"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

mercoledì 30 novembre 2011

In questo momento


[Il cielo dalla mia camerina]

Sto trascurando i rapporti interpersonali con il resto del mondo, in questo periodo.
Sappiate però che vi penso.

domenica 27 novembre 2011

Partecipiamo? La proposta di Daniela

Si tratta di un'iniziativa molto bella, uno scambio di doni tra sconosciuti, sostanzialmente, che promuove Daniela dal suo Il coltello di Banjas. Tre cosine da infilare in una busta, un pezzettino fisico di noi che se ne va in giro per la Penisola. L'hanno scorso ho partecipato e quest'anno replico. Maggiori informazioni qui .

sabato 26 novembre 2011

Tutti abbiamo avuto sette anni


[La mia seconda elementare. Io sono la bambina con la maglia bianca tra i due con la maglia nera]

Oggi in classe abbiamo parlato delle leggi Rattazzi e quindi dei provvedimenti sulla scuola. Tra una data e l'altra, il Gigi (lo dico come i bergamaschi, che mettono gli articoli ovunque) ci ha raccontato che anche lui ha fatto il temibilissimo esame di seconda elementare. 
Diciannove paia di occhi si sono fissati immediatamente su di lui.
Ci ha parlato dei pensierini, che per noi sono proprio preistoria (mi scuso con quanti di voi li hanno scritti, io alle elementari scrivevo racconti), di quando si è inventato di sana pianta un giro in centro perchè doveva descrivere le vetrine a Natale (e qui un mio compagno ha chiesto: "Prof, ma ha scritto di Marx e del capitalismo?") e del fatto che poi questo pensierino è stato preso come esempio dai bambini delle altre classi. Ci ha raccontato che una volta tutta la classe ha dovuto tirare le codine ad una bambina perchè aveva strascinato la sedia e mi è sembrato di sentire il racconto di Sandra, quello del suo post "tre volte ladra". (Classe:"Prof ma gliele ha tirate anche lei?" Prof:"No, ho fatto finta,perchè mi dispiaceva." Classe:"Ohhhhhhhhh, ma cheeeee cariiiiiiiiiiiiiinooooooooooo proooooooooooooooooooof!" Scemo di turno:"Ma era la sua fidanzatina?").
Il tutto per dire che tutti abbiamo avuto sette anni, anche se non sembra e a volte non ce lo ricordiamo.
A sette anni ero una specie di sapientino, sapevo tutto sugli animali e tra le poche sicurezze che avevo c'era quella che nella vita avrei fatto la veterinaria. Adoravo disegnare, sfogliare un vecchio album di vestiti da sposa di mia mamma (sapevo quale avrei scelto per me), e il Natale e avevo una incrollabile fiducia verso Babbo Natale. A sette anni mi piaceva giocare a un due tre stella, ma odiavo il gioco del fazzoletto, pasticciavo con il fango e cantavo a squarciagola "e vola vola si sa sempre più in alto si va" dei Ricchi e Poveri, guardavo tutte le sere Striscia la Notizia e tutti i pomeriggi la Melevisione. Ero una lingualunga, un po'sfacciata e piuttosto mammona, ma prestavo le mie cose, dividevo la mia merenda; con alcuni amici ho messo dentro lo zaino di una mia compagna di classe una lucertola viva (che pomeriggio epico), e sapevo che i bambini non sorvolano il cielo con le cicogne. A sette anni recitavo a memoria delle filastrocche sulla festa del papà, sapevo tutti capoluoghi d'Italia e le regioni. Odiavo con tutto il mio cuore lo Zecchino d'Oro e il mio colore preferito era il rosso. 
Beh... sono cambiate molte cose.  

giovedì 24 novembre 2011

E'andata così

E' andata così.
Sono arrivata, ho aspettato davanti alla porta dell'autoscuola, a poco a poco mi hanno raggiunta anche gli altri. Insieme abbiamo ripassato i punti critici della città, l'elenco delle situazioni con cui almeno oggi non avremmo voluto avere a che fare (pedoni in primis), i modi in cui inibire l'esaminatrice (sonnifero nel cappuccino, pugno, avances del capo della scuola guida...) e poi è arrivato l'istruttore. Io mi sono offerta per cominciare. Ho mollato la borsa e il giubbotto ad una ragazza del gruppo e ho seguito l'istruttore e l'esaminatrice. Mi sono voltata indietro, un ultimo sguardo ai miei colleghie poi sono salita in macchina. Dev'essere stata una scena parecchio cinematografica. Mi sono sistemata, ho messo in moto e sono partita. Non so come ho fatto, chi mi ha guidato... no so. L'istruttrice mi ha rimproverata perchè ho messo fretta ad un pedone (!?!?) però quando ho parcheggiato di fronte all'autoscuola mi ha fatto i complimenti, mi ha dato delle carte da firmare, e alla fine mi ha consegnato la mitica tesserina rosa.
Poi sono uscita dalla macchina.
E il mondo mi è sembrato più leggero.

Questa cosa va detta

HO PRESO LA PATENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!

mercoledì 23 novembre 2011

Giterella



Insomma oggi ce ne siamo andati in gita! La prima dell'ultimo anno, la prima dopo tanto tempo. Destinazione? Venenzia, ovvio. Sai che giro... però le cose che ho visto sono state parecchio interessanti: a Palazzo Fortuny ho scoperto l'arte contemporanea, alle Gallerie dell'Accademia ho ripassato la storia dell'arte dal '500 fino all' '800.
La cosa che mi è piaciuta di più? Non ho dubbi: la Tempesta di Giorgione. Poetica. Misteriosa. Aperta. Dato che la prof di storia dell'arte non è potuta venire con noi ci ha lasciato da fare una "caccia al tesoro" alle Gallerie... ci siamo sentiti come degli studiosi... magari come quelli del Codice da Vinci: abbiamo cercato interpretazioni, quadri, particolari, statue, tavole... divertente. Senza dubbio divertente.
E poi, ma questo lo dico piuttosto piano, abbiamo convinto la prof di latino e greco a portarci in gita in Grecia: Venezia era un test, noi l'abbiamo superato perciò... ;)

lunedì 21 novembre 2011

Sol che mi

Entrare in classe di prima mattina e cantare a squarciagola "In fondo al mar".
Fatto.

venerdì 18 novembre 2011

Ti prego, se mai nella vita sarò un'insegnante...

Ti prego,
se mai nella vita sarò un'insegnante fa' che le mie ore di lezione siano un'occasione per crescere, prima che un tempo da riempire di nozioni;
fa' che la mia materia (qualunque essa sia) non sia per i miei allievi un fine, ma un mezzo per intravedere la bellezza che c'è nel mondo;
fa' che prima di essere un'insegnante io sia una persona, perchè i miei allievi saranno esseri umani, prima che studenti;
ma fa' che sia in grado di giudicarli come studenti, non come esseri umani.
Ti prego,
se mai nella vita sarò un'insegnante e se non sopporterò una collega fa' che sia abbastanza intelligente da non farlo sapere alla classe.
Fa' che ami il mio lavoro e che esso non sia un modo per arrivare alla fine del mese ma un'opportunità per dare il mio contributo al mondo e al futuro;
fa' che abbia la capacità di capire le persone con cui avrò a che fare, che non mi senta mai superiore a nessuno e che abbia l'umilità necessaria per imparare dai miei studenti.
Fa' che nella mia scuola ci sia un giardino: andrò a fare lezione all'aperto, perchè all'aperto il cervello si ossigena meglio;
fa' che rispetti la parola data, che sia puntuale, precisa. Se non lo sarò fa' che abbia il coraggio di chiedere scusa. Soprattutto ai miei studenti.
Ti prego,
se mai nella vita sarò un'insegnante fa' che non sia come certi esemplari che entrano ogni mattina dalla porta della mia classe.

Amen

giovedì 17 novembre 2011

Cose che capitano

Ieri pomeriggio mi sono guardata "Va' dove ti porta il cuore" su internet. E' inutile dire che ho pianto per tutto il tempo, ma lo dico lo stesso.

[Eccezionale Virna Lisi].

mercoledì 16 novembre 2011

Le risposte in un libro

""Diffidi di chi è perfetto" mi diceva, "di chi ha le soluzioni pronte in tasca, diffidi di tutto tranne di quello che le dice il suo cuore""

Tra le poche cose che ho portato con me nella Città Eterna c'era "Va' dove ti porta il cuore", di Susanna Tamaro. Dormiva nella mia libreria da tanto tempo ma non mi è mai venuta la curiosità di prenderlo in mano, sfogliarlo, leggerlo. Però sabato sì, chissà cosa mi ha portata davanti allo scaffale e mi ha fatto scegliere proprio quel libro. Un segno forse? Mi piace pensarlo.
Un libro commovente, eccezionale, delicato.
E' stato come trovare tutte le risposte di cui avevo bisogno. Tutti i pensieri che non riesco a sgarbugliare nonna Olga li chiama per nome, mi dice semplicemente che devo aver cura di me, che non devo aver fretta, che devo imparare ad ascoltarmi. Dalla sua Opicina di inizi anni novanta parla proprio a me, mi sostiene da lontano, nel tempo come nello spazio, mi indica una via.
Lei, senza saperlo, sabato ha scelto me.  

lunedì 14 novembre 2011

In breve, Roma

Partenza col treno dalla mia città, in borsa poche cose: il dolce tipico della mia regione, un libro, gli appunti di greco da studiare... cambio treno, le colline toscane scivolano fuori dal finestrino, arrivo nella Città Eterna. Sono sola. Completamente sola. Ho un indirizzo in mano e l'unica cosa che voglio è raggiungere un taxi e arrivare il più presto possibile in albergo. Ne trovo uno, salto in macchina e mi godo la città. So per certo che mi sta facendo fare il giro lungo ma questa volta la Roma dei libri di scuola che vedrò sarà solo quella di questo breve trasferimento. Piazza della Repubblica, Piazza Venezia, il traffico delle sei e il tramonto oltrerpassando il Tevere. Poi si staglia all'orizzonte la sagoma del Cupolone, una specie di "punto di riferimento" che mi ricorda dove sono. Via della Conciliazione, davanti, San Pietro e i ricordi di altre volte qui, di altre Rome. Un lampo e la Città che conosco si allontana, mi accoglie una specie di periferia. Cena super frugale, pigiamino, giornale e nanna. Sveglia tranquilla, maglione della associazione indosso, incontro con i referenti delle altre Sezioni. Le strette di mano del primo incontro oggi diventano abbracci, un'allegra compagnia che sa darsi da fare quand'è il momento. Riunione e progetti, programmi, idee, sogni che speriamo diventino presto realtà. Lavoro da organizzare, appunti da prendere, battute da sussurrare a mezza voce quasi come in classe. E poi ripartire, temere di perdere l'unico treno, l'incontro di una signora settantenne che tranquillizza ("Signorina, il treno lo prende, non si preoccupi"...), i pensieri sulla vita e i suoi incontri fortuiti. Salire in treno e raccontarsi ancora, sistemare gli appunti scribacchiati e osservare la sagoma delle colline. Il treno si ferma nella città di pianura, scendere dal treno. Tutto è già finito. Quando stai bene il tempo vola.  

[Chiedo scusa per la sintassi: per una volta non ho voluto pensarci]

giovedì 10 novembre 2011

Io dico no alla festa d'Istituto

Questa mattina c'è stata un'assemblea durante la quale sono state presentate le liste candidate al Consiglio d'Istituto e alla Consulta Provinciale. Due dei miei compagni di classe si sono candidati per una lista perciò è stato un buon modo per fare del tifo e un'ottima occasione per sentire cosa avevano da dire gli altri. Inutile dire che è stato particolarmente divertente: quattro liste delle quali due con proposte ragionevoli (una era quella dei miei compagni... no, non c'è campanilismo) e due piuttosto ridicole.
Ho sentito parlare di "assemblee alle quali tutti possiamo dare il nostro contributo", "cineforum", "vendita libri"... punti uguali ogni anno, che per quanto mi riguarda fanno parte della categoria "specchi nei bagni".
Ho sentito parlare di assurdità, come "mercatino", "giornalino"...
Ma ho sentito anche proposte interessanti, come il potenziamento dell'ecosostenibilità attraverso la raccolta dell'alluminio (che potrebbe essere venduto), attraverso una raccolta differenziata fatta con sentimento.
Il titolo di Principessa delle Cavolate però va alla proposta di fare una festa d'Istituto. Anzi, al modo in cui è stata presentata. Era il primo punto di una lista e si è anche parlato di trovare dei fondi per finanziarla!!!
E io mi chiedo: siamo sicuri che il primo punto di una lista candidata al Consiglio d'Istituto debba essere una festa? Siamo sicuri che sia una priorità per la nostra scuola? Beh, ragazzi, se centriamo un programma su una cosa così non lamentiamoci dei nostri dirigenti... Il futuro, per altro anche abbastanza prossimo, siamo noi e se davvero vogliamo cambiare qualche cosa dobbiamo cominciare adesso, dal piccolo... Se così non facessimo non saremmo una classe dirigente migliore di quella che ci ha preceduto. Ma del resto "panem et circenses"...
E mi chiedo anche: diamo dei fondi per una festa e non per le altre mille cose di cui la nostra scuola avrebbe bisogno? Salviette nei bagni, carta per fotocopie, finestre decenti. Ma anche fondi per visite guidate, sportelli, corsi di aggiornamento per insegnanti, laboratori che non siano risalenti al paleolitico come quelli che abbiamo ora. Con questo non voglio far passare il messaggio che una scuola poco divertente sia una scuola che funziona, anzi: una scuola che funziona è quella che dopo un percorso vorresti ricominciare, dove nonostante tutto ti senti protetto, dove risorse economiche e umane vengono gestite con criterio. Perchè poi è inutile scendere in piazza, combattere per avere più fondi per la cultura e poi usarli per una festa: hanno ragione a tagliarci tutto. I soldi vanno spesi in maniera intelligente: questo non è un modo intelligente. E'inutile gridare perchè vogliamo una scuola migliore se noi in prima persona non ci miglioriamo, se non siamo noi per per primi ad essere il cambiamento che vorremmo vedere e questo non lo dico io, ma un signore che si chiama Gandhi.
La scuola siamo noi.
Non è uno slogan o una frase fatta: è la realtà che, grazie al Cielo, tutti i giorni viviamo.

mercoledì 9 novembre 2011

Grafie

In tredici anni di scuola (!!!) nessuno prima di oggi mi aveva detto che ho una scrittura incomprensibile. In verità alle elementari le maestre si lamentavano perchè scrivevo un po' troppo in piccolo (avevano ragione: con il mio compagno di banco si faceva a gara a chi scriveva più in piccolo e non per niente vincevo sempre io ;) ), ma mai nulla di più. Oggi, la svolta. Onestamente le "a" sono un po' troppo simili alle "o" e la gambetta delle "t" non si può dire che svetti verso l'alto. Però dai, incomprensibile non lo è proprio. 
E poi la grafia è una di quelle cose che non si può cambiare radicalmente la si apprende a sei anni e piano piano si apporta qualche lieve modifica, si allungano le gambette, si ingrossano i ventri delle "b"... ma tutto avviene con molta calma. Perchè è un po' come il carattere, che anche se ci provi a smussare i lati che non ti piacciono alla fine qualcosa rimane sempre e comunque è un processo piuttosto lungo. 
Perciò sulla carta come al di fuori di essa c'è chi è un po' più spigoloso, chi più dolce, chi guarda in avanti, chi è dritto, chi è panciuto, chi si prende tutto lo spazio di cui ha bisogno...  

domenica 6 novembre 2011

Domenica sonnacchiosa

Questa è una domenica particolarmente sonnacchiosa. Colazione lenta, cartoni animati del mattino, un po' di studio di Kant, un girino in macchina (no, la patente non l'ho ancora presa... uff... sono imbranatissima), un po' di Vasetto di Margherite, il the caldo, la torta di Buddy su Real Time... se non ci fosse il compito di filosofia di martedì che mi mette ansia già adesso sarebbe una domenica assolutamente rilassante.

sabato 5 novembre 2011

"Come stai?"

"Come stai?"
"Bene!"
Falsa.
Falsa e basta.
Non è vero che va tutto bene. O meglio. Ci sono cose che vanno bene e cose che vanno male. Il più delle volte quelle che vanno male sono quelle a cui tieni di più. Troppo complicato spiegarlo alla zia che incontri in centro, alla vicina di casa con cui sali in ascensore. Soprattutto troppo lungo da raccontare. Soprattutto non hai tutta questa confidenza con la suddetta zia e la suddetta vicina. E poi non capirebbero.
E poi sto bene.
Sempre.
Tanto che problemi potrò mai avere alla mia età...

giovedì 3 novembre 2011

Giorni strani

Questi sono giorni piuttosto strani... metti le festività poco allegre, metti qualche silenzio in più, metti la scuola, l'autunno, la pioggia... Non capisco quello che mi sta succedendo. Fuori è tutto un andirivieni, uno slalom tra un'interrogazione e le prove della banda. Ma dentro è come se stessi andando in letargo, una specie di torpore che avvolge tutto, rende tutto ovattato. E' una cosa piuttosto strana...

martedì 1 novembre 2011

Ovidio sei un fenomeno


"C'è in alto nel cielo una via, che si vede quand'è sereno. Lattea si chiama, e spicca proprio per il suo candore. Di qui passano gli dei per recarsi alla dimora del gran Tonante, alla reggia. A destra e a sinistra, con le porte aperte, sono gli atrii degli dei nobili, sempre affollati. La plebe abita sparsa da altre parti. Gli dei più potenti ed illustri hanno stabilito qui il loro domicilio, sul davanti. Se l'espressione non sembrasse irriverente, oserei dire che questo luogo è il Palatino del grande cielo".

Metamorfosi, Ovidio

[Adoro studiare queste cose.]