"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

sabato 31 dicembre 2011

Per festeggiare il nuovo anno

Pop corn fatti in casa, succo di frutta, coperta, pigiama, Don Chisciotte e dvd di un concerto live di Allevi: ho personalmente organizzato il miglior Capodanno di sempre.

Un 2011 ricco


Un anno contiene un infinità di momenti e mi sento di pensare che esso non si conclude con la mezzanotte di questa sera ma la sua eco sarà anche nell'anno venturo. Così, scorrendo il 2011 attraverso il mio Vasetto mi accorgo che molto è cambiato, molto è finito, molto è iniziato.
Questi mesi si sono aperti con la nascita del piccolo Daniel, un inno alla vita che ha acceso le vite di una famiglia a me cara, poi ho cominciato a studiare per l'esame di solfeggio e i miei libri di teoria musicale si sono moltiplicati a vista d'occhio, ho partecipato al rito del pan e vin, l'addio all'inverno e il benvenuto al nuovo anno fatto di fuoco e torta nei luoghi in cui mio nonno è stato bambino. Nonna Bruna, la mia nonna adottiva che odiava l'inverno e il freddo è andata in cielo proprio dopo una nevicata, ho scoperto un nuovo modo di studiare scienze con le mollette da bucato e la carta, a scuola ho partecipato alle giornate dell'orientamento post diploma e ho intuito quale potrà essere la mia strada, ho avuto nostalgia, ci sono stati pomeriggi in chiesina a suonare con la mia dottoressa, dopo la scuola e prima dei compiti, sospensioni di musica e chiacchiere. La mia amica dispersa Valentina è andata in Danimarca per l'Erasmus e io ho imparato che la distanza può essere annullata dall'amicizia e dalla condivisione, anche attraverso internet, come no, di esperienze e racconti e quando è tornata a casa abbiamo fatto una chiacchierata astronomica. Dopo un periodo passato a seguire i tenori del coretto sono riapprodata dai miei contralti, in classe abbiamo discusso sul significato delle parole "ti voglio bene", una lezione che ricorderò di sicuro per molto tempo e con tanto affetto, poi sono andata a Roma con alcuni compagni di classe e ho passeggiato per il parco di Villa Borghese tra gli alberi in fiore, ho toccato con mano ancora una volta molto di quello che studio tra le quattro mura del mio liceo: un momento indimenticabile: la lettura del XIX canto dell'Inferno di Dante davanti alla tomba di BonifacioVIII. Il Gigi si è malato ma è anche guarito, attraverso la musica abbiamo festeggiato il compleanno dell'Italia, ho riflettuto sul significato che ha per me la festa del papà, è morto il mio oculista, l'unico dottore da cui andavo volentieri, e poi Viviana e pensavo che a lei non sarebbe successo di non essere più e che la sua assenza fosse come un graffio di un gatto e invece mi sono accorta che la ferita ha avuto bisogno di tempo per rimarginarsi. Ho sbagliato e ho chiesto scusa e nel farlo sono cresciuta, ho passato un fine settimana a vendere olio e ulivi, in città abbiamo concluso un decennio di parole e insegnamenti con una guida importante, mi sono rifugiata a casa della mia amica Maria quando le cose cominciavano a vacillare e con i miei compagni di classe ho giocato a rubabandiera nel giardino della scuola dopo chissà quanto tempo. Ho perso e ritrovato il mio diploma di terza media, mi sono interrogata sul motivo per cui Orfeo si è voltato a guardare Euridice ad un passo dall'uscita, ho suonato una musica per la morte e una per la vita, ho comprato un sacco di libri al mercato dell'usato, ho sognato ad occhi aperti guardando le immagini del matrimonio di William e Kate, ho festeggiato il centodecimo compleanno della banda. Con la gente dell'associazione ho salutato un'istituzione del nostro gruppo, ho scoperto che Antigone mi sta particolarmente simpatica, sono tornata a Roma, questa volta per suonare al Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari in occasione dei festeggiamenti dell'Unità d'Italia e la banda è stata riconosciuta come gruppo amatoriale di interesse nazionale. Sono diventata grande, ho ricevuto un regalo fantastico da una donnina che circola in queste zone (tu sai, Annamaria, che il brano me lo ascolto spesso?), ho votato per la prima volta, sono andata al matrimonio della mia maestra di italiano delle elementari, un invito inatteso così come l'accoglienza ricevuta, l'onore di essere l'unica allieva presente all'evento. Ho viaggiato e scoperto angoli fantastici della mia regione, un mare azzurro e pietre che parlano della storia lontana della mia gente. Ho testimoniato il mio lavoro con tre oggetti, orecchini, cerotto e Baschetto, ho rilasciato un'intervista ad un settimanale locale, ho fatto l'animatrice ad un punto verde speciale e ho insegnato a suonare il flauto traverso, sono diventata a mia volta zia adottiva, mi sono arrabbiata, ho combattuto per far sentire la mia voce all'interno di un posto in cui l'ascolto dell'altro dovrebbe essere alla base dei rapporti interpersonali. Back to life è diventata la colonna sonora dei viaggi Laggiù, ho avuto dermatiti, dolori muscolari, mal di denti tutto insieme, ho detto ciao al mio Basco Blu e l'ho sistemato sulla testa della mia bambola Cipolla, Vasetto di Margherite ha compito un anno, ho ascoltato tante storie. Sono andata Laggiù, ho vissuto momenti indimenticabili in treno, ho visto il tramonto sulla Costa Azzurra e mi sono sentita bene dentro la mia nuova divisa, con il coro ho salutato Anna Maria, la nostra contralto, e ci siamo scoperti esseri fragili, incapaci di usare la nostra voce per ammettere il dolore. Ho visto nascere dei bambini ma ho capito che non voglio farlo per tutta la vita, ho partecipato, seppur da lontano ai matrimoni di Daniela e Simone e Bussola e Fab, ho cominciato l'ultimo anno di scuola. Sono andata a Roma ancora e ho scoperto che non esisto solo io e che il mio cortile è solo una parte di un tutto molto grande: grazie a questa specifica Roma ho conosciuto tanti ragazzi come me, che si impegnano quanto me, se non di più, per rendere questo mondo un posto migliore, un ambiente fatto di canti giovani che a casa avevo appena intuito. Tornata dalla Capitale con nuovi impegni ho combattuto contro chi crede poco in ciò che fa, mi sono scontrata e arrabbiata molto, ma questo non ha spento in me la voglia di continuare a lottare per i miei obiettivi, tutt'altro! Dalle discussioni interminabili mi sono arrivati nuovi stimoli, mi sono scoperta forte. Ho imparato a riconoscere le stelle, ho ragionato sullo studio della domenica, Giuseppina è andata in pensione, ho cominciato un nuovo progetto di vita, mi sono affezionata a Nettuno, la mia camerina ha assunto un nuovo volto.Ho detto no alla festa d'istituto, sono tornata ancora a Roma e questa volta ho attraversato più di due millenni di storia in venti minuti. Ho finalmente letto "Va'dove ti porta il cuore" di Susanna Tamaro e posso dire a gran voce che è stato il libro dell'anno, ho visto dal vivo "La Tempesta" del mio amico Giorgione durante una caccia al tesoro alle Gallerie dell'Accademia a Venezia, ho preso la patente, mi sono ricordata del fatto che tutti abbiamo avuto sette anni perchè ho trovato una vecchia foto e perchè Gigi ci ha raccontato dei suoi sette anni. Ho fatto la mia prima simulazione di seconda prova, sono andata ad Assisi con i miei nuovi amici da tutta Italia, ho incontrato persone del cuore in una Venezia sospesa e ho scoperto dove volavano gli aironi.
Un anno ricco, quindi, per il quale mi sento di dire semplicemente grazie. Sono cresciuta e ogni cosa ha aggiunto un tassello colorato alla mia memoria. 
Probabilmente la cosa più importante che ho imparato è che le sottrazioni non esistono, in matematica come nella vita: così come 5 - 3 è solo 5 + (-3), allo stesso modo nulla ci viene tolto, neanche le persone: ogni esperienza è un'aggiunta a ciò che siamo, ogni punto di arrivo un nuovo punto di partenza, ogni morte una vita, ogni cambiamento un'occasione per arricchirci. Ogni cosa lasciata indietro ce ne regala altre cento da cogliere.
Per ora buona fine... gli auguri per il nuovo anno li lascio a domani.

venerdì 30 dicembre 2011

Gli aironi volano


Gli aironi volano sopra la campagna gelata, perchè hanno voglia di farlo. Volano di mattina presto e nell' andare accompagnano da lontano chi sa cogliere la poesia del loro volo. Non so verso dove volino, forse non è così importante, ma di sicuro sono felici, mentre sbattono le ali. Gli aironi sono musica.  

Sospesa

Dal treno stamattina Venezia sembrava sospesa sulla foschia sopra la laguna.
Sospesa, così mi sono sentita anch'io, oggi, in una città che tanto mi è familiare, ma che ho scoperto ancora con piacere. Sospesa, come Venezia, tra la terraferma e il mare, tra l'acqua e il cielo, come il sole indeciso se farsi vedere o restare a dormire tra le nuvole. Come la pausa tra fine di un brano e l'inizio degli applausi, citando un mio amico musicista. Sospesa tra quello che è il mondo dentro il computer e quello che c'è fuori. 
E in questa lieve condizione, in questa Venezia, c'è posto per la concretezza che ti scalda il cuore: la cioccolata calda. Attesa, immaginata, sognata, ma mai bella come quella vissuta. Ma a ben pensare anche questa cioccolata è sospensione, tra le persone sedute compostamente agli altri tavoli, tra la gente in piazza e piccioni che svolazzano intorno a San Marco. Tra tutto questo e chi hai davanti. E chi hai davanti è (finalmente) concretezza nella sospensione. L'abbraccio, il sorriso, le parole, gli aironi, i racconti di viaggi, di esperienze, di persone. Ma mi rendo conto che da fuori tutto sarà sembrato normale, quotidiano. Cosa c'è di strano in due donne che chiacchierano tra un sorso e l'altro, tra un passo e un gradino da salire? Nulla, me ne rendo conto, però per me questa specifica cioccolata è stata rigenerante; così come la condivisione, questa volta a voce, di pensieri ed emozioni, sedute su una panchina. Voce, occhi, abbracci... quante cose sa regalare un incontro. 
Ho scoperto che anche se si inverte l'ordine degli addendi, il risultato resta lo stesso, in matematica come tra le persone: non importa se prima ti racconto le mie paure e poi scopro di che colore hai i capelli: il risultato è che con te si sta proprio bene.  
Quindi ho una Venezia in più da aggiungere a quelle delle gite con la famiglia e con la scuola. Una Venezia più speciale di tutte le altre, da tenere a portata di mano quando il sole si oscurerà, fatta di confidenze prima che di volti.
Il ritorno a casa è stato un dolce e progressivo riappropriarsi del mio mondo di tutti i giorni, cullata dal treno sfrecciante nella pianura, sospesa, tra il sonno e la veglia.

martedì 27 dicembre 2011

Ricorrenze


27.12.1612: il mio Nettuno veniva osservato per la prima volta da Galileo Galilei in persona.

Grazie, datrice di lavoro di mamma

La datrice di lavoro di mamma, tesoro di donna, per Natale alle dipendenti ha regalato una carta prepagata di Coin. Così oggi siamo andate a fare un giretto tra i tre piani del negozio in corso; mamma non sapeva cosa prendere ma io l'ho vista subito, sola soletta, nella mensolina: una borsa gigante grigia fantastica piena di tasche. Tipo ci puoi mettere dentro tutta la casa e ci sarebbe spazio anche per una parte dell'appartamento del vicino. Ovviamente mia!

domenica 25 dicembre 2011

E' nato!


["Natività", Basilica del Rosario, Lourdes]

Abituati al deserto, che è di nessuno e dove si sta tra terra e cielo senza l'ombra di un muro, di un recinto. Abituati al bivacco, impara la distanza che protegge dagli uomini. Non è esilio il deserto, è il tuo luogo di nascita. Non vieni da un sudore di abbracci, da nessuna goccia d'uomo, ma dal vento asciutto di un annuncio. Non si fideranno di te, come sei fatto. Possa tu provare nostalgia di stanotte quando sarai nella loro assemblea, quando ti ascolteranno, possa tu guardare oltre la loro piazza, dove iniziano le piste. Abituati al deserto che mi ha trasformato in tua madre. Sei venuto da lì, dal vuoto dei cieli, figlio di una cometa che si è abbassata fino al mio gradino. Non è il censimento a spostarci, ma una via tracciata lassù in alto.

In nome della madre, Erri de Luca

Auguri di cuore ad ognuno di voi, a coloro che amate. E se tra coloro che amate ci sono anche i vostri familiari, allora auguri anche a loro. 

giovedì 22 dicembre 2011

Non ora

Ehi, Bella Donna, non vorrai mica mollare adesso? Non è questo il momento di lasciarci, di andare via. Tutti noi... , ma chi se ne importa degli altri adesso, io ho bisogno di te. Sono dalla tua parte, combatto accanto a te. Ti voglio bene.

mercoledì 21 dicembre 2011

E ma no!

Gente molesta che passa per casa. Per dispetto, neanche "buon Natale", ti dico.

So this is Christmas

Il ritmo, incredibilmente, rallenta e i pomeriggi sulla scrivania diventano pomeriggi sul divano, il pacchetto tanto atteso è arrivato (grazie grazie grazie Cristina! Nocciole quasi finite, budino, andrò a prendere presto il preparato e astuccio già sostituito con il mio vecchiotto... hai anche azzeccato il colore!), si avvicinano giorni importanti che quest'anno voglio vivere con la consapevolezza di aver dato il massimo in tutto ciò che ho fatto. Domani sarà l'ultimo giorno di scuola, finiremo prima del solito e mi regalerò quel tempo per respirare un po' di aria di festa in città, tra le casette in piazza e le luci del corso: piccoli doni da acquistare, orari da pianificare, biglietti da prendere alla stazione... questi saranno giorni di incontri e rimpatriate, abbracci che non vedo l'ora di vivere. Probabilmente dovrò andare a fare dei sopraluoghi per un evento molto importante di cui vi parlerò con l'anno nuovo. Il filo rosso di questi giorni, ovviamente, sarà la musica: ritmi tradizionali, musica sacra, brani risorgimentali e danze da tutto il mondo, melodie per pianoforte e infine il suono dell'arpa.
Questo è Natale.

lunedì 19 dicembre 2011

Aironi


Dove volano gli aironi? Perchè volano gli aironi? Quando volano gli aironi? Verso dove volano gli aironi? Cosa provano gli aironi mentre volano? Cosa sono gli aironi?

[Non sono diventata matta. Le mie domande hanno un perchè, ovviamente sconosciuto ai più]

Assisi e la gioia






Questo fine settimana è stato fantastico. Sono andata ad Assisi per "motivi istituzionali" con i miei amici giovani del volontariato per un incontro di formazione incentrato sulla gioia. Il viaggio è stato piuttosto lungo e periglioso ma alla fine siamo arrivati e abbiamo trovato una giornata stupenda, incontrato i ragazzi delle diverse zone d'Italia con cui ho stretto amicizia. Grandi abbracci e grandi sorrisi, poi un momento di riflessione e un giro in città tra le luci e la pace che solo Assisi sa regalare. Commentando le vetrine dei negozi, condividendo esperienze di vita ci siamo raccontati, abbiamo messo in comune un pezzo di noi. Mi sono sentita come avvolta in un nido sicuro.
Domenica mattina siamo andati a La Verna e sul piazzale dopo il saluto del cuore ci siamo abbracciati tutti insieme. Gli occhi di ognuno di noi brillavano, è stato un momento di gioia vera, nient'altro.
Tornata nella mia città, sono andata a salutare la gente della mia sottosezione, riunita in sede per una veglia e lì purtroppo ho sentito le solite voci: non ci sono giovani, i giovani sono svogliati... ho sorriso e benedicendo la tecnologia, ho sfoderato la macchina fotografica e ho mostrato a queste persone le immagini di giorni appena trascorsi, quelle della gioventù che evidentemente non conoscono: in quel momento, come mai prima, mi sono sentita orgogliosa di far parte un gruppo che porta felicità agli altri e di riflesso a me, mi sono sentita orgogliosa di aver scelto la gioia.

giovedì 15 dicembre 2011

Isocrate e i torroncini

Stamani simulazione di seconda prova ossia versione di greco più lunga del solito, con più tempo a disposizione del normale. Il mio amico Isocrate era l'autore. Nell'insieme era piuttosto fattibile (o l'ho sottovalutata?) ma credo di non aver mai mangiato così tanti torroncini in quattro ore... mica era fame! Tutta ansia.
Però buoni, quelli ricoperti di cioccolata fondente.

mercoledì 14 dicembre 2011

Pensieri in disordine - quando arrivano le vacanze?

Da circa una settimana nonna è in ospedale per alcune analisi e io e mia mamma giriamo come trottole tra ospedale, scuola/lavoro e casa dei nonni, senza contare il mare di cose da studiare, organizzare riunioni, preparare messe e concerti. A farne le spese, i rapporti interpersonali, il tempo per me e basta. (Da quanto non mi rilasso seriamente e non mi metto davanti alla televisione senza sensi di colpa?) Queste vacanze, che spero arrivino presto, saranno l'occasione giusta riallacciare i contatti con gli amici lontani, per fare una bella rimpatriata con altri, per incontrarne di nuovi. Voglio un po' di tempo. Voglio le vacanze.

venerdì 9 dicembre 2011

Caro nonno

Caro nonno,
in qualunque parte del firmamento tu sia spero che lì tu stia bene.
Non è un momento facile: questo scriverti mi aiuta ad alleviare un po' il dolore che ancora mi porto dentro. E' vero, sono passati tre anni da quando te ne sei andato, eppure ci sono ancora dei giorni di acuta malinconia. Tre anni... ma a me sembra passata una vita. Tre anni fa avevo 15 anni e frequentavo la quinta ginnasio, parlavo ancora con loro e speravo che i rapporti, nonostante la tua assenza, rimanessero stabili. Per un po' è stato così: il dolore ha fatto da collante soprattutto tra me e nonna, ma passato il periodo del lutto ho cominciato a sentirla distante, a sentirli distanti e a sentirmi distante a mia volta. La tua mancanza ha creato degli scompensi, mi sono resa conto che eri tu a tenermi unita, per quanto fosse possibile, al resto della famiglia.
Il dolore, quello forte, non l'ho sentito subito. Capivo che non c'eri più ma era come ovattato, perchè non ti vedevo tutti i giorni; quando, dopo qualche mese, ho cominciato a realizzare che era un pezzo che non stavamo insieme, tutto è diventato brutalmente chiaro: fino alla fine dei miei giorni non avrei più potuto averti vicino fisicamente. Certo, tu saresti stato con me lo stesso, ma in un modo diverso da quello in cui ero abituata: niente più abbracci, niente più giorni da passare tra i barattoli di colori ad olio, niente più quaderni da mostrarti. Ora va un po' meglio ma, come ti dicevo, di tanto in tanto questi pensieri mi tornano in mente e per combatterli devo ripetermi che tu sei più vicino a me adesso di quanto non lo fossi prima.
Nonno, vorrei conoscerti meglio. Vorrei sapere da dove vieni, perchè da lì vengo anch'io. Raccontami qualcosa di te, di quando avevi la mia età, della prima volta che ti sei innamorato, di cosa provavi quando dipingevi. Parlami del tuo lavoro, dei libri che hai letto, di come ti sei sentito la prima volta che ti ho chiamato "nonno"... insomma, dimmi chi sei. Forse non è troppo tardi. Da piccola non mi sono mai interessata agli aspetti della tua vita prima di me perchè come tutti i bambini guardavo esclusivamente al presente e davo per scontato che ci saresti stato per sempre. Però ora, nonno, ho bisogno di sapere. Come posso andare avanti se non so da dove vengo?
Mi ricordo di aver visto alcune foto di te da giovane e, non te l'ho mai detto, ma sai che eri proprio un bell'uomo? Alto, muscoloso, capelli scuri e occhi castani, un sorriso luminoso... quale donna non avrebbe perso la testa per uno cosi? Anch'io mi sarei innamorata di te, nonno. E anche invecchiando non hai mai perso quel "quid" che, sono certa, ti aveva già reso speciale e che non hai mai perso. Quella simpatia mai gridata, quella compostezza, il decoro anche nell'abbigliamento, l'eleganza, la dolcezza, la lentezza dei movimenti... insomma, quel fascino che faceva di te il Signor Antonio, quella magica alchimia di elementi che faceva di te mio nonno.
Sono grata al Cielo per avermi fatto incontrare un uomo come te. Soprattutto Gli sono grata per essere stata la sola, su questo mondo, ad aver avuto l'onore di chiamarti "nonno". Essere tua nipote mi ha resa, mi rende ancora, orgogliosa non solo perchè tu sei il nonno pittore, il nonno finanziere, il nonno che mi ha fatto assaggiare un po'di vino all'età di tre anni; mi rende orgogliosa perchè tu sei tu e per questo ti voglio bene.
Quando te ne sei andato hai portato via anche la mia infanzia: da quel giorno io non sono stata più la stessa. E' come se mi avessi detto: "Basta giocare, Folletto, basta pasticciare con i colori. Adesso sei grande." Da allora le cose importanti sono diventate altre, le priorità sono cambiate. Tutto questo fa parte del progetto di crescita.
Nonostante il dolore provato, nonostante la mancanza che sento ancora, una parte di me è felice che tu te ne sia andato: non franitendermi: avrei voluto averti con me ancora un po', voglio averti con me anche adesso, ma mi rendo conto che se tu fossi stato ancora qui avresti sofferto di più, saresti stato ancora più triste. Lì dove sei, tra le stelle e le comete dell'universo tu stai bene, sorridi sempre, io lo so. Penso questo perchè sono convinta del fatto che ognuno di noi abbia una missione nella vita degli altri. Io, la mia missione nella tua vita, posso appena intuirla: farti compagnia negli ultimi 15 anni della tua strada, farti vedere un po' del Terzo Millennio, il posto in cui vivo ora. Ma probabilmente la tua missione nella mia vita è stata più importante: aprirmi ad essa, prendermi per mano e portarmi a conoscere il regalo più bello che la natura imprigionata possa fare all'uomo: un prato pieno di margherite. Così, quando te ne sei andato il tuo lavoro, con me, era finito: mi avevi dotata di tutti gli strumenti per rendere questo mondo un posto più bello. Ora sarebbe toccato a me. L'ho fatto? Lo sto facendo? Lo farò? Non lo so, ma spero di sì. Tu aiutami, se puoi.
Ciò che mi rimane fisicamente di te, oltre a qualche foto è il dizionario verde e un quadro.
Il dizionario in realtà è di papà ma io l'ho sempre visto in mano a te, perciò lo considero tuo. Oggi i dizionari di carta non si usano più tanto, perchè Internet racchiude più informazioni di tutti gli Zanichelli messi insieme. Nonostante questo però tengo il tuo libricino nel primo cassetto del mio comodino e ogni tanto lo apro e lo annuso: infilare il naso tra le sue pagine è come tuffarsi tra le tue braccia e annusare il tuo maglione: profuma ancora di te.
Il quadro che ho invece è un disegno, uno dei tuoi ultimi, perchè è datato 29 aprile 2008. Al di là del soggetto, del fatto che non hai usato i pennelli, questo disegno per me è il più importante. Ecco, se anche oggi come quando ero piccola mi chiedessi quale tua opera io preferisca, posto che alla fine le sceglierei tutte, partirei da questa. Sceglierei questa perchè non ti sei firmato con quella "A" da artista, ma in stampatello, senza il cognome e perchè vicino ad "Antonio" hai scritto "nonno".
Ma c'è dell'altro.
La dedica.
Da quello che so non hai mai dedicato nessun quadro. "PER LA MIA CHIARA" è scritto in grande e ciò che ancora mi colpisce è quel "MIA", aggettivo possessivo che non lascia scampo, definisce i confini. La Chiara di quel 29 aprile era esclusivamente tua... Anche la Chiara di oggi, nonno, nel profondo, è ancora tua. Così quel "MIA" racchiude quanto tra noi c'è stato. Soprattutto l'affetto, soprattutto il nostro rapporto speciale. "MIA" scritto vicino al mio nome è come "MIO" scritto vicino al tuo.
MIA. MIO.
Che bello, nonno. Che bello.
Grazie per quanto fai dal cielo.
Fatti sentire.
Ho bisogno di te.

 La Tua Chiara

domenica 4 dicembre 2011

Metticelo tu, un titolo

"Tu sei così sicura di tutto..."
"Io non sono sicura di molte cose. Ho un sacco di dubbi, a volte non capisco il mondo che mi gira intorno..."
"Ma vedi, tu sei sicura anche delle tue insicurezze..."

Non ci avevo mai pensato.

Un'ora d'aria



Il sabato pomeriggio è proprio sacro, dato che è per o più dedicato alla musica. Da quando ho cominciato a suonare il sabato è stato il giorno della lezione di flauto e se all'inizio la scelta di questa giornata mi ha fatto arricciare il naso, con l'andare del tempo ho cominciato a vedere quell'ora del sabato una ricchezza. Quel tempo in quel tempo, un'ora di sospensione alla fine di una settimana magari difficile e stressante è un'oasi. Non c'è solo musica, solo tecnica, solo intonazione: la stanchezza di una settimana si fa suono, i pensieri diventano parole perchè non ho paura di essere giudicata per quello che dico: so che non uscirà dalla porta della stanza sul retro. Un'aula spoglia e brutta sa incredibilmente farsi nido. Senza troppe pretese, ma pur sempre un nido. Gli esercizi con i diesis trovano ragion d'essere solo lì dentro.
E nonostante possa sembrare strano ho ancora un po' paura a suonare in un posto che non sia quello. In un'ora che non sia quella.

sabato 3 dicembre 2011

Tempo di Natale

Tempo di Natale.
Ma io non lo sento.
O in giro ci sono poche luci o io sto crescendo.
Da piccola mi piaceva un sacco, il Natale: l'albero, il presepe sopra il mobile in corridoio, contare le luci in macchina, Babbo Natale... ora mi sembra che tutto sia lontano e ovattato, chiuso in una casa in cui non entro da troppo tempo. Le canzoni tipiche nel centro, ritmi sfavillanti, tradizionali, in latino, in italiano e inglese. Musiche che raccontano la speranza, la pace, la fratellanza, che parlano al cuore.
Forse non riesco più ad abbandonarmi a questa magia.
Forse crescendo mi accorgo che è tutta una finta, che alla fine "buon Natale" a quella stupida che incotro per strada non glielo vorrei augurare proprio. Ma è Natale e dobbiamo essere tutti più buoni.
Questa contraddizione, questa ipocrisia (?) mi tiene distaccata dalle canzoncine, dal presepio e da tutto il resto...
Perchè non riesco a tornare un po' bambina, almeno per un mese?

giovedì 1 dicembre 2011

Oh yes


Work in progress...