"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

mercoledì 29 maggio 2013

Regali

 
[Una calle]
 
Il mio primo anno di università è finito oggi, dopo quattro ore di attesa in un'aula calda e quaranta minuti di esame: venti miei e venti di una mia compagna di avventure. Me la sono cavata con un voto decente scarabocchiato su un foglio a quadretti (io appartengo alla generazione del libretto telematico) e un "le metto questo per non rovinarle la media". Incasso ed usciamo. E' finita. Ho dato tutti gli esami, niente strascichi a settembre, niente bocciature, una media rispettabile. Sono stati otto mesi bellissimi. "Ari, si festeggia!", dico alla mia amica. E lei: "Succo di frutta (il nostro classico dopo gli esami) o gelato?" .  Siamo sopravvissute ad un anno di università, ci meritiamo un cono bacio e cioccolato fondente da GROM. E la leggerezza mi invade, ci invade, saltelliamo come ragazzine all'uscita da scuola, le calli non sono più inghiottitoi chiusi, ci lasciamo trasportare dai progetti per l'estate, facciamo rivivere i momenti più belli di questi mesi intensi e nuovi, chiacchieriamo senza sosta, scopriamo un nuovo itinerario, e in men che non si dica arriviamo in stazione. Abbiamo ancora cose da dirci, riflessioni idiote da condividere. Ma lei tira fuori dalla sua borsa verde un pacchetto per me, un libro, lo riconosco al tatto. E' "La vita accanto" di Mariapia Veladiano... bellissimo, l'ho finito in treno.
E poi. Poi la mail di un ragazzo disabile che è stato mio compagno di viaggio durante il per-CORRERE di due settimane fa, in cui dice che il momento che lo ha colpito di più è stata "l'accoglienza di Chiara, non tanto i tre giorni in sé..." . Sono cose che mi allargano il cuore, segnali che mi dicono che la strada intrapresa è quella giusta, sono gesti che mi fanno sentire amata. Capisco, ancora una volta, che non si tratta semplicemente di "tirar su le maniche e organizzare qualcosa", ma di fare, essere, amare a modo mio. Lo dicevo qualche mese fa, lo riscopro oggi.
E poi. Poi si programma per venerdì una cena nella casa romana di Ciuffina a base di allegria e idiozie: otto invitati (colleghi-amici) provenienti dall'intera Penisola, provviste praticamente infinite, in sei ci fermiamo a dormire lì. Perché non ha senso andare in albergo dato che a casa di zia c'è spazio per tutti. Ci stiamo mettendo d'accordo in chat (il Cielo benedica Whatsapp!) e non dico quanti messaggi ci sono voluti per decidere cosa mangiare di primo... C'è chi porta il vino, chi la cioccolata, chi la pasta, chi prepara i segnaposto... io porto muffin e torta: sabato si festeggia!!! Sono gasata al massimo, ovviamente, e non vedo l'ora di incontrarli.
E poi. Poi c'è una partenza dietro l'angolo, un'altra cena in programma con un'amica delle elementari, delle gite fuori porta, un progetto bellissimo, libri da leggere, film da guardare, giornali frivoli e piacevoli da sfogliare, fiori da comprare, biscotti da mangiare, budini al cioccolato da condividere, coinquiline da cercare...
Mentre guidavo per tornare a casa e pensavo a tutte queste cose, Allevi, dall'autoradio, ha cominciato a suonare solo per me "Come sei veramente". Tempismo perfetto, Giovanni. "Hai il mondo in mano!" mi sono sentita dire spesso negli ultimi tempi... Il pianoforte invadeva la macchina, io ero piena di pensieri positivi, la sagoma azzurrina delle montagne si stagliava fedele alla mia destra: io non solo ho il mondo in mano, ma trabocca dalle mie tasche, scappa fuori dalla borsa, mi avvolge come una sciarpina quando c'è vento.
I miei vent'anni (meno qualche giorno... al momento sono ancora una teenager ;) ) sono pieni di tutti questi regali che non credevo davvero di meritare.  

lunedì 27 maggio 2013

Disperation

Ridarella nervosa davanti ai libri e alle dispense che dovrei sapere... ragazzi, per fortuna (se il Cielo vuole) questo è l'ultimo sforzo.
* parte la danza del 18 *

domenica 26 maggio 2013

Non so più come incoraggiarmi

 
[fonte foto: web]
 
Dai, Chiara, studia. Ripeti da capo tutti gli appunti ancora una volta. Dai che è solo mezzo quaderno... più dispensa e libro incomprensibile, va bene. Almeno una paginetta, almeno un capitoletto. Poi puoi mangiare il budino alla cioccolata e stravaccarti sul divano. Dai, forza che è l'ultimo esame, ok, la materia non è proprio bella come credevi, ma impegnati e avrai l'estate libera. Solo un ultimo sforzo e mercoledì sarà tutto finito. Veramente. Dai che ce la fai. No, non è vero che non sai niente, è tutta una palla, però bisogna ripetere ancora. Almeno sfoglia il quaderno, dai. Se hai superato gli altri sette potrai fare anche questo, però impegnati un po'. Rimettiti sui libri, forza.  
 
MAIONONCELAFACCIOPIU'BASTABASTABASTABASTABASTA!

sabato 25 maggio 2013

La mia Penìa

 
[fonte foto:web]
 
Nel Simposio di Platone Socrate racconta che per la nascita di Afrodite gli dei diedero una grande festa e dopo il banchetto, Pòros, la ricchezza, ubriaco fradicio, andò a riposarsi nel giardino di Zeus. Proprio in quel momento passò lì accanto a mendicare Penìa, la povertà, segretamente innamorata di Pòros ed esclusa dalla festa divina. Nella speranza di rimanere incinta di Pòros, Penìa giacque con lui e dalla loro unione nacque Eros.
 
La Penìa che conosco io non assomiglia molto a quella del mito narrato da Socrate. E' una mendicante e passa le sue giornate seduta fuori dalla casa di Pòros ad aspettare un segnale dall'interno, un invito ad entrare. Penìa non vuole essere invadente, ed è per questo che, le poche volte in cui a fatica riesce ad alzarsi poi non preme il tasto del citofono. Se ne sta lì, occhi fissi verso il basso e coperta blu sulle spalle, in silenzio. Da quella posizione ha imparato a conoscere Pòros: ora sa distinguere il suo tono di voce, i suoi passi, il rumore della sua macchina (embè? Ve l'avevo detto che la mia Penìa era diversa da quella di Socrate!), la sua felpa tra le altre. C'è sempre un gran via vai, davanti a quella casa e tutti si sono accorti di lei, ma questo la imbarazza molto. Anche Pòros ha notato la sua presenza e qualche giorno fa le ha regalato un bignè al cioccolato, uno di quelli con la glassa marrone sopra e la crema morbida dentro, di cui Penìa va ghiotta. Quella era stata una giornata più difficile delle altre e Penìa aveva divorato il suo pasticcino, credendo che avere un bignè significasse possedere tutto il vassoio, tutto il rinfresco, tutta la dispensa e il cuore di Pòros. La mia Penìa è rimasta fiduciosa davanti alla porta, sperando di vederlo uscire da un momento all'altro con qualche altro regalo per lei. Pòros le è passato davanti con in mano un cartone delle torte molto grande, quello rosa con la quattro alette da incastrare che ti danno in pasticceria. Ma Pòros non si è fermato, è andato oltre, lasciandole in dono solo uno sguardo. E Penìa ha capito. Stupidamente pensava che aspettare fosse già un po' amare e che un pasticcino potesse saziare la sua fame. Ma per saziare una fame così grande ci vogliono pasta e bistecche, non uno stupido dolcetto. Con fatica e tristezza la mia Penìa si è alzata e ha deciso di lasciare la casa di Pòros. Lungo la via, è sicura, troverà qualcuno che la farà sedere alla sua tavola e le darà da mangiare una  cotoletta alla milanese come Zeus comanda.

venerdì 24 maggio 2013

Lo stupore per i pensieri luminosi

 
[fonte foto: web]

"La giovinezza non è un periodo della vita, è uno stato d'animo che consiste in una certa forma della volontà, in una disposizione dell'immaginazione, in una forza emotiva; nel prevalere dell'audacia sulla timidezza e della sete dell'avventura sull'amore per le comodità. Non si invecchia per il semplice fatto di aver vissuto un certo numero di anni, ma solo quando si abbandona il proprio ideale. Se gli anni tracciano i loro solchi sul corpo, la rinuncia all'entusiasmo li traccia sull'anima. La noia, il dubbio, la mancanza di sicurezza, il timore e la sfiducia sono i lunghi anni che fanno chinare il capo e conducono lo spirito alla morte. Essere giovane significa conservare a sessanta o settant'anni l'amore del meraviglioso, lo stupore per le cose sfavillanti e per i pensieri luminosi; la sfida intrepida lanciata agli avvenimenti, il desiderio insaziabile del fanciullo per tutto ciò che è nuovo, il senso del lato piacevole e lieto dell'esistenza. Resterete giovani finché il vostro cuore saprà ricevere i messaggi di bellezza, di audacia, di coraggio, di grandezza e di forza che vi giungono dalla terra, da un uomo o dall'infinito. Quando tutte le fibre del vostro cuore saranno spezzate e su di esse saranno accumulati le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo, è solo allora che diverrete vecchi e possa Iddio aver pietà della vostra anima".
 
 
Il pensiero è tratto da una lapide al Parco di Sigurtà (Valeggio sul Mincio, VR)

mercoledì 22 maggio 2013

Tre giorni (ciò che resta è l'essenziale)

 
Cielo azzurro, colline verdi, un nastro grigio che si perde tra esse, un pulmino bianco e Avrai di Baglioni cantata a squarciagola con due amici: degna conclusione di tre giorni intensi, a tratti difficili, ma assolutamente meravigliosi vissuti in compagnia di altri 700 ragazzi, 46 dei quali "miei".
Tre giorni per incontrare gli amici del resto d'Italia, per festeggiare la laurea di Ciuffina (collega e amica) e il matrimonio imminente del "miniVale", per seminare ancora, per raccogliere già qualche frutto, per dare nuova energia a questa nostra missione, per mettersi alla prova ancora una volta, per "portare un cuore giocondo fino ai confini dei confini del mondo".
Tre giorni di fotografie, tisane, sciarpe, musica, pensieri, problemi da risolvere, telefonate, danze, risate, chilometri, passi, festa, mare, qualche goccia di pioggia, sogni e caramelle.
Tre giorni per per-CORRERE una via che stiamo disegnando da noi, in un processo di successi ed insuccessi, amarezze e grandi gioie, entusiasmo e molto amore.
Tre giorni per dire ancora sì a questo compito affidatomi e affidatoci, ai miei ragazzi, ai miei compagni di viaggio, alla speranza e alla gioia vera, al mettersi in gioco, sognare e osare.
Tre giorni per dimostrare innanzitutto a me stessa che posso farcela, che le difficoltà si superano se affrontate insieme, che non sono sola.
Tra questi pensieri ancora così disordinati mi viene da dire solo grazie. A chi mi ha sopportata, a chi si è presentato puntuale, a chi (in modi diversi) ha contribuito a costruire il nostro pannello con il leone, a chi ha montato e smontato gazebi, a chi, per consolarmi, mi ha regalato una caramella, a chi ha asciugato le mie lacrime nervose, a chi è salito con me sulle giostrine dei bambini, a chi si è fatto fotografare dentro ad un bagno chimico, a chi ha portato i cappelli meravigliosi che ci siamo passati tutti di testa in testa, agli autisti, a chi ha portato le coperte, a chi ha portato tutto l'occorrente per un tisana-party all'una di notte, a chi mi ha aiutata a sciogliere i vari nodi, anche quelli che si sono presentati ben prima della partenza, a chi si è fatto in quattro per darci modo di vivere questi momenti splendidi, a chi, con l'ultimo abbraccio, mi ha letteralmente tolto il fiato.
Cosa resta di questi tre giorni?
"Grazie a superChiara, che ci ha accolti e accompagnati, ma soprattutto, nonostante noi, non ci ha mai rinnegati e ci ha sempre chiamati "suoi". Santa subito". Ecco, resta l'essenziale, ciò che è importante: restano i miei ragazzi e la certezza che sto per-correndo la via giusta con dei compagni di viaggio davvero eccezionali.

giovedì 16 maggio 2013

Fatto!

* Stampa del diario di campo per l'esame di antropologia sociale di lunedì: fatto
* Stampa dei partecipanti all'incontro di domani: fatto
* Stampa della room list: fatto
* Stampa delle piantine delle città: fatto
* Stampa del programma: fatto
* Valigia: fatta
* Trovare un volontario generoso che guidi un pulmino: fatto
* Imballare un pannello decorato: fatto
* Recuperare delle coperte: fatto
* Accordarsi per il ritrovo: fatto
* Accordarsi per il ritrovo bis: fatto
* Registrarmi mentre ripeto gli appunti per studiare in viaggio: fatto
 
Ok, posso partire tranquilla... o quasi. 

Ogni guerriero della luce

Ogni guerriero della luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.
Ogni guerriero della luce ha tradito o mentito in passato.
Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.
Ogni guerriero della luce ha sofferto per cose prive di importanza.
Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere un guerriero della luce.
Ogni guerriero della luce ha mancato ai suoi doveri spirituali.
Ogni guerriero della luce ha detto "sì" quando avrebbe voluto dire "no".
Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.
Perciò è un guerriero della luce: perché ha passato queste esperienze e non ha perduto la speranza di essere migliore.
 
"Manuale del guerriero della luce"
P. Coelho

mercoledì 15 maggio 2013

Io, onda


L'anno scorso, in questo periodo, aspettavo che  un'onda di ragazzi vestiti con maglie blu e sciarpe colorate si infrangesse sulla battigia della mia regione. Con l'incubo degli esami di maturità all'orizzonte, ero preoccupata, spaesata, non avevo idea di come muovermi e l'unica (ma più importante) certezza che avevo è che, qualunque cosa fosse successa, non sarei stata sola. Non sono sola non sono sola non sono sola. Ripetendomi questo mantra sono, anzi, siamo riusciti a portare a casa un bel successo. Quell'incontro mi ha lasciato tanti nuovi amici, tanti bei ricordi e la consapevolezza di avere capacità che non credevo di possedere.
E' dunque trascorso un anno durante il quale ho vissuto svariate esperienze, mi sono messa alla prova, ho conosciuto meglio i miei ragazzi e i meccanismi che tengono insieme questa enorme macchina. Insomma, sono cresciuta.
Oggi, dodici mesi dopo, di quell'onda faccio parte anch'io: vengo da lontano e sto per infrangermi sulle coste del mar Tirreno. Nella mia parte di mare c'è più di qualche rifiuto, sabbia e sassi, i pesci sono piuttosto rari, ci sono molte alghe marroni. Ho paura, molta paura: ho la sensazione che invece di sostenere le barche, queste vengono risucchiate giù e non so se sarò in grado di affrontare i venti contrari. Perché puoi avere quanta esperienza vuoi, ma ogni tempesta è uguale solo a se stessa.
Eppure, nella parte più profonda di me, sento la spinta ad andare laggiù, verso la costa che scorgo in lontananza.
E so che l'impatto con quegli scogli non farà male, ma sarà gioia vera.

lunedì 13 maggio 2013

Messaggio di fratellanza

 
"La terra è un solo paese:
siamo onde dello stesso mare,
foglie dello stesso albero,
fiori dello stesso giardino".
 
[Foto scattata al Parco di Sigurtà a Valeggio sul Mincio (VR); la frase è tratta da un tempietto dello stesso parco.]

Mia nonna


"Se ghe fusse un teremoto, to' nona la se salvarie".
Così dice mio nonno di sua moglie e in effetti non ha tutti i torti: mia nonna non è l'angelo del focolare che prepara gustosi manicaretti, cura i fiori e crea merletti... tutto questo, a casa mia, è compito di mio nonno. Lei odia spignattare, bagnare le piante e stare seduta a girare fili tra le mani, non sopporta le smancerie e farsi bella. "No l'è roba par mi", mi rispondeva quando da bambina le chiedevo di cucinare insieme una torta. Il suo ambiente naturale è la macchina, gli uffici di qualsiasi ente, le scartoffie della posta, gli ambulatori medici, l'asfalto. Tra tutte queste cose si muove come un'anguilla nel fiume, rapida e scattante. Dribbla code e impiegate incompetenti, scansa ticket e sportelli inutili, in ogni ambiente conosce qualcuno (direttore, infermiera, commercialista...) che le permette di non perdere tempo: "Dighe che te si la nevoda dea Gina e te vedarà che i te fa el sconto". E in effetti è sempre così... "nevoda dea Gina" è la parola magica che apre la caverna di Alì Babà.
... Da mia nonna non ho imparato a cucinare le crostate, ma come compilo io i bollettini postali non li compila nessuno!
Felice compleanno nonna!

sabato 11 maggio 2013

Somewhere over the rainbow


Nuvole, vento, pioggia e freddo hanno accompagnato questi ultimi giorni e si direbbe che sia novembre, non maggio. Insomma, sembra proprio che la primavera abbia voglia di farsi vedere. A dir la verità anche dentro di me questi sono stati giorni un po' grigi, in cui mi sono sentita più come un fiume pigro e stanco che come un torrente zampillante. Colpa del tempo, dice la nonna, e forse non ha tutti i torti. Eppure, fuori, questo è un periodo vorticoso e frizzante: sto studiando per alcuni esami, ho visitato dei musei incredibilmente belli nell'Urbe, presto andrò a visitare un giardino enorme che sogno da diverso tempo, altrettanto presto parteciperò ad un incontro con altri 800 ragazzi, poi ci saranno riunioni e incontri per progetti meravigliosi. Mi sono sentita scoordinata, ma credo che capiti a tutti, di tanto in tanto.
Questo pomeriggio, una sorpresa: alzando la testa dagli appunti e voltando pigramente lo sguardo verso la finestra ho visto un arcobaleno meraviglioso. Allora ho afferrato la macchina fotografica e sono corsa in terrazzo a scattare una foto dopo l'altra, contenta come una bambina per il solo fatto di avere davanti agli occhi uno spettacolo fantastico. Il sereno è tornato fuori e dentro di me. E allora ho ripensato ai pennelli di mio nonno, sporchi di tempera e sparsi un po' ovunque nel suo studio. Mi è tornato in mente lui, dipingeva e sorrideva... e questo è stato una medicina. E' per questo che mi piacciono gli arcobaleni: mi mettono di buon umore perché significa che le cose brutte se ne stanno andando e abbiamo un'altra occasione per essere felici. Quei colori ti danno il senso della prospettiva di un mondo nuovo, di una terra promessa che aspetta di essere vissuta, è come se terra e cielo avessero finalmente fatto pace.
Somewhere over the rainbow....

sabato 4 maggio 2013

4 su 4

 
Quattro progetti cominciati, quattro progetti finiti... che sensazione fantastica!
 
*quattro quarte di copertina da preparare per un esame;
*una ricerchina sul Lapis Satricanus (un'epigrafe del VI - V secolo a. C. ) da scrivere per la gita nell'Urbe con la classe di epigrafia e storia romana;
*una ricerca sul campo  per il corso di antropologia sociale su un aspetto del turismo a Venezia che mi ha fatto sudare quattro camicie (in breve: un mese di tempo, scelgo un tema, comincio la mia ricerca sul campo, il direttore del museo dove compio la mia ricerca non risponde alle mail che gli spedisco, passano due settimane e non mi riconferma il permesso per continuarla, disperazione, cambio tema, vendo un rene per andare a bere il caffè in Piazza San Marco, trovo le informazioni, scrivo il diario di campo,  comincio a riempire un foglio di word delle prime cose che mi vengono in mente, mi documento storicamente, leggo gli articoli di antropologia che la prof ci ha assegnato alla ricerca disperata di qualche riferimento, guardo integralmente Il Milione di Marco Paolini su youtube, continuo a scrivere la tesina, finisco di scrivere la tesina);
*un cartellone da portare al prossimo incontro nazionale dei ragazzi.
 
Sono stravolta.
Domani si fa vacanza.


venerdì 3 maggio 2013

No words


"L'amore ci farà a pezzi"