"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 29 settembre 2011

"E fu di Lina dal rosso scialle il più della mia vita"

Ed amai nuovamente; e fu di Lina
dal rosso scialle il più della mia vita.
Quella che cresce accanto a noi, bambina
dagli occhi azzurri è dal suo ventre uscita.

Trieste è la città, la donna è Lina
per cui scrissi il mio libro di più ardita
sincerità; né dalla sua fu fin ad oggi l'anima mia partita.

Ogni altro conobbi umano amore;
ma per Lina torrei di nuovo un'altra
vita, di nuovo vorrei cominciare.

Per l'altezze l'amai dei suo dolore;
perchè tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
e tutto seppe, e non sé stessa, amare.

U. Saba

Questa è una poesia che mi fa commuovere.
Ogni volta che la leggo mi viene su il magone.  

mercoledì 28 settembre 2011

Linee e nature


"Il mondo dell'uomo è fatto di linee spezzate, il mondo della natura di linee curve".
Prof di scienze

[foto scattata dalla sottoscritta a Toronto nel 2007]

lunedì 26 settembre 2011

Quando la scuola mi toglie la poesia


Abbiamo incominciato il programma di scienze, che in terza liceo classico si chiama geografia generale e il primo argomento che stiamo affrontando è l'universo. Tutti i dati che al momento sto imparando (zenit, nadir, polo nord celeste, verticale...) stanno togliendo la poesia alle sere passate col naso all'insù ad ammirare l'infinito. Perchè le stelle che vediamo non sono diamanti incastonati su un drappo di velluto blu, ma corpi celesti in grado di emettere luce e radiazioni. E le costellazioni non si chiamano costellazioni, ma asterismi di costellazioni. E le costellazioni, pardon, asterismi di costellazioni, non esistono, perchè le stelle che le formano sono distantissime le une dalle altre. Eppure noi uomini questi punti luminosi li abbiamo uniti e in essi abbiamo visto dei disegni e abbiamo dato loro un nome... chissà se è così per desiderio di potere o insicurezza... E dentro a questi nomi ci sono delle storie mitiche, che ci riportano lontano, agli albori della civiltà.
Prendi Pegaso, la costellazione del cielo di settembre.
Pegaso era un cavallo alato, nato dalla testa recisa di Medusa e venne domato da Poseidone e poi regalato a Bellerofonte che si servì di lui prima per uccidere la Chimera e poi per tentare la scalata all'Olimpo. Zeus, arrabbiato per l'atto di superbia, istigò Pegaso a disarcionare Bellerofonte, che morì, mentre il cavallo alato continuò il suo volo verso il cielo e fu posto da Zeus tra le costellazioni...
Io, a leggere queste cose e a guardare lo spicchio di cielo che dalla mia finestra si vede, mi commuovo.

sabato 24 settembre 2011

Petit Italie tra i Pirenei

I miei nuovi colleghi partiranno per il Gave in questi giorni. Il fiume sarà addobbato a festa per l'arrivo degli italiani, ci saranno colori e spettacoli e quell'abbraccio che solo lì puoi ricevere. Le parole che solo lì puoi dare. La cittadina per una settimana sarà una specie di petit Italie incastonata tra i Pirenei... Sono felice per loro ma ho tanta nostalgia...
A tutti voi, i miei nuovi compagni di avventura, auguri.
Divertitevi e lavorate sorridendo.
Spero che nel vostro cuore rimanga uno spazio per noi del treno corto. Buon viaggio!
(E un abbraccio extra a quanti lavoreranno alla Città dei Progetti e nel mio refettorio)

giovedì 22 settembre 2011

E poi

... e poi ti fai prendere dallo sconforto.
E pensi che le cose non potranno migliorare.
E che ne hai le scatole piene di farti prendere in giro.
E di buttare domeniche piene di belle parole.
E di versare litri di bile.
E pensi che infondo non te ne frega niente.
Che hai una vita da vivere.
Un sogno da coltivare.
Delle sfide da superare.
Una musica da suonare.
Gente da incontrare.
Una famiglia da costruire.
Luoghi da visitare.
E molleresti volentieri tutto.
E chiuderesti volentieri la comunicazione con tutti.
Però poi.
Però poi Cipolla con il tuo cappellino blu in testa ti guarda.
Però poi gli amici che hai fermato dentro al portafoto con la gente del cuore ti sorridono.
Però poi zia Lisa ti dice che "non sei più l'ultima ruota del carro".
Però poi le ragazzette ti chiedono se ci si potrebbe vedere prima dell'incontro fissato perchè sentono la tua mancanza.
E questo rimescola le carte.
E allora ti ricarichi un po'.
E decidi che combatterai. 
Perchè nel profondo ci credi davvero. 
E ti ricordi perchè ti stai dando da fare.
L'abbraccio sincero nella penombra dello scomparto.
Che vorresti tutti imparassero a ricevere.

Perchè io mi arrabbio

Sono una belva. Mi è arrivato il materiale da Roma per cominciare a fare qualcosa di concreto per i giovani della mia sottosezione così, per tastare il terreno ho chiamato i piani alti per discutere insieme a lui e agli altri collaboratori riguardo al suddetto materiale e di tutta risposta ho avuto un "no" secco. "No" e poi certi discorsi che a me non interessano minimamente. Soprattutto quel "tu non capisci" che mi manda in bestia. Non capisco cosa? Che ci sono dei problemi? Lo vedo che abbiamo delle difficoltà, che sono state fatte scelte indipendenti dalla nostra volontà e che adessio stiamo pagando tutti. Però facciamo qualcosa, diamoci una mano a rendere questo un mondo un po' più bello. Ma se mi dici che blocchiamo tutto per almeno un paio di mesi a che scopo lavorare? A che scopo farmi prendere un treno per andare nella Città Eterna? A che scopo farsi in quattro per certa gente? E soprattutto cosa dirò quando dovrò rendere conto dell'operato del territorio? Che per un periodo non lavoriamo? Chi ci rimette la faccia? Io, ovviamente. Forse hanno ragione gli altri: finita la settimana Laggiù non farsi più né vedere né sentire, sbattersene altamente. Invece io no, mi sorbisco tutti gli incontri, passo i miei fine settimana tra gente che ha almeno il doppio della mia età e che a volte neanche mi ascolta. Sono la solita fessa che lavora e poi prende delle mazzate indimenticabili. Perchè spendo tutte le mie energie così? Chi me lo fa fare? Sono arrabbiata, un po' stanca e delusa di certe risposte insensate, di certi comportamenti che seguono poco quello che dovrebbe essere il nostro spirito.
Ha ragione Luciana Littizzetto: ci sono cose nella vita che si risolvono solo con un vaffanculo.
E quindi: vaffanculo.
Di cuore.

[Chiedo scusa per il linguaggio scurrile: di solito sono una damigella con la bocca pulita ma oggi se mi si pungesse il braccio con uno spillo uscirebbe veleno]

mercoledì 21 settembre 2011

La prima prova senza lei

Ieri sera sono finalmente ricominciate le prove del coro. Sono arrivata in chiesa con largo anticipo per studiare un po' i brani per Natale e ripassare gli ultimi argomenti di storia... la realtà è che volevo godermi il silenzio dell'attesa della partenza, la "quiete prima della tempesta" (questa volta in senso positivo), volevo stare un po' con me. Piano piano sono arrivati tutti, prima la mia dottoressa-organista, poi il maestro, poi gli altri. Grande festa e grandi abbracci, sorrisi e felicità nei volti di ognuno di noi. Eppure... eppure i nostri occhi erano sempre verso le porte, nella speranza di vedere arrivare chi non può arrivare, di correre ad abbracciare chi non possiamo abbracciare... C'è Gabriella, la sua mamma, che è nostra corista e alla quale noi non sappiamo cosa dire. Che riusciamo a malapena a guardare perchè non possiamo nascondere la tristezza dell'anima. Perchè è la prima volta che ci vediamo tutti da quel giorno. Perchè la prima volta che ci guardiamo negli occhi gli uni gli altri in questa chiesina. Non è la prima volta che cantiamo senza di lei, ma è la prima volta che cantiamo con la certezza che lei non sta lavorando, ma è Altrove. In quell'Altrove in cui tutti noi crediamo. C'è il vuoto che lascia il suo sorriso, il suo posto tra i miei contralti silenziosi. Ci sono le parole che non sappiamo usare, la voce che è il nostro strumento di espressione e che ora esce a fatica. C'è il silenzio a cui non siamo abituati. Il don vuole dire qualcosa, io non riesco a seguire il discorso: mentre il mascara mi cola sulle guance tengo stretta la mano del maestro. Parla anche il Carlo-il-direttore e lo fa con una delicatezza straordinaria. In mano tiene la cartellina bianca sulla quale lei aveva scritto il nome per identificarla. Dice che l'ha trovata tra le altre cartelline e che la terremo tra le nostre dentro all'armadio delle parti. A prove invece la tireremo fuori e così sarà ancora più vicino a noi. Poi piano piano abbiamo incominciato a risvegliarci dallo stato di malinconia e tristezza in cui eravamo finiti e abbiamo cominciato a cantare, a scherzare e a ridere come sempre. Abbiamo iniziato a studiare il Tollite Hostias di Saint-Caens, qualche nozione di teoria musicale... Ma quella cartellina bianca è rimasta lì sopra l'organo, a guardarci tutti. Immobile, eppure viva. Per ricordarci la nostra Anna Maria che dal Cielo ci ascolta e ci guarda e, chissà, ride insieme a noi.

lunedì 19 settembre 2011

Work in progress

Camera mia profuma di the caldo alla pesca... ho ancora scatoloni sparsi in giro perchè la mia libreria si sta facendo attendere, non ho ancora posizionato le mensole, mancano delle foto... però sento questo guscio ancora più mio, ancora più intimo. Uno spazio dal quale lasciare fuori liti e rumore. Aperto al fresco di settembre, ai miei libri di studentessa ai quaderni di matematica, ai romanzi. Al momento sta per piovere e il negozio di scarpe accanto a casa sta abbassando le serrande: è arrivato il mio autunno, fatto di aria fresca, studio e letture. Di pensieri e nostalgia.
E di the caldo alla pesca.

domenica 18 settembre 2011

Progetti

Piove, guarda come piove... stasera mi metterò a scrivere una lettera accanto ad una tazza di the fumante.

sabato 17 settembre 2011

Se ci sei tu...


E grazie perchè ci sei.
Nonostante tutto.
Nonostante l'età, le difficoltà, la stanchezza. 
Nonostante la salute e gli impegni.
Questo nuovo compito, questa nuova strada che sto per tracciare, che insieme stiamo per tracciare, ha bisogno del tuo appoggio, del tuo consiglio, del tuo sostegno.
Ho bisogno di te accanto: se ci sei tu, io non ho paura.
Grazie Luigina per ciò che sei per ognuno di noi.
Grazie per ciò che sei per me. 
E buon compleanno.  

venerdì 16 settembre 2011

Ambra: questo post è per te

Dal momento che non riesco a commentare sotto il mio stesso post, eccomi a spiegare il mio percorso interdisciplinare.


L'idea centrale è quella della natura matrigna: si parla così tanto di madre natura, natura idealizzata... che mi è venuto in mente di partire dal suo opposto.
Perciò attaccherei a questa idea, la "natura traditrice" di Leopardi, il racconto scientifico dell'eruzione del Vesuvio di Plinio il Vecchio (idea di razionalità), la descrizione di vulcani e/o terremoti: la natura distrugge (e io per l'appunto spiegherò come) ciò che l'uomo costruisce; in realtà però non è una vera e propria distruzione (anche se l'uomo la vede come tale), ma un continuo rinnovamento iniziato con la stessa nascita della terra, perciò la natura non è matrigna. Il diluvio: la natura si rivolta contro gli uomini ma dietro c'è il progetto di una divinità (e dico "divinità" e non "Dio" perchè quello del diluvio è un mito comune a molti popoli del Mediterraneo) che ha bisogno di ripulire la terra dalle malvagità e ricominciare da capo. Poi ho pensato a Van Gogh e al Nazismo (però per entrambi i casi devo ancora parlare con i prof e vedere se hanno proposte migliori). Infine ho pensato alla disabilità perchè, esperienza provata, alcuni disabili hanno l'idea che la natura sia stata matrigna con loro, anche se poi molti superano questo "ostacolo" e trovano il modo di riscattarsi e vivere senza pensieri negativi. La mia idea sarebbe quella di interivstare due sorelle, una in carrozzina e l'altra che la accudisce, che hanno superato questo scoglio e hanno accettato (entrambe) di convivere con la disabilità, anzi, facendone un punto di forza.


Spero di essermi chiarita...

L'idea sarebbe la seguente

Natura matrigna... Plinio il vecchio e l'eruzione del Vesuvio... Leopardi... Van Gogh... I vulcani... Il diluvio... Il Nazismo...  La disabilità...

Al momento attorno al mio percorso interdisciplinare altresì detto tesina ruotano tutte queste cosine. Accetto suggerimenti.   

mercoledì 14 settembre 2011

Vorrei

Sere di malinconia, sere di fine estate che vorresti passare attorno ad un falò sulla spiaggia con gli amici più cari. Attorno al fuoco a raccontare quello che altrove e a nessun altro avresti avuto il coraggio di dire. Mentre il mare si spinge sempre più vicino, per ascoltare i tuoi segreti e confidarli ai flutti. Mentre diventi grande e nel farlo inciampi ogni due passi. E un abbraccio vero, che viene dal cuore. Null'altro.

Poi ti si accende la lampadina

La mia idea di tesina comincia a prendere un minimo di forma. E posso metterci dentro anche i miei amici in carrozzina.

martedì 13 settembre 2011

Parole da lontano

"Non c'è attimo del domani che appartenga più a te che a me". Edipo a Colono, Sofocle.

Ecco perchè ho scelto il liceo classico...

lunedì 12 settembre 2011

Nuovi orizzonti

La mia avventura romana si è conclusa con un po' di amaro in bocca.
Sono andata ad una riunione nazionale dell'associazione e tra proposte, nuove conoscenze e nuove sfide mi sono divertita un sacco: sono tornata a casa con tante idee per il mio territorio, tanti spunti da provare a mettere in pratica piano piano, con l'aiuto di tutti per migliorare il settore giovani e continuare la strada già intrapresa dandole però nuovo sapore e nuova linfa. Parlando con i piani alti della mia zona ho riscontrato però tanta sfiducia, tanta amarezza nei confronti di scelte non sempre ortodosse e in generale uno scarso ottimismo per ciò che sarà il futuro. Potete immaginare come mi sono sentita appena tornata a casa da quella riunione che mi ha aperto gli orizzonti: da una parte l'entusiasmo di lavorare e scoprire, dall'altra invece la consapevolezza di poter fare poco per cambiare realmente le cose, la disillusione di persone che frenano con la realtà la voglia di mettersi in gioco. La via che penso di seguire è la seguente: attenzione alle esigenze del territorio, collaborazione con la dirigenza e con l'assistente, un occhio al passato. Il mio obiettivo è far comunicare le generazioni all'interno del gruppo, far capire ai più grandi che nessuno di noi vuole portare via a loro il posto, camminare insieme senza che nessuno si senta escluso. Ciò che conta per me è unire insieme il gruppo parlando un linguaggio giovane, cantando canti nuovi. Mi piacerebbe molto che la parola percorrere (parola chiave che sul piano nazionale ci siamo dati)  diventasse anche sul piano locale uno stile di lavoro: percorrere quindi una via comune verso uno scopo alto, ma anche correre per qualcuno che ci chiama, sia esso un malato, un collega di lavoro, un compagno di servizio; mi piacerebbe che tante parole non rimanessero fini a sé stesse ma che cominciassero a diventare azioni, carezze e abbracci per crescere ancora, per salire un gradino in più. Ciò che chiedo ai più giovani è il coraggio di fare un passo verso i più grandi perchè ci sono davvero tante persone che ti arricchiscono dentro. Quello che invece mi piacerebbe da parte degli adulti è che si mettessero in gioco veramente e considerassero le nuove leve una ricchezza non solo a parole, ma anche a fatti. Abbiamo bisogno di chi ha più esperienza di noi per crescere. Da parte mia non mancherà di sicuro la disponibilità, l'ascolto e la discussione; farò il possibile per tenere insieme tutti, per seguire i suggerimenti, per lasciare lo spazio di cui ognuno ha bisogno per esprimersi. Certo è che ho bisogno di molto aiuto e molto sostegno e spero di trovare tutto questo in coloro che considero una famiglia allargata: se non ci fossero loro io non sarei niente e non sarei arrivata fino a qui.
Io sono pronta a cominciare.
E tu, sottosezione?

Il primo giorno dell'ultimo anno

Oggi, 12 settembre 2011, primo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo.
Questo sarà un anno diverso, corposo, impegnativo. Un anno decisivo, importante, ma non meno emozionante degli altri. Nove mesi per dare tutto, per fare tutto, per mettersi completamente in gioco. Da qui a luglio vi stresserò raccontandovi della mia tesina, delle mie paure di studentessa, delle simulazioni di terza prova, della mia notte prima degli esami.
Buon anno scolastico a studenti, insegnati, bidelle e presidi.
Buon anno ai primini e ai maturandi. Buon anno scolastico anche a me.

venerdì 9 settembre 2011

Viaggi




Sarà un finesettimana di viaggi: quello indietro con la memoria a dieci anni fa a New York, il mio nella Città Eterna (il mio primo vero viaggio da grande), quello verso una nuova vita per Daniela e Simone .
Proprio a loro corre il mio pensiero adesso. Daniela racconta dei suoi viaggi, della sua famiglia, del suo lavoro e del mal d'Africa... anzi mal di Madagascar. Così, con riflessioni semplici, fotografie spesso di fiori e prodotti della terra, entro nel suo mondo, la ascolto mentre mi parla con entusiasmo dei suoi bambini e imparo sempre di più a fare attenzione alle cose più piccole e fragili. Domani, Daniela e Simone, comincia un viaggio più bello di quello di Berlino, di Parigi e del Madagascar; penso si possa paragonare ad una delle vostre innumerevoli escursioni tra i vostri monti: in salita, difficile, a tratti stancante... ma con un bellissimo panorama da assaporare dalla cima, con i fiori viola, piccole gioie preziose tra i sassi. Vi auguro la serenità del cuore. La gioia di tornare a casa e sentirvi felici, la tranquillità nel tinello tra chi più amate. Auguri, auguri di cuore. 
Detto questo. Il bagaglio è pronto e domani mattina parto anch'io... a lunedì!  

giovedì 8 settembre 2011

Le mie ragazze

Qualche tempo fa, a proposito dei miei baschini blu (volontarie giovani incaricate di portare acqua e prestare servizio in refettorio), parlavo di semi, e di quanto per me fosse importante la loro presenza all'interno dell'associazione. Dicevo che con il giusto concime, la giusta dose di acqua e terriccio sarebbe spuntato qualche cosa. Ieri sera ci siamo incontrati per un mezzo incontro e, sorpresa, c'erano quasi tutte. Ero contentissima, ovviamente. Anche se quast'anno non ero la loro responsabile Laggiù, sento un po' mie queste ragazze perchè anch'io nel passato sono stata tra le loro file col mio cappellino blu in testa. Tra un canto e l'altro ho avuto la sensazione di aver realmente piantato qualcosa in questi anni di lavoro; mi sono resa conto che tante discussioni, tanti tentativi di farmi sentire, tanta fatica ha portato i suoi piccoli risultati. E' vero, siamo ancora all'inizio, e ai miei semi è appena spuntata una gambetta verde; tuttavia ciò mi fa ben sperare: diventeranno alberi grandi, con un tronco solido, chioma grande e radici profonde. E daranno frutto. Sì, nel futuro daranno molti frutti.

mercoledì 7 settembre 2011

Elio e le Storie Tese: il flauto traverso

Prendiamoci un po' in giro :)

"Il flauto è uno strumento molto impegnativo, da suonare e da spiegare agli altri. La domanda più comune che viene posta a chi suona il flauto è: "Suoni il piffero?". La battuta più comune che viene fatta a chi suona il flauto è: "Suoni il flauto a pelle?". Esistono vari tipi di flauto: il flauto dolce, il flauto traverso, il flauto magico, i flauti del Mulino Bianco.
Risposte alle prime 5 domande più frequenti sul flauto:
1) Il flauto dolce non si mangia.
2) I flauti del Mulino Bianco non si suonano.
3) La flatulenza non è provocata dal flauto.
4) Alanis Morrissette non suona il flauto col culo, anche se a un primo ascolto sembrerebbe il contrario.
5) Un bambino flautistico non deve essere fonte di preoccupazione per i genitori, casomai per i vicini.
"Il flauto traverso è sostanzialmente un tubo con dei buchi, che si suona come il tappino della biro. I flautisti bravi hanno il flauto d'oro perché possono permetterselo, anche se dicono che il motivo è che suona meglio. I flautisti migliori in assoluto hanno il flauto di platino, di diamante, di petrolio e alcuni addirittura di azioni Tiscali. Per ovviare alla fastidiosa esigenza di prendere fiato mentre si suona (altrimenti si morirebbe per mancanza d'aria), i flautisti più ingegnosi adottano la tecnica della respirazione circolare. A costoro io suggerisco comunque di suonare il flauto con il compressore d'aria, quello per gonfiare le gomme dal benzinaio; si ottiene un suono molto più forte e si può andare avanti a suonare per delle ore. Un vantaggio del flauto è che ci si può parlare dentro, ottenendo un suono alla Jethro Tull, per intenderci; se si parla dentro un violino non succede niente, si sente solo un po' di rimbombo, ma poco. Addirittura i flautisti più bravi parlano nel flauto e il flauto gli risponde. Concludendo, il flauto è uno strumento molto bello, particolarmente se lo suoni da solo; quando lo suoni in un gruppo non si sente niente, ma questo è un vantaggio perché uno può tranquillamente far finta di suonare e nessuno nota la differenza. "


Elio e le storie tese

martedì 6 settembre 2011

Camerina: lavori in corso

I pittori hanno fatto il loro dovere così stamattina ho rimesso a posto tutti i mobili. Sono andata nel negozio di mobili di fiducia ad ordinare la mia libreria e spero che entro fine settimana sia a casa e in quell'occazione monteremo anche le mensole. Per ora ho posizionato la colonnina-libreria accanto alla scrivania, ho comprato un portafoto con dodici spazi per far star dentro la gente del cuore, una cornice per il quadro del nonno (ne ho scelto un altro, non quello che ho postato qualche giorno fa) e un cubo dove ho inserito le immagini dei miei "luoghi dell'anima": Venezia, Vienna, le cascate del Niagara, Laggiù, Loppiano e la Città Eterna. Non appena avrò sistemato la camerina fotograferò e condividerò con piacere il tutto.  

domenica 4 settembre 2011

Una canzone a quante cose fa pensare

L'mp3 canta musiche commoventi, che mi riportano lontano nello spazio e nel tempo. Emozioni che sgorgano come lacrime dagli occhi. Ricordi di un'estate che vorrei non finisse, non ancora. Il fresco delle magliette di cotone. Il prumo al the verde. I guanti di cotone. I guanti di plastica. I grembiuli... Mi sento alla ricerca di pezzettini di me sparsi per le vite degli altri.  

sabato 3 settembre 2011

Musica: rientri e fastidi

I rientri non sono mai facili.
Neppure quelli che dovrebbero essere piuttosto semplici, come la prima prova con la banda. Al di là del calendario degli impegni che ti brucia tutti i fine settimana da qui a Natale, c'è da fare i conti con la consapevolezza di non essere all'altezza, come gruppo, per un concorso nazionale: troppe assenze, poco studio, organico limitato rispetto alle richieste, poca costanza da parte di molti... tutto ciò ci impedisce di puntare in alto veramente, di compiere un altro importante salto in avanti. Oltre a ciò credo che ultimamente ci si stia concentrando un po' troppo sul gruppo e sul gioco senza puntare veramente l'attenzione verso la musica e l'inevitabile disciplina che essa ti impone. Con questo non voglio far passare il messaggio che il solfeggio sia una cosa meravigliosa e che trascorrere intere ore davanti ad un esercizio antipatico sia divertente, no. Quello è che voglio dire è che il gioco e il gruppo devono essere finalizzati a qualcosa di concreto che ci permettano non solo di essere una banda numerosa e giovane, ma anche di alta qualità. Così rimaniamo fermi alla processione e all'inaugurazione di turno senza metterci in gioco davvero, almeno per una volta.
E poi c'è anche il lato personale. Vedere gente arrivata dopo di te scalare l'ordine naturale delle cose... infastidisce. Quando sono entrata in banda io ero un secondo flauto B: ciò significava che quando c'erano, nelle partiture per secondo flauto, due righi, uno all'ottava più alta rispetto all'altro, io suonavo sempre la parte più grave. Quando il secondo flauto A è uscita dalla banda pensavo di che avrei preso io il suo posto. Illusa. E'arrivata un'altra persona alla quale suonare in basso non va bene, che pretende continuamente di andare su. Per carità, ci sa fare, si impegna e studia. Però sei l'ultima arrivata, almeno per un po' devi stare al tuo posto e guardare come funzionano le cose qui. Poi ci dividermo le parti. Invece no: c'è sempre il momento in cui la maestra ci chiede di dimezzare il suono e quella che deve star zitta sono sempre io, un momento in cui prendere in mano l'ottavino (strumento malefico) e frantumarmi il timpano. Ruggire e rivendicare il mio posto davanti a tutti mi sembra piuttosto infantile. E quando suono mi sento sempre un passo indietro a lei, sempre meno sicura, meno capace, meno intonata, quando magari non è così. E' un fattore che dipende soprattutto da me e dal mio egocentrismo, ormai lo so. Però mi infastidisce. Non importa, perchè alla fine dei conti l'importante è l'esecuzione comune, e non il singolo. In un ambiente dove l'armonia è fondamentale quello che fa uno è importante per la buona riuscita di un'azione comune che deve colpire e impressionare in positivo soprattutto noi stessi.
Con in testa questi pensieri ricomincio l'anno di musica menttendo in chiaro subito che fino a luglio non potrò assicurare sempre la presenza assidua a processioni e sfilate: la posta in gioco è alta, si tratta del mio diploma di liceo classico e non di cavolate.
Patti chiari e amicizia lunga: solo così suoneremo insieme.

venerdì 2 settembre 2011

Ho bisogno di vacanze per ripredermi dalle vacanze

Le vacanze stanno proprio finendo. Oggi si riparte dalla banda. Poi dalla scuola. Poi dal coretto. Poi questo sarà un anno lunghissimo. Poi non voglio pronunciare la parola "esami". Ecco, l'ho detta. Poi speriamo che sia breve ed indolore.

giovedì 1 settembre 2011

At the end of the day

Ho invertito il posto della scrivania con quello dell'armadio... una faticaccia.

Pensieri scemi

Non tutte le ciambelle riescono col buco. E infatti io preferisco i krapfen.