"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

domenica 31 luglio 2011

Il mio posto

Cercatemi alla 112, scomparto 10, sorelle.

sabato 30 luglio 2011

Di storie

Le storie mi piacciono molto. Non importa che siano di personalità eccezionali o della prima fiorista che incontro al mercato, che siano raccontate bene, con suspence, o che siano solo un breve resoconto di fatti. Mi piace proprio ascoltarle, immaginare le azioni, osservare le espressioni di chi me le racconta. Mi piacciono perchè sono come un mondo a parte, che puoi raggiugere solo con un ponticello di legno. Le storie che ti racconta il professore sulle regine di Francia, o quelle della nonna sulla sua mamma, del nonno e delle sue vittorie... tutte bellissime, perchè tutte hanno qualcosa da regalarti. Ci sono delle storie che non puoi raccontare a tua volta perchè sono confidenze e si inseriscono in un contesto particolare, come quello di un treno, tra i cuscini di cartastoffa...
E poi ci sono le storie gia raccontate ma che non ti stancheresti mai di ascoltare ancora. E poi storie sentite e risentite ma mai ascoltate davvero.

venerdì 29 luglio 2011

Il dentista no, non l'avevo considerato

Io non voglio devitalizzare il mio dente. Cioppaura.

giovedì 28 luglio 2011

Molto di più



Tu non sei quello che sembri nei momenti di tristezza. Sei molto di più.

P. Coelho

Pellegrino




Pellegrino, nel tuo viaggio
potresti andare lontano,
perchè, pellegrino, è un lungo cammino
quello per scoprire chi sei...


Enya

martedì 26 luglio 2011

La prima candelina del mio Vasetto




Oggi Vasetto di Margherite compie un anno!
E' stato un anno molto bello, non sempre semplice, che però mi è piaciuto condividere. Lo scorso anno mi riproponevo di far vagare il "LaFlautista pensiero" semplicemente, senza troppe pretese: qualche parola, qualche pensiero, qualche foto. A distanza di dodici mesi mi sento di dire che penso di essere stata fedele a me stessa e voglio rinnovare l'intento che mi sono proposta all'inizio: condividere con semplicità. All'inizio non sapevo cosa mi avrebbe regalato questo Vasetto, non sapevo se lo avrei bagnato regolarmente, se lo avrei concimato... ma con il tempo, con pazienza, è diventato il contenitore di terriccio fertile sul quale crescono le mie margherite. Si sono mescolate parole a pensieri, esperienze di vita a fotografie. Vi ho parlato di me, mi sono raccontata, ho cercato di farvi capire il mondo visto dal mio punto di vista, di farvi entrare nella mia musica, nella mia quotidianità di studentessa, volontaria, giovane donnina, persona. Ci sono riuscita? Mi auguro di sì. Grazie a queste mie margherite ho avuto modo di conoscere delle persone molto molto carine che alle volte mi hanno commossa, che lasciano i loro pensieri sotto i miei, che leggono e chissà, sorridono davanti alle mie considerazioni. A loro, cioè, a voi, voglio dire il mio grazie più sincero, per la pazienza con cui quasi ogni giorno leggete i miei pensieri in disordine, quello che non capisco e tutto il resto... ad ognuno regalo un abbraccio, una margherita del mio Vasetto.
C'è una frase, là, sotto il titolo. E' una frase che per quanto mi riguarda quest'anno mi è stata di grande aiuto, che, davvero, mi ha riportata nel sereno quando ero nella pioggia. Ciò che mi auguro è che questo posto sia un raggio di sole, un angolo di cielo terso nei giorni di malinconia e bufera sia per voi che per me.
Concludo così, semplicemente con un sorriso di byte, e vado a rileggermi questo anno condiviso.

Buon Compleanno, Vasetto di Margherite.

Non so trovare un titolo

E poi mi sento come soffocare. Una sensazione tremenda, che più tenti di allontanare più ti si appiccica addosso. Uffa.

lunedì 25 luglio 2011

Mal di denti

Ci mancava solo il mal di denti. Ecchecavolo.

C'è.


Se le cose non vanno come vorresti e le persone non si comportano come dovrebbero non importa. Vai avanti, di felicità, dietro l'angolo, ce n'è anche per te.

domenica 24 luglio 2011

Nessun senso compiuto

Oggi è il 24 luglio ma sembra che sia il 24 ottobre.
Ho passato la giornata con la gente del volontariato all'incontro preparatorio ed è stato rigenerante. Ho rivisto delle persone di cui avevo nostalgia... Mario, zia Lisa, Pier, Anna... giovedì prossimo è più vicino.
Non riesco a fare un discorso di senso compiuto.
Per stavolta spero che mi perdoniate.
Bacini.

sabato 23 luglio 2011

Tra i ciottoli

Questa mattina ho preso il treno e sono andata in un borgo davvero delizioso della mia regione, dove abita una delle mie due amiche disperse, Valentina. Case di sassi, edera sui muri, poche auto, campi e montagne: un altro mondo! Meta principale, ovviamente, la casa della mia amica. Tra chiacchiere, racconti del suo Erasmus in Danimarca, foto di Copenagen le ore con lei sono passate in fretta. E' una ragazza davvero fantastica con cui mi diverto sempre moltissimo, parlo volentieri di qualsiasi cosa. Un'ospitalità inaspettata dalla gente che dicono essere fredda e burbera: tra i ciottoli del tinello mi sono sentita davvero a casa...

giovedì 21 luglio 2011

Ciao Basco Blu


Mancano ancora due settimane alla partenza, è vero, ma piano piano sto sistemando in un cassetto tutte le cose che metterò in valigia. Così ieri ho preso in mano il mio Basco Blu per sistemarlo insieme alle calze bianche, ma mi sono ricordata che quest'anno non sarà con me: sono diventata grande perciò al suo posto avrò il velo bianco, come le altre dame.
Il Basco Blu è forse uno tra gli oggetti più preziosiosi che possiedo.
La prima volta che l'ho visto avevo poco più di 15 anni, ero in una stanzetta della curia, vicino all'ufficio della mia UNITALSI. Un baschetto blu elettrico con una crocetta bianca che dormiva dentro un armadio con le ante trasparenti insieme ad altri baschetti blu. "Il basco è per le volontarie che non sono maggiorenni", mi spiegava quella che sarebbe stata la mia capo-dama, aprendo l'armadio e prendendo il cappellino. "Prova questo, vedi come ti sta". L'ho messo in testa, mi sono guardata allo specchio ed è stato amore a prima vista: mi calzava a pennello, la tonalità di blu mi piaceva, aveva la giusta inclinazione. Da allora non l'ho più tolto. All'inizio non sapevo cosa avrei dovuto fare con quello in testa, cosa mi avrebbe dato, se l'avrei portato ancora. Così, con un'infinità di domande, è cominciata la svolta. Insieme abbiamo portato acqua, suonato, lavorato in refettorio, pianto e riso come dei matti. Perciò mi piace pensare al mio Basco come ad un grande contenitore: porta dentro di sé un milione di cose, soprattutto le persone che negli anni, grazie a lui, ho incontrato: zie e zii, le mie amiche disperse, le mie Velone, la mia amica in carrozzina, compagni di viaggio eccezionali. Persone che mi hanno regalato un pezzetto di loro e a cui, a mia volta, ho dato un po' di me e senza le quali adesso mi sentirei persa.
Contiene i diversi compiti che ho avuto: la musica, l'acqua, il refettorio fino alla responsibilità dell'anno scorso di una decina di baschetti. Il servizio è il centro della giornata di un volontario e, da parte mia, ho cercato di fare del mio meglio, di impegnarmi al massimo perchè sapevo che il mio lavoro avrebbe reso contente altre persone (che, di riflesso, facesse felice anche me, non ho tardato a scoprirlo). Finora tra tutto ciò che mi è capitato di fare il servizio dell'acqua è forse quello che mi rimarrà più impresso: la musica e il refettorio mi sono piaciuti tantissimo, non lo nego, ma dalle taniche da cinque litri l'una che ho scarrozzato in giro per la città ho ricevuto una tra le lezioni più importanti: se il tuo servizio è "solo" quello di dare da bere ad una signora che da sola non riesce, devi farlo al meglio: in quel momento ha bisogno di te e tu devi essere lì, con la tua scorta di acqua e bicchieri. Soprattutto, capisci che il tuo bicchiere d'acqua è importante quanto il resto, anche se ti vogliono far credere che non sia così.
Oltre a questo, il Basco Blu contiene un'infinità di momenti vissuti, sia Laggiù che a casa, per i quali non smetterò di essere grata. Dalle corse su e giù per il treno, all'incontro con la sofferenza, dalle serate "dell'arrivederci" alle camminate lungo il fiume, dai pianti alle risate con le mie amiche disperse, dalla fatica del lavoro all'orgoglio di essere parte di qualcosa di grande, dai tramonti fuori dal finestrino agli arrivi con gli occhi gonfi di lacrime.
"Carpe diem!", cogli l'attimo! Io il mio attimo, l'ho colto. L'ho colto il giorno di circa tre anni fa, quando, per la prima volta, ho messo in testa il mio Basco Blu. Grazie a lui ho visto un mondo che probabilmente non avrei avuto la possibilità di incontrare, sono cresciuta molto, è cambiato il mio modo di vedere la vita.
Ho dato con, e al mio Basco Blu: ho dato lavoro, impegno, fatica, vacanze... lui mi ha ritornato abbracci, gratitudine, amici, emozioni.
Ha regalato tanto, ha regalto tutto. Il suo compito è finito e dorme sulla testa della mia bambola Cipolla mentre tiro fuori dalla busta di plastica i veli.
Comincia una nuova avventura, un nuovo capitolo che non vedo l'ora di scrivere.
Intanto ciao Basco Blu.
E grazie, grazie davvero.

Tutto o niente





"Ci sono due modi di vivere la vita: uno è pensare che niente sia un miracolo, l'altro è pensare che ogni cosa sia un miracolo".


Albert Einstein

Me sa che me toca

Problema muscolare al piede + dermatite (ho scoperto la causa: il cerotto per il problema muscolare non doveva prendere la luce del sole) + tamponamento dell'aiuola + problema muscolare alla spalla = mi sa che 'sto giro affitto una piscina di Laggiù e ci resto un giorno intero.

lunedì 18 luglio 2011

Dermatite

Ho una specie di dermatite dovuta a non so che cosa che non va via neanche col gentalin sul dorso del piede. Ne sentivo la mancanza.

Tutto insieme?

Cioè... io dovrò stare attenta a volante, luci, segnali, pedoni, frizione, cambio, frecce, pedali, semafori e tutto il resto??????????????????????????????????????? Non ce la farò mai... Comunque non mi è neanche morta la macchina.

domenica 17 luglio 2011

Back to life






C'è una musica che in quest'ultimo periodo il mio mp3 impostato sull'opzione "un brano a caso" mi fa riascoltare con insistenza: si tratta di Back to life di Giovanni Allevi. Premetto che il brano mi piace molto, trovo che Allevi sia un pianista che continuerà a conquistarmi per il modo di suonare, ed è stato diverse volte la colonna sonora di numerosi viaggi in corriera, dal verde della campagna in cui abito al grigio della città in cui studio (e viceversa). Dicevo. L'mp3 mi canta sempre questa musica e, sarà l'avvicinarsi del giorno della partenza, ma mi viene sempre in mente il momento in cui per andare Laggiù vado in stazione e salgo in treno, tutto al rallentatore... All'inizio quel mezzo forte mi fa pensare a me, che con la mia valigia arancione scendo le scale del sottopasso che dal parcheggio porta ai binari. Eccomi allora riemergere sorridente, osservare la lunghezza del treno, salutare i primi colleghi arrivati; poi ci sono delle terzine in rallentando, gradini che salgo per portare la valigia al mio posto e sistemarla nel porta bagagli in alto. Il tema viene ripreso e ci sono io che saluto e abbraccio le persone che conosco, che corro incontro a zia Lisa, che sistemo la mia polo, attaccandoci sopra le varie spille che la busta dataci dall'associazione contiene; prendo in braccio mio cugino e chiacchiero con Rina. La musica è un crescendo di volume, mano a mano che l'orario della partenza si avvicina il sorriso diviene sempre più grande, sempre più luminoso. Fino a quando un solo dito si posa su un unico tasto... plin! E' il momento di andare. Sottovoce il pianoforte si infila tra le ultime raccomandazioni che chi resta fa a chi parte e chi parte fa a chi resta. A poco a poco il suono diventa più forte e contemporaneamente il treno comincia a muoversi. Nello stomaco una sensazione breve ma intensa di vuoto...e ora?... Mentre prendiamo velocità agitiamo le braccia fuori dal finestrino, salutando tutti quelli che non partono con noi. Le nostre grida si confondono con il rumore ritmico delle ruote sui binari, la musica sovrasta le immagini. Fino a quando, per un solo, intenso istante, non c'è più musica: non solo Allevi ha alzato un attimo le mani dallo strumento e dalla stazione non si sentono più le nostre urla. Anche dentro lo scomparto, dentro di noi, dentro di me, c'è un attimo di silenzio. Il treno sta curvando, siamo partiti davvero. Il tema riprende mentre entro nello scomparto e tutti cominciamo l'avventura. Ascolto distrattamente i vari saluti, comincio a chiacchierare con le dame dello scomparto, saluto i pellegrini della mia carrozza. Arrivano i carrelli con la pasta, si mangia, poi ci dividiamo i compiti per pulire la nostra parte di treno. La sera arriva presto, tra una passeggiata e una barzelletta, mangiamo ancora, puliamo ancora. Ancora una volta c'è un momento di silenzio della musica e Mario, in quell'istante, dall'altoparlante ci fa ascoltare il Magnificat. Fuori dal finestrino infuoca il tramonto, il cielo è rosa sopra la pianura lombarda. Vorrei poter fermare il tempo... La musica ricomincia, prima piano poi forte, e mi vedo mentre aspetto che i barellieri abbiano finito di tirare giù tutte le cuccette... fanno con calma, loro... Di nuovo il suono del pianoforte si fa più intenso e insieme alle altre sorelle sistemo le lenzuola di cartastoffa, i cuscini dentro le loro federe. Arriviamo a Ventimiglia per il cambio della motrice, una brezza leggera soffia tra i capelli rimasti liberi dalla morsa dello chignon. Un momento per camminare un po' e mangiare un gelato e si riparte. Un improvviso piano della musica ci dice che è ora di andare a dormire. Chiudiamo gli occhi distesi nelle nostre cuccette mentre lo spericolato macchinista francese incomincia la sua folle corsa lungo la Cosa Azzurra, Nizza, Monaco, Marsiglia, ancora verso ovest lasciando a poco a poco il mare alle nostre spalle; Narbonne, Carcassonne, sono nomi ormai familiari, che sento sussurrare piano da una sorella già sveglia. Arriviamo a Tolosa mentre i barellieri ci portano il the e le fette biascottate, in fretta sistemiamo la carrozza, recupero la mia valigia mentre con un diminuendo del pianoforte il suono diventa impercettibile. Il treno rallenta a poco a poco e si ferma, un finto finale ci accompagna. Fuori dal finestrino, la stazione vecchia della città. E'finito il brano? Non ancora. Un sussurro mi accompagna mentre scendo dal treno sul quale ho passato le ultime venti, ventidue ore. Nell'ultima nota mi vedo trascinare il mio bagaglio e camminare verso la corriera che mi porterà in albergo. Bach to life è finita... e adesso? Adesso c'è un'altra musica.

sabato 16 luglio 2011

Al timone



Domani, lunedì 18 luglio 2011 alle ore 18.00, la signorina LaFlautista prenderà in mano un volante per la prima volta.

venerdì 15 luglio 2011

Cosa mi resta




... se c'è una cosa che mi porterò dietro da questi dieci giorni di punto verde speciale sono le mie nipoti. E l'allegria, le domande per nulla scontate che i loro undici anni sanno porre, alle quali, io, talvolta, non riesco a rispondere. Bimbe mie, godetevi le prove, lo scarabeo, la gioia del panino alla Nutella e il fresco del pavimento ancora per oggi. Domani dopo lo spettacolo tutto tornerà com'era prima... o forse no. Forse la borsa dello strumento (che alcune di voi lasceranno in classe, ma spero per poco, e che altre, me compresa, porteranno a casa) sarà più gonfia di esperienze e ricordi nuovi, immagini di sole che scalderanno i vostri giorni di pioggia. L'avervi incontrate ha mi ha permesso di sperimentare una dimensione nuova, di ritrovare in voi pezzetti sparsi di me, che non sapevo di avere o che avevo perso. C'è una storia fantastica che insieme agli altri bambini avete raccontato, la "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare". Vi ricordate cosa dicono Alice-Zorba e Alfonso-Poeta alla fine? "Sull'orlo del baratro ho capito la cosa più importante", inizia Alice. "Che cosa?" chiede Alfonso. "Che vola solo chi osa farlo". Abbiate coraggio di volare, me l'avete detto anche voi... Soprattutto siate contente, e nessuna di voi perda mai il luccichìo che ha dentro agli occhi.
Zia

mercoledì 13 luglio 2011

Non a tutti senza un perchè

I preparativi per la partenza fervono, la sede della mia UNITALSI è un piccolo formicaio organizzato e impaziente di terminare il lavoro che c'è da fare. Così in questi giorni mi sono offerta di dare una mano anch'io al presidente, per accelerare un po' la macchina, per dimostrare quanto davvero tenga a ciò che faccio con le mani e con il cuore. A quanto pare però non a tutti la mia presenza è gradita e per questo sono un po'triste. Non si può essere simpatici a tutti, e fino a qui siamo d'accordo, però vorrei sapere il motivo. Non voglio rubare il posto a nessuno, ci mancherebbe, perchè certi incarichi comportano più oneri che onori, soprattutto non miro di certo a diventare capo-carrozza, segretaria, responsabile-pellegrinaggio... Non mi interessa. Io sono qui perchè questo è un buon ambiente, dove ho conosciuto persone senza le quali ora mi sentirei persa, perchè il mio lavoro realizza un sogno altrui, perchè posso crescere insieme agli altri, perchè capisco che la vita non è solo quella che ho in testa io. Che senso avrebbe allora fare, dare, correre, servire, impegnarsi, se lo scopo non fosse tanto quello di essere felice di ciò che ho appena detto, ma quello di entrare nell'Olimpo dell'associazione e di sedere in uno scomparto della carrozza della direzione? Ciò per cui mi batto ogni volta che ci incontriamo è l'ascolto e la considerazione che mi piacerebbe avere da parte dei veterani. Ho fatto grandi passi avanti, è vero, ma c'è ancora qualcuno che alle mie domande risponde "si è sempre fatto così", oppure "ma tu sei giovane, cosa vuoi saperne?". E questa cosa mi manda in bestia. Spiegatemi perchè no, perchè non si può sistemare la gente in quell'albergo piuttosto che in questo, perchè per piano ci vogliono più di otto dame e del refettorio non importa niente a nessuno. Chi glielo dà da mangiare agli ammalati? Tuttavia, soffoco il grido e vado avanti, anche se mi brucio la gola. Un giorno, quando la misura sarà colma, scoppierò anch'io. Vado a sistemare scatoloni, a presto.

martedì 12 luglio 2011

Cuore

B: "Questa è LaFl..."
S: "Ma sì, sei LaFlautista! Ti ho riconosciuta dal sorriso!"

Momento spettacolare.

Yessssssssss!

Ho preso il foglio rosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

lunedì 11 luglio 2011

Sono diventata zia... adottiva




Qualche giorno fa sono diventata la zia adottiva di Elisa, una bimba di dieci anni che suona il clarinetto. Fino ad ora sono sempre stata io ad "adottare"zii e zie in giro (di loro vi ho parlato più di qualche post fa...), perciò il fatto che qualcuno abbia adottato me mi rende felicissima. La zia adottiva non fa parte dei parenti "di sangue", non importa da quanto la conosci, se ti ha visto nascere o l'hai incontrata ad una riunione del volontariato. Riconosceresti una zia adottiva tra un milione di persone, magari non si fa sentire spesso però sai che ti pensa sempre; ti sorprende con un'email o con un messaggio che ti riempie il cuore di felicità, sulla sua spalla non hai paura e non ti vergogni di piangere e le sue braccia sono sempre aperte per accoglierti in un abbraccio. Il suo sorriso è una fra le migliori medicine e i suoi consigli sono sempre ottimi, vorresti sempre fare qualcosa di speciale per ringraziarla ma capisci che una telefonata ogni tanto le basta davvero... basta sentire quanto è squillante la sua voce dopo aver riconosciuto la tua!
Avere delle zie adottive (o anche degli zii adottivi, certo) è una cosa fantastica... ed esserlo lo è altrettanto.
Bacini alle zie e agli zii sparsi per il mondo... (e anche a mia nipote).

domenica 10 luglio 2011

Siamo alle solite



Ho paura, ho la testa fra le nuvole, voglio dormire, ho mal di testa, la nausea per l'agitazione. Non ho voglia di gridare, voglio partire... uff, che complicata.

Un punto verde diverso

La scorsa settimana è cominciato il punto verde della banda. Si tratta di due settimane che la mia banda organizza per i bambini, durante le quali imparano a suonare uno strumento e a mettere in scena uno spettacolo teatrale. Dunque non solo gioco, ma anche impegno e studio. Lo spettacolo di quest'anno è "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" e i bambini si alterneranno sul palco: mentre metà di loro reciterà, gli altri suoneranno dei brevi interventi musicali insieme alla banda grande e alla banda piccola e poi si scambieranno. Quest'estate le organizzatrici del punto verde hanno incastrato anche me... a dir la verità non ci volevo andare, soprattutto perchè non pensavo di essere capace a stare con dei bambini. E invece... la prima settimana è andata più che bene, con l'aiuto della maestra di flauto ho insegnato a suonare il flauto traverso a nove bambini. Alcuni sono così piccoli che non riescono a mettere le dita su tutte le chiavi del flauto, così al posto della testata normale ne abbiamo montata una ritorta. E' stato qualcosa di fantastico sentire il loro primo suono uscire dallo strumento, all'inizio incert0 poi mano a mano più sicuro... emozionante!

sabato 9 luglio 2011

E' semplice



Essere tornata qui mi rende particolarmente contenta.

Intervista

Un' altra cosa che mi è capitata in questo periodo è stata quella di rilasciare un'intervista (sono importante eh! ;) ) ad un giornale locale. Si è parlato di come impiego la mia estate, in particolare dell'impegno nel volontariato (lo speciale infatti riguardava il mondo della solidarietà estiva e i giovani impegnati nel sociale). Sono stata mezz'ora al telefono con la giornalista, abbiamo parlato, si è informata... è stato strano, ad essere sincera. Non so come spiegare... Quando il venerdì è uscito il giornale con la mia intervista e la mia foto ero davvero molto molto contenta... ho fatto anche questo.

venerdì 8 luglio 2011

Testimonianza

Un pomeriggio ricevo una telefonata da Anna Maria, la mia amica in carrozzina. Mi chiede una testimonianza delle mie estati Laggiù per gli animatori del GREST del suo paese. Sono un po' titubante, non sono brava a parlare in pubblico, soprattutto a dei ragazzi della mia età, soprattutto di cose così personali... tuttavia accetto, un po' per farle un piacere e un po' per mettermi in gioco. A dir la verità non ho idea di come incomincerò a parlare e non so cosa dirò. Non è semplice parlare di un'esperienza del genere davanti a tante persone... però poi ecco che mi si accende la lampadina!
Una settimana dopo all'ora stabilita vado all'incontro e porto con me una borsetta contenente tre oggetti. Vedo subito la mia amica che mi aspetta fuori dall'oratorio e corro da lei. L'ansia sale sale sale... ma non devo aver paura, mi dice lei. E' vero: se hai Anna vicino c'è poco da temere. Poi scopro che alla serata sarà presente anche il presidente della mia UNITALSI: dovrò davvero fare bella figura. Piano piano i ragazzi si siedono davanti a me. Li osservo. Cosa si aspettano che dica? Poi penso che non importa se si aspettano qualcosa: mi hanno chiesto la mia esperienza e io di questo parlerò. La serata inizia, Anna Maria si è sistemata accanto a me, alla mia sinistra; alla mia destra invece siede il presidente.
Comincio a parlare presentandomi brevemente. Ciao, sono LaFlautista, ho 18 anni e la prima volta che sono andata a Lourdes è stato perchè la nonna mi ha obbligata. Sembra funzionare: mi guardano incuriositi. Non ci volevo proprio andare, però ero curiosa di sapere cosa ci trovava nonna nell'affrontare un viaggio del genere. Sono salita sul treno, ho passato una settimana in Francia e quando sono tornata a casa la prima cosa che ho detto a mamma è stata: "io l'anno prossimo ci torno". Li ho in pugno, sembra promettere bene! Poi, uno alla volta, tiro fuori i miei tre oggetti per far capire loro perchè ho cambiato idea. Il primo oggetto che ho portato è un paio di orecchini a forma di margherite (avevate dubbi? ;) ) che mi hanno regalato le mie due amiche disperse Francesca e Valentina. Cosa c'entra un paio di orecchini con Laggiù? Le amicizie che si stringono, le conoscenze che si fanno. Un viaggio di questo tipo comporta il confronto e la collaborazione con persone molto diverse tra loro per età, mestiere, esperienze di vita. Si creano legami che a poco a poco diventano insolubili, si scoprono persone eccezionali. Ho avuto modo di scoprire compagni di viaggio con i quali mi sono divertita un mondo, gente incontrata per caso, senza la quale ora io sarei davvero persa. Il secondo oggetto che ho estraggo dalla borsetta è un cerotto. "Perchè un cerotto?" sembrano chiedersi. Il cerotto simboleggia la sofferenza. E'impensabile parlare di Lourdes senza parlare di dolore. La prima cosa che noti in un posto del genere è la grande concentrazione di carrozzine, la sofferenza che ti passa accanto. La cosa che più mi ha destabilizzata era che quello non era un dolore triste come quello che tante volte avevo visto in ospedale. Era un dolore diverso, più sereno. Ho capito che quelle persone non erano lì con l'intento di chiedere un miracolo ma solo con la speranza di ricevere un aiuto per sopportare questa sofferenza. Soprattutto ho capito che anche chi ha le gambe che non funzionano ha molto da dare: è la testa che ti ferma, non l'essere seduto su una carrozzina. Il silenzio è pressochè tombale. Ma saranno svegli? L'ultimo oggetto che ho portato è il mio Basco Blu, il contenitore di tre anni di viaggi, da quest'anno avrò anch'io il velo perchè sono maggiorenne. Parlo loro del mio servizio, dei compiti che ho svolto negli anni. Stringo il mio Basco forte. Ha dato tutto, lui... soprattutto mi ha dato amicizia. [Ci sarà un post più avanti dedicato solo e soltanto a lui]. Parlo parlo parlo... e senza che me ne accorga arrivo alla fine. Non so come ho fatto non so cosa ho detto. Mi giro verso Anna Maria e vedo che le scendono due lacrimoni dagli occhi. Ma sono stata io? Poi guardo il presidente e mi fa l'occhiolino. Allora è andata proprio bene. La serata si conclude con qualche domanda, tanti sorrisi ed un applauso. Salgo in macchina col presidente per tornare a casa, ad un certo punto si gira verso di me, mi squadra con il suo solito modo da "finto burbero", sorride e dice: "ottimo lavoro, LaFlautista".
Per me non c'è premio migliore.

Assente giustificata

Sono tornata!!!
Beh, in realtà non mi sono proprio mossa. La mia chiavetta internet ha dato segni di squilibrio, perciò sono stata due settimane senza possibilità di connettermi e scrivere qui. A dir la verità è stato anche utile per "disintossicarmi" da internet.
In questo periodo sono successe un mucchio di cose... ve le racconterò poco per volta.