"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

lunedì 30 settembre 2013

Oggetti speciali, persone speciali

"Ogni Pokemon ha bisogno dei suoi oggetti speciali per fare il salto di qualità... e tu hai bisogno di persone speciali. Noi siamo qui per questo".
 
Sono messaggi che fanno cominciare bene una giornata che prevedi lunga e molto molto molto difficile.


sabato 28 settembre 2013

Le storie di chi ci cammina accanto


[volti sconosciuti]
Non sai mai quante storie si nascondano accanto a te finché non stai in silenzio e lasci all'altro il tempo di aprire il suo cuore. Non lo sai finché scartabelli e ti chiudi in uno stanzino invece di mollare le scartoffie e sederti in cerchio con le altre, finché non ti ricordi che dietro alle liste di nomi ci sono delle vite. Non lo sai finché continui a credere che chi ha più bisogno della tua attenzione sia la ragazzina paraplegica quando invece anche la tua compagna di avventure nasconde dentro alla sua divisa grandi dolori. Non sai chi ti cammina accanto finché non ti metti da parte e resti in ascolto. E non è mica facile restare in ascolto, eh no. Perché c'è sempre in agguato la tentazione di interrompere, di parlare sopra, di spostare altrove la propria attenzione, di invadere lo spazio altrui con il proprio io. Ma chissà perché ci sono occasioni in cui ascoltare è più semplice, in cui esserci per l'altro diventa naturale come bere, respirare. 
Questa settimana, passeggiando lungo un fiume sotto un caldo sole di setttembre, ho scoperto la storia di una nonna coraggio, una signora piccola ed elegante che, nonostante se stessa e le sue paure, mantiene fede ad una promessa. Una donna precisa nel suo servizio a cui di tanto in tanto si intravedono le lacrime dietro gli occhiali dalla montatura rosa antico che con molta fatica tiene insieme i pezzi della sua famiglia, che si illumina quando vede una foto della sua nipotina. Una nonna dolce come tutte le nonne e coraggiosa come tutte le mamme, una signora splendida di cui, per un sette giorni, ho avuto la fortuna di essere stata "ombra, gambe, mani, orecchie... e a volte anche testa". Accogliere questa storia è stato doloroso, perché è significato (e significa ancora e per sempre) custodirla, quindi tenerla vicino al cuore e perciò schiacciare un po' quelle che c'erano già per darle lo spazio che merita. Ma è stato anche un grande onore e per questo sono profondamente grata.  
Mi viene da pensare che un po' di questa magia sia rendere quotidiano lo straordinario: probabilmente ad altre coordinate non avrei ballato davanti a tutti e non avrei ascoltato quella nonna. E allora è vero che ciò che dai ti torna moltiplicato: una carezza diventa un abbraccio, uno sguardo diventa una risata, un sorriso diventa una nuova amicizia. Scendo dal treno e riprendo la mia vita dallo stesso punto in cui l'avevo lasciata una settimana fa. Sì, dallo stesso punto, ma con una luce più brillante negli occhi data dalla consapevolezza di essere stata, almeno per un po', porto sicuro per una storia che aveva bisogno di quiete. 

sabato 21 settembre 2013

Ancora

Altro giro, altra corsa, altra valigia, altro compito, altri amici, altra gioia.

venerdì 20 settembre 2013

Ritmi

Il brontolio del caffè... le sferzate del vaporetto sull'imbarcadero... la danza delle pagine... la colonnina che si illumina di verde all'entrata della biblioteca... il trillo della tessera della mensa... il treeuroesettanta della cassiera... il passo che si distende... le gambe che salgono i ponti... le grandi navi davanti alla Piazza... il sole che si nasconde dietro le cupole... le onde della penna sul quaderno... il the con le coinquiline... le note del pianoforte nella calle... il respiro pesante della compagna di stanza... 

venerdì 13 settembre 2013

Se l'albero si allarga all'improvviso




[fonte foto: web]
 


Alzi la mano chi non ha un cugino, uno zio, una cognata o una sorella nella terra dei canguri. 
Se qualcuno mi avesse detto una frase come questa io, fino a qualche giorno fa, l'avrei alzata. Poi quasi dal niente sono comparsi questi due che dichiarano di essere nipoti di un fratello di mio nonno; stanno girando l'Europa e allora in quattro e quattr'otto abbiamo organizzato un incontro, ci siamo dati appuntamento in laguna ed eccomi qui, questa mattina, a cercare tra la folla di turisti due ragazzi poco più che trentenni che portano il mio stesso cognome. Li trovo quasi subito. E' subito festa. La prima cosa che mi chiedono è: "è vero che tuo nonno aveva il dito mignolo che non si distendeva bene?" Ad essere sincera è un particolare che avevo completamente dimenticato e mi sorprende che i due Cousins mi chiedano proprio questo. Non so nemmeno chi abbia potuto raccontarglielo. Sorrido. Sì, il nonno aveva il mignolo accartocciato. Tra noi si crea subito sintonia e tra un ponte e l'altro parliamo della famiglia, di chi è figlio di chi, loro mi raccontano tutto quello che io non sapevo. Scopro che il nonno aveva tre fratelli sparsi per l'Italia e per il mondo, che ognuno di loro ha avuto almeno un figlio e che quindi io non sono che uno dei rami di questo nostro albero. Mi mostrano l’immagine di un albero genealogico che non so dove abbiano recuperato e in effetti ci sono anch’io, lì sulla destra ad un nome di distanza da quello dei miei nonni. Io descrivo le gondole, le chiese e le calli che attraversiamo purtroppo non bene come vorrei, devo semplificare molto, non riesco a dire per bene quanto sia bello e difficile vivere qui. Loro sorridono sempre, si guardano intorno, fotografano, non fanno che ripetere "bela Venezia", sembrano un disco rotto. Visti da fuori sembrano due turisti come tanti ma dalla mia angolatura sono un filo che mi ricollega alla famiglia. "Com'era tuo nonno?" mi chiede uno dei due mentre l'altro sta immortalando una barca. Oh, Carlo! Come faccio a dirti com'era mio nonno? Come faccio a dirtelo senza uno dei suoi quadri davanti? Come faccio a raccontarti in questa lingua che non è la mia il marrone dei suoi occhi, il rosso delle sue coperte, il blu della sua penna sulla settimana enigmistica, il bianco dei suoi golf, il verde del suo dizionario, il bordeaux scuro del suo Tavernello? Come faccio poi a dirti di come tutti questi colori fossero così armoniosi in lui, di come li sapesse usare bene per colorare il mondo? "He was cool”. Perdonami nonno, cool  è un termine che stride addosso a te. “And I loved him very much”. Già meglio. Giriamo quasi senza meta per la città finché scopriamo che alle Gallerie c’è una mostra sui disegni di Leonardo. Il Cousin più giovane è appassionato di Leonardo e scopro che in casa ha una riproduzione dell’Uomo Vitruviano. Neanche a dirlo due volte, mentre il Cousin più vecchio deve tornare in terraferma, noi entriamo. Vorrei raccontare a questo australiano delle Madonne di Bellini che prima hanno come sfondo il drappo verde e poi il paesaggio, del fatto che ci siano millemila interpretazioni della Tempesta di Giorgione, del ramarro nel quadro di Lorenzo Lotto. Non ci riesco, il mio inglese mi limita molto. E' quando ci troviamo davanti al famoso Uomo ma soprattutto davanti alla Scapigliata che provo davvero la sensazione che l'arte abbia un linguaggio universale. Siamo entrambi rapiti dalla delicatezza del viso, da quel sorriso non meno enigmatico della più famosa Gioconda, dalle linee pulite e da tantissimi altri particolari che i nostri occhi catturano. Per la prima volta da quando ci siamo incontrati restiamo zitti. Vorrei che mio nonno fosse qui, adesso. Ci risvegliamo dal torpore perchè ho un treno da prendere e non posso perderlo. Ci rimettiamo in marcia sbirciandoci a vicenda, come a carpire un denominatore comune che ci unisca ancora di più, che ci tenga saldi al ramo del nostro albero. E mentre salgo in treno, mentre il regionale esce dalla laguna mi sorprende uno di quei tramonti presenti sulla maggior parte delle cartoline. Il cielo ha tutti i colori della scatola dei Giotto e questi si moltiplicano nell'acqua sotto i binari. E allora mi viene da sorridere e penso al nonno. Me lo immagino in piedi davanti alla tela intento a colorare questo tramonto. Lui dipingeva in silenzio ma per questa volta voglio pensare che chiacchieri con il fratello emigrato dall'altra parte del mondo mentre con una punta d'orgoglio sussurra: "Ma l'hai vista Pietro quant'è bella mia nipote?".

giovedì 12 settembre 2013

Il tetris delle lezioni





 [fonte foto: web]

Grazie Università perché mi fai giocare a tetris con gli orari delle lezioni. Grazie di cuore, è molto divertente provare tutti gli incastri possibili. La partita è compresa nelle tasse, vero?

mercoledì 11 settembre 2013

martedì 10 settembre 2013

Primo giorno di scuola, prima elementare


 


Domani è il primo giorno di scuola di Cugino, un bambino occhialuto decisamente scatenato, che si vede già guidare un vero camion dei pompieri e che, come i suoi genitori, adora passare le domeniche in montagna a raccogliere funghi. 

Dicevo, domani è il suo primo giorno di scuola, destinazione prima elementare. Oggi sono passata a casa sua per portargli un piccolo regalo d'incoraggiamento e l'ho visto piuttosto emozionato. Sono stata accolta al grido di "Chiaraaaaaaaaaaaa!!!!!!! Domani vado a scuolaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!", frase che ha continuato a ripetere mentre scartava il mio pacchetto. Dentro ha trovato un dizionario illustrato della lingua italiana e un atlante geografico con l'inserto di un atlante storico dell'Italia (edizioni Giunti Scuola, niente paura). "Domani porto l'atlante a scuolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!". Ok, gli è piaciuto.
Prima di andare via mi sarebbe piaciuto dirgli due cosine, ma mi sono resa conto che ad un bambino di cinque anni e mezzo è sufficiente dare un buffetto sulla guancia. 
Avrei voluto dirgli di tenere aperti occhi e orecchie perchè domani comincia un'avventura bellissima e travolgente e ci saranno un milione di cose da conoscere, libri da sfogliare, poesie imparare, conti da far tornare. Avrei voluto dirgli che tra i banchi non mancano mai i momenti di assoluta allegria, che le merende condivise sono quelle più buone e che le maestre sono quegli angeli custodi di cui ti ricorderai per il resto dei tuoi giorni. Avrei voluto dirgli che con i compagni di classe si crea una magia che non si dissolverà mai più, perchè ci sarà sempre un sorriso a tenerti legato alle persone che hanno imparato a leggere assieme a te. Avrei voluto dirgli di ricordarsi il primo giorno di scuola della sua vita, di premerselo bene nel cuore. 
Ma gli ho risparmiato tutto questo. 
Perchè il bello della scuola è scoprirlo giorno dopo giorno.

lunedì 9 settembre 2013

L'esame su Robin Hood


[fonte foto: web]

So a memoria tutti i brani della versione disneyana di Robin Hood... mi daranno la lode. Perciò ciao, vado a studiare a Nottingham. 
E poi dicono che a Storia non ci divertiamo, tsé.
 

Ho deciso

Ho deciso che ci sono delle sfumature. 
Ho deciso che da un punto apparentemente di non ritorno si può tornare. 
Ho deciso che si lascia sempre una seconda possibilità. 
Ho deciso che chiunque ha diritto di avere una spiegazione. 
Ho deciso che chiunque ha diritto di dare una spiegazione. 
Ho deciso di rimanere fedele a me stessa. 
Ho deciso di farlo senza escludere gli altri.
Ho deciso che per una sera posso smettere di essere un'acacia.
Ho deciso che per una sera posso essere una betulla. 
 

domenica 8 settembre 2013

La bici senza cambio è una cosa semplice

" E di' a Tiziano Ferro che l'amore non è una cosa semplice. La bici senza cambio è una cosa semplice, le torte nelle scatole della Cameo sono cose semplici, il velcro nelle scarpe è una cosa semplice, l'amore no. L'amore è un puttanaio mai più finito. E' un guazzabuglio che ci rende pirla e felici e subito dopo pirla e disperati". 
 
Luciana Littizzetto

sabato 7 settembre 2013

Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che PACE!

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare, 
preparare la tavola 
a mezzogiorno. 
 
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
 
Ci sono cose da non fare mai:
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra. 
 
G. Rodari

Lo stupore dei fiori di montagna

Credo che il fatto di cogliere le cose più piccole abbia a che fare con lo stupore. Lo stupore dei bambini, intendo, quello che fa notare un sasso a forma di cuore e osservare una rana nel giardino. Quando mamma e papà mi portavano in montagna a camminare, per non farmi stancare in fretta, mi facevano notare i fiori lungo il sentiero: genziane, campanule, gerani... guardavo i fiori e mi stupivo di come potessero nascere e crescere in un terreno scosceso, o lungo il bordo di un burrone. Penso che questo stupore mi sia un po' rimasto e ne sono felice. Ne parlavo giusto qualche giorno fa, davanti ad una coppa piena di frutta: non ho pentole d'oro, non ne ho mai avute, ma sono capace di vedere intorno a me tante ciotoline preziose, oguna diversa dall'altra, ognuna speciale a modo suo, perfetta nella sua imperfezione. A cinque anni i fiori lungo i sentieri delle Dolomiti mi hanno insegnato questo. E oggi? Oggi eccomi sorridere davanti ad un quadro, a dei vasi rossi e neri, alla piazza che si illumina di quella luce dorata alle otto del mattino.

lunedì 2 settembre 2013

Yes!

[fonte foto: web]
 
Settembre, mese d'incontri.
Che meraviglia.