiere di studentessa in questo senso così ampio e affascinante: il più delle volte, come tutti immagino, sono sopraffatta dalle infinite scadenze, dalla burocrazia, dalle date degli esami che incombono come spade di Damocle, dai disperati "non ce la farò maaaaai" (e dalle conseguenti abbuffate di cioccolato fondente) che costellano i giorni precedenti alla data x. Ci sono giorni in cui mi chiedo cosa avevo in mente quando ho deciso di iscrivermi a questo corso, cosa spero di fare e di essere in futuro e ci sono giorni in cui ciò che mi spinge ad aprire i libri e andare a lezione è l'enorme senso di responsabilità di cui mi hanno dotata i miei genitori. 
Ma ci sono anche momenti a loro modo magici come quello di ieri sera, che mi fanno ricordare perché sì, perché così. 
Ho cercato altre storie e ci ho trovato dentro la mia. 
E per questo mi sono sentita una privilegiata.

domenica 5 gennaio 2014

C'era la pioggia, c'era la speranza

C'era la pioggia. C'era tanta gente, così tanta che non c'era spazio neppure per uno spillo. C'erano gli amici venuti da lontano. C'erano i vicini di casa. C'erano i canti belli. C'erano le parole delicate. C'erano le parole adatte a te. C'era un discorso che non è scaduto nella fiera dell'ovvio. C'era l'invisibile. C'era l'amore tangibile. C'erano i gesti. C'erano le campane a festa. C'erano i tuoi ragazzi forzuti. C'era quella canzone.
C'era la pioggia, l'ho già detto. 
Ma c'era anche la speranza.

sabato 4 gennaio 2014

Girl's power

Adoro la parte femminile che approva e sostiene la mia causa.

giovedì 2 gennaio 2014

"Che tu sia felice"




[Fonte foto: web]


Mi auguro di incontrare persone che mi aiutino a crescere.
Ho ancora tanto da imparare.
Mi auguro che ci sia gente capace vedere e prendere il meglio da me
senza pretendere l’anima. Ho tanto da dare.
Mi auguro di essere argine e di incontrare qualcuno che
rimanendo fiume sia capace di essere mare.
Mi auguro di sorridere un po’ di più e poterlo donare a chi se lo merita.
Mi auguro di non essere più stanca e svegliarmi presto la mattina,
ma non per andare a lavoro…. per respirare la giornata.
Mi auguro di stringere una mano e arrivare a sentire il battito del suo cuore.
Mi auguro che se ne vadano in ferie la mia malinconia, la nostalgia,
la tristezza, l’autocritica, il pessimismo e la mia inquietudine.
Che tornino a lavoro il mio ottimismo, l’ironia, la simpatia,
la creatività, la fiducia e la forza.
Mi auguro di tirare fuori dal sacco, gli auguri migliori di quelli mai fatti,
mai pensati o mai sognati da regalare ad ognuno di noi e augurare…

”Che tu sia felice.”
M.Veroli