"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

martedì 31 agosto 2010

Fissando le mie scarpine

Ieri sera, al cinema, con le amiche. Totale: cinque persone compresa me. Sullo schermo: Shrek 3. Bel film, sia per i bimbi che per gli adulti, dato che ha sempre qualcosa da insegnare... "Tu hai tutto e l'unico che non se ne rende conto sei tu". Ecco. Tanto per chiarire.
Ma il discorso non è questo.
Intervallo.
Sedute alla mia sinistra due mie amiche che parlano tra loro fitto fitto di mamme e morosi.
Alla mia destra le altre due che parlano, anche loro, fitto fitto. Ma di ciclismo.
Io al centro. A parlare di niente. Sola. A fissare le mie ballerine bianche col fiocco, le gambe fasciate nei miei jeans preferiti.
Sullo schermo bianco, io creo il mio film.
Si vedono nonni, zii, genitori, amici, il mio flauto, il mio treno, il mio cane. C'è posto per tutti.
Ma sono amareggiata, sinceramente.
Perchè a sinistra si continua a parlare di morosi e a destra di ciclisti.
La parte del film in cui io mi arrabbio me la tengo per me. Tanto non importa.
E quando alla fine, arriva il momento dei saluti, mentre le due "coppie" si baciano e si abbracciano, io fisso sconsolata le mie scarpine.
Arriva anche il mio momento. Alla fine. Quando tutte hanno esaurito i loro abbracci tra loro e a me rimane solo una debole pacca sulla spalla. Ecco.
In macchina lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Una lacrima scende. Non voglio voltarmi per nessun motivo.
Penso.
Penso al sole.
Torna un timido sorriso.

domenica 29 agosto 2010

La prima volta all'opera

Prendete una notte di fine estate, aggiungete qualche ora di corriera, una manciata di curiosità, due o tre stelle, un cucchiaio grande di folklore. Mescolate con forza, e mettete in forno tre ore a 20 gradi. Servite su un piatto caldo, abbondate con la musica sulla la torta e con un'ugola scriveteci sopra "Il trovatore".
Ecco. Questa è la ricetta della mia prima volta all'opera. Che è stata ieri, per la precisione. All'Arena, per essere ancora più dettagliati.
Non ero mai stata a Verona e devo dire che il poco che ho visto mi ha colpito parecchio. La piazza antistante l'Arena sembra molto a Prato della Valle di Padova, forse per la forma allungata e i palazzi che la circondano. Ho sorriso alla vista di qualche giovane gladiatore che per arrotondare un po' si faceva fotografare con i turisti... aveva un "che" di romano, questo. Perchè, lettore, non dimentichiamoci del fatto che l'Arena non è stata costruita per ospitare il Festivalbar o, appunto, "Il trovatore" e l'"Aida". Lì dentro si davano battaglia uomini e animali e alla fine, dalla tribuna d'onore, si decideva la morte di questo o quel gladiatore, cristiano o bestia. Pensare a questo mente salivo le scale per prendere posto mi ha impressionata, a dir la verità.
La compagnia con cui sono andata è esperta, in fatto di opera.In particolare il signor Attilio, che è più di vent'anni che passa i suoi fine settimana della stagione venendo qui. Attrezzato con ogni genere di cuscini, impermeabile in caso i pioggia, frutta, acqua... un vero intenditore. Con Patrizia ed Elisa, invece, ho commentato gli abiti delle signore che prendevano posto in platea. Credo che questa sia stata la parte più divertente del giorno.
Insomma, dopo un totale di più di tre ore di attesa, si sono abbassate le luci. L'Arena, dalla mia posizione sembrava un cielo stellato. Inutile dire che dell'opera ho capito solo che alla fine una donna muore, che ci sono degli zingari e... basta. Prima di assistere ad uno spettacolo del genere bisogna sapere la trama, conoscere i caratteri principali... peccato che l'ho scoperto a appena è iniziato il tutto. La mia attenzione, ovviamente, era tutta per l'orchestra e in particolare per il flautista che qualche volta s'è fatto sentire con dei sonori acuti. Quanto mi sarebbe piaciuto essere al suo posto, per una sera! Suonare in una grande orchestra, sotto il cielo, davanti a così tante persone... soprattutto suonare così bene, cavoli, quello sì che mi piacerebbe. La parte che mi è piaciuta di più è stata il ballo degli zingari all'inizio. Un po' per i colori degli abiti, le danze, e un po' anche perchè ho suonato anch'io con la mia banda "il coro dei gitani" mi ha emozionata parecchio. Scenografie meravigliose, abiti stupendi, musica da brivido. Un altro momento che mi ha colpita è stato quando una parte della scena (una torre) si è aperta in due, lasciando ammirare all'interno la veduta di una cattedrale. A quel punto sono comparse dei figuranti con ungrande cero acceso in mano. Io sono rimasta a bocca aperta.
E' stata una gran bella esperienza, questo sì. Magari da rifare l'estate prossima, sempre all'Arena. Ecco, un ultimo ricordo d'estate: la prima volta all'opera.

venerdì 27 agosto 2010

Care Velone...

Care Giulia, Maria, Lina, Attilia, Raffaela; in una parola: Velone carissime,
come state?
Io sto bene, fra poco comincia la scuola e piano piano riprendo i libri di latino e greco in mano pensando a quella bella settimana vissuta insieme...
E' stato bello rimettere il basco in testa, riprendere il treno pronta per vivere una nuova avventura. E sono felice del fatto che voi siate state una parte importante di questa mia avventura. Il mio servizio in refettorio è stato più piacevole perchè sapevo che al mio tavolo c'eravate voi. Siete riuscite a strapparmi qualche sorriso, con qualche battuta e con qualche complimento, mi avete regalato un pezzetto, piccolo ma prezioso, delle vostre vite e del vostro mondo. Ho ritrovato nel vostro gruppetto un clima familiare che mi ha dato modo di raccontarvi qualcosa di me e della mia giornata. Voi siete state linfa vitale per il mio lavoro, linfa, questa, che mi ha permesso di andare avanti e indietro infinite volte in cucina.
Per tutto questo: grazie grazie grazie.
Cosa vi ha lasciato Lourdes?
A me ha dato nuove conoscenze, nuovi "zii" adottivi, consapevolezza di quel che riesco a fare, voglia di sperare di vedere i miei desideri avverarsi, tanti bei ricordi su cui tornare con la mente quando sarò giù di morale. Insomma: nuova forza per affrontare un altro intenso anno.
La mia settimana è andata bene, nonostante tutto. Nonostante il mal di gambe, i turni, il lavoro, le taniche da riempire ogni giorno, nonostante qualche collega poco gentile. E'andata bene perchè non ho avuto paura di piangere sulla spalla di una signora dolcissima, perchè ho incontrato voi, perchè non ho pensato alle difficoltà che ho a casa, perchè per quanto mi riguarda Lourdes è il posto più bello del mondo.
"Non ti annoi mai ad andare sempre a Lourdes?" , mi sento chiedere spesso. In realtà mi annoio di più a rispondere che no, anzi, torno volentieri ogni volta.
Voi avete visto quello che c'è. Racontatelo, per quanto possibile, ai vostri cari. Perchè so che non ci sono parole per descrivere gli incontri, il silenzio della Grotta, il clima di amicizia. Dite loro che Lourdes non è solo l' "Ave Maria" recitata davanti alla Grotta. Lourdes è salire sul treno, è rendersi conto della propria fortuna davanti a casi drammatici, è sapere di non essere soli, è l'abbraccio, il sorriso di coloro che incontri. Lourdes è sentirsi un po' a casa.
Velone mie, ricordatevi di me, ogni tanto, quando andate al ristorante e vedete una giovane cameriera.
Penserò a voi nei giorni di pioggia di quest'anno: sarete il sole nella tempesta, porterete il sereno nel cuore.
Concludo così.
Un sorriso e un abbraccio,

con affetto,

LaFlautista

giovedì 26 agosto 2010

Madre Teresa

Cent'anni fa nasceva Madre Teresa di Calcutta.
Una donnina piccola, dal cuore enorme. Povera, ma ricca d'amore.

Il giorno più bello? Oggi
L'ostacolo più grande? La paura
La cosa più facile? Sbagliarsi

L'errore più grande? Rinunciare
La radice di tutti i mali? L'egoismo
La distrazione migliore? Il lavoro
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento
I migliori professionisti? I bambini
Il primo bisogno? Comunicare
La felicità più grande? Essere utili agli altri
Il mistero più grande? La morte
Il difetto peggiore? Il malumore
La persona più pericolosa? Quella che mente
Il sentimento più brutto? Il rancore
Il regalo più bello? Il perdono
Quello più indispensabile? La famiglia
La rotta migliore? La via giusta
La sensazione più piacevole? La pace interiore
L'accoglienza migliore? Il sorriso
La miglior medicina? L'ottimismo
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto
La forza più grande? La fede
La cosa più bella del mondo? L'amore.


Madre Teresa

lunedì 23 agosto 2010

Maestra maestra...

Dopo diversi anni, oggi, ho incontrato al mercato la mia maestra di matematica delle elementari. Un salto indietro nel tempo, nell'epoca dei primi temini, delle prime operazioni, dei giochi, delle prime scoperte, delle ricerche sugli Stati... La mia maestra non è cambiata per niente: è sempre una bella signora, sembra che il tempo, su di lei, non abbia agito. Invece io sono diventata grande, sono cresciuta... Quando le ho detto che frequento il liceo classico lei mi ha detto che "non avrei potuto scegliere altrimenti"; le ho parlato degli ultimi anni che lei si è persa, dei miei compagni, della scuola, della mia famiglia. E lei mi ha detto che adesso è una maestra unica, che ha preso i bimbi di prima, quest'anno, e tutti hanno imparato a leggere. Io non riesco ad immaginarla mentre insegna storia o italiano... per me lei è la Maestra di Matematica, che entra il classe e inizia a scrivere operazioni con il gesso colorato. E poi mi ha raccontato che adesso un suo alunno è il fratello di un mio ex compagno di classe, Daniel. E mi ha detto anche che questo bambino è ben più terribile di Daniel Il Terribile. Il che è grave. Basti pensare che Daniel una volta ha buttato dentro lo zaino di una mia compgna una lucertola viva.
Quelli sono i miei "bei tempi"...
Maestra, maestra... quanti anni sono passati dall'esame di quinta elementare, dalla "settimana del successo", dalle gite al parco!
Maestra, maestra... che bella che eri quando entravi in classe e ci sorridevi, quando ci prendevi per mano per attraversare la strada, quando mettevi la tua mano sopra la nostra per aiutarci a scivere l'8.
Maestra maestra... che donna dolce che eri e che sei, con i tuoi occhi color acquamarina, il giro di perle, la borsa rossa e le scarpe col tacco.
Maestra maestra... se un giorno sarò una maestra voglio essere come te; voglio prendere per mano i miei studenti, con dolcezza e fermezza, voglio parlare con interesse di quello che spiego, voglio essere sorridente sempre, voglio sapermi commuovere quando ricevo un fiore, una poesia o una letterina, voglio lasciarli andare quando arriva il momento, restando ferma a salutarli con la mano fino a che non spariscono nella strada, voglio ricordarmi di loro, come tu hai fatto con me.
Maestra maestra... adesso riposa al sicuro tra le pieghe del mio cuore, lontano dai brutti ricordi...

sabato 21 agosto 2010

Lacrime sulla carta

Mi piace scrivere lettere. Scegliere la carta (o crearla da me con colori e trame particolari), scegliere la penna del giusto blu, sistemarmi sulla scrivania e lasciare la mano e la mente libere di esprimersi.
Ho scoperto questo piacere in seconda media, da un suggerimento della mia insegnante di italiano che, un po' per questioni didattiche, un po' per farci comunicare tra di noi, un giorno ci ha inviato una lettera alla quale dovevamo dare risposta. Questo rapporto epistolare tra me e lei è andato avanti un anno. Dentro le buste pensieri d'ogni tipo: legati al mondo della scuola ma anche a quello della musica, del quotidiano, delle aspettative per il futuro. Sono cresciuta.
E da lì è partito tutto.
Ho due "pen-friends" in Grecia (una ad Atene, l'altra a Salonicco), ho scritto a parenti in Australia, ho scritto a delle signore che erano nel mio tavolo in refettorio l'anno scorso, ho scritto a zia Lisa quest'anno a Lourdes, ho scritto e continuo a scrivere ad una amica che abita negli Stati Uniti, senza contare le e-mail che spedisco un po' qua e un po' là.
Ma a tutti sembra che quel che scrivo faccia lo stesso effetto: lacrime. Lacrime sulla carta. La gente si emoziona. E devo dire la verità, mi fa piacere. Mi rende felice. Perchè vuol dire che sono arrivata là dove volevo arrivare, sono riuscita a toccare le corde dell'emozione del mio destinatario. A volte, anzi, spesso, la scrittura mi permette di essere più sincera, diretta. Mi lascia parlare senza essere interrotta, mi lascia il piacere di dilungarmi in metafore che nel parlato non potrei utilizzare. Posso scegliere le parole con cura, sistemare la punteggiatura. Non lasciare niente al caso.
Scrivi, caro lettore, una lettera a qualcuno. Prenditi tutto il tempo che vuoi per dire qualsiasi cosa: per toglierti un sassolino dalla scarpa, per scusarti, per raccontare un pezzetto della tua vita o per dire a qualcuno quanto gli vuoi bene.
Scrivi quello che vuoi, ma fallo.
Perchè se leggere è il cibo della mente, scrivere è il cibo del cuore.

venerdì 20 agosto 2010

Storie di cuori

Tutto è cominciato nell'estate di due anni fa. Ero in vacanza in un paesetto della provincia di Ravenna e passeggiando mi sono accorta di una foglia a forma di cuore. In quei giorni, mio nonno era ricoverato in ospedale per un'operazione che poi è andata a buon fine.

Nel dicembre dello stesso anno, nonno, gravemente malato, è morto. Non ho sentito subito la sua mancanza, un po' perchè non lo vedevo sempre e un po' perchè ormai mi ero rassegnata del fatto che non sarebbe vissuto a lungo.

A febbraio dell'anno successivo invece, il dolore si è fatto sentire sempre di più. Mi mancava davvero andare a trovarlo, disegnare insieme a lui. Un giorno, andando a scuola, preoccupata per una verifica che avrei dovuto fare la prima ora, ho guardato il cielo e ho chiesto al nonno un po' di aiuto, per quanto possibile, da lassù. Subito ho notato nel marciapiede una pozzanghera a forma di cuore. Dopo il compito una mia compagna di classe, bevendo una cioccolata calda, neha versato a terra il contenuto e la macchia che si è formata aveva le sembianze di un cuore. Il compito era andato bene.

Da quel giorno ho cominciato a vedere cuori un po' ovunque: nelle patate, nelle nuvole, negli scontrini, nel marmo... Quando penso al nonno o quando sono un po'giù di morale vedo un cuore. Voglio pensare che sia lui a mandarmi questi cuori, per darmi, ancora una volta, il suo sostegno, il suo aiuto, il suo amore.

mercoledì 18 agosto 2010

Fuochi

"Non è sagra senza fuochi". Da noi funziona così. Ieri sera sono andata alla sagra in un paesetto vicino al mio con un gruppo di amici. Bel posto, ottimo cibo, buona compagnia... e alla fine, dopo i tre botti di rito, lo spettacolo. Stelle di tutti i colori, comete dalle lunghe code, stelle cadenti vicinissime hanno illuminato a giorno la notte. Mezz'ora di spettacolo e chissà quanti soldi. Però che bello... Tutti col naso in sù come bambini, esasiati...
Notti d'estate.

domenica 15 agosto 2010

Una bomba in Paradiso...?


Succede. Succede che in un caldo pomeriggio di agosto arrivi una telefonata anonima in un commissariato di polizia. E succede che dall'altro capo del telefono ti dicano che ci sono quattro bombe che stanno per esplodere. E allora, in men che non si dica, fai evacuare 30000 persone, recuperi degli artificeri e setacci la zona anche con dei cani. Succede che le bombe, all'ora data, non scoppiano. Non scoppiano perchè queste bombe non ci sono. Succede, è un falso allarme. Succede, questo, a Lourdes. Oggi.

A me sono venuti i brividi. Un po' perchè ogni atto terroristico mi fa pensare a quanto vuote possono essere le persone. Perchè se non ti va bene qualcosa tu uccidi, o tenti di uccidere. Degli sconosciuti, per di più, gente che non hai mai visto in faccia. Gente con delle storie, delle vite completamente diverse dalla tua. Gente che, nonostante tutto, ama questo mondo e la sua quotidianità. Sistemare un ordigno, far crollare due torri con il preciso intento di ammazzare mi lascia esterefatta.

E mi sono venuti i brividi anche perchè meno di una settimana fa io ero lì. Ero lì. Io. Cosa avrei fatto se fosse successo a me? Come avrei reagito al pensiero di poter saltare in aria da un momento all'altro? Oggi a Lourdes c'erano milioni di persone. Milioni di persone intente a pregare in questa o quella chiesa, in fila alle piscine, in silenzio davanti alla grotta, sedute su una panchina dall'altra parte del Gave. E la maggior parte di queste persone, poco ma sicuro, erano sedute su una carrozzina o stese su una barella. Cosa dici a queste persone? Come glielo spieghi che forse c'è una bomba proprio vicino a loro? Oggi a Lourdes c'erano persone arrivate da mezzo mondo con la voglia di chiedere e sperare in un mondo e una vita più bella. Persone che hanno fatto la coda per passare la mano sulla roccia della grotta, che si sono messe in ginocchio a pregare per questo o quel parente che ha qualche malattia, è in coma o sta passando un brutto momento. Oggi c'erano persone che hanno pianto, davanti alla statua della Madonna, per una grazia ricevuta, perchè non volevano tornare a casa, perchè hanno perso tutto e sono andate a chiedere aiuto. Oggi a Lourdes la gente non ha avuto paura di piangere, di rivolgere una parola a qualche sconosciuto, di non essere compresa. Oggi a Lourdes la gente che c'era ha pensato di aver trovato il Paradiso sulla terra. Questo succede tutti i giorni, tutto l'anno, da 152 anni. Ma oggi a Lourdes questa gente ha avuto paura veramente, ha provato un po' di inferno, come se non bastasse quello che ha a casa. Non è successo niente. Grazie al cielo non è successo niente. Alla fine avranno guardato tutti con un sospiro di sollievo al cielo, con un senso di gratitudine enorme verso la Bella Signora. E anche il mio pensiero, adesso, corre fino a Massabielle. Corre fino a là perchè anch'io devo dire il mio "grazie": per non aver permesso che su questo angolo di pace si scatenasse la guerra.

giovedì 12 agosto 2010

Ritrovare la forza del sogno

Lourdes mi ha ridato la forza di sognare, questa volta. Avevo perso il motivo, la voglia, la determinazione di immaginare una vita, un domani ricco, un mondo migliore. Arrivata alla Grotta non sapevo più cosa chiedere; certo, sapevo per che cosa ringraziare, ma non mi veniva in mente niente da domandare. E' assurdo, è vero. Ma mi è capitato. Con Lisa, una signora dolcissima che ho adottato come zia, ho passato ore a ragionare su questo, a piangere sulla sua spalla perchè non capivo più niente, perchè la confusione mi aveva invasa. E lei, lei a ha capito dove stava il problema. Il problema era la confusione stessa che avevo in testa. Sto crescendo. E crescere porta tanti cambiamenti. I nodi sono normali. Lisa mi ha fatto capire di nuovo che la mia è un età fantastica, l'età dei sogni... Il mondo è mio, adesso. Adesso posso sognare la mia vita, posso provare a immaginare i miei prossimi cinquata, sessant'anni. Sono come una tartaruga che per la prima volta mette la testa sott'acqua e vede un mare pieno sì di pericoli, ma anche di tante meraviglie. Ho in mano tutto, ho le tasche piene d'amore, i polmoni ricchi di nuova aria, gli occhi pieni di curiosità, muscoli ricchi di forza, mani piene di vita. Mi si blocca il respiro solo a pensarci. C'è tutto; e io tutto voglio sperimentare. Ieri non torna, domani arriverà, oggi è un attimo da vivere pienamente. Zia Lisa mi ha fatto riscoprire questo. Me l'ha detto una sera, mentre eravamo sedute di fronte alla grotta e non riuscivo più a fermarmi di piagere sulla sua spalla. Lei mi ha riportata alla forza del sogno. E io qualche giorno fa ho stilato una lista di sogni da realizzare entro i prossimi conquant'anni. Sono sogni di tutti i tipi... grandi, piccoli, comuni a molti, insoliti... Da oggi io mi impegnerò a esaudire i miei "vorrei". Forse non riuscirò a concretizzarli tutti, ma spero, spero davvero che almeno qualcuno diventi realtà. Ho fatto delle fotocopie della mia lista e le ho sparse un po' per casa. Un giorno le ritroverò. A zia Lisa, anche se chissà se mai leggerà questo, va il mio GRAZIE più sincero, la mia gratitudine, per avermi aiutata a volgere di nuovo lo sguardo verso il cielo, nella speranza di scorgere una stella cadente.....

martedì 10 agosto 2010

Tornare nel mondo

Sono tornata nel mondo, oggi, dopo una settimana passata in un angolo di Paradiso nei Pirenei. Sono tornata portandomi dietro un carico di risposte, persone, affetto, nuovi amici e tanti bei ricordi che non avrei mai pensato di ricevere. Nonostante tutto è stato rigenerante. Nonostante qualche collega poco gentile, nonostante il servizio in refettorio e le taniche da riempire ogni giorno, nonostante il male alle gambe e la respondabilità di alcune ragazze. E' stato rigenerante perchè Lourdes è nello stesso tempo il luogo più vicino e più lontano del mondo e io mi sono sentita davvero parte di questo fantastico mondo. E' stato rigenerante perchè non ho avuto il tempo di pensare alle cose brutte che avevo lasciato a casa, perchè ho avuto come compagne di viaggio tante persone che mi sono state accanto sempre, soprattutto nei momenti di maggior bisogno. E' stato rigenerante perchè non ho avuto paura o vergogna di piangere sulla spalla di zia Lisa, perchè non mi è mai stato negato un abbraccio, perchè mi sono sentita utile, nel mio piccolo. E' stato bello, bellissimo, fantastico. Custodirò la forza, gli insegnamenti, le parole che ho ricevuto da questa settimana sensazionale e li porterò con me, sempre.

martedì 3 agosto 2010

"Stessa spiaggia stesso mare"

La mia valigia è quasi pronta, mancano solo le cose da mettere dentro all'ultimo momento. Domattina si parte. Destinazione? "Stessa spiaggia stesso mare". Parto lasciando a casa il mio flauto e persone per me importanti in questi viaggi, con le quali ho stretto una bella amicizia. Mi mancheranno, ma non sarò da sola, e questo mi conforta. Con me ci saranno altri compagni di viaggio con cui mi aspetto di condividere molti bei momenti. E allora mi voglio godere tutto il possibile di quest'ultimo anno da "baschetto", con gli imprevisti del caso, con le eventuali responsabilità che mi potrebbero aspettare, con tutto l'impegno per dare e fare il meglio. Con le mani e con il cuore. Penserò a voi, i vostri visi mi passeranno davanti agli occhi mentre, seduta sulla mia panchina dall'altra parte del Gave, mi concederò un attimo di tregua dal mio servizio.
Vi saluto, già col pensiero a domani in treno, cullata dal suo andare sicuro ma un po' traballante verso Lourdes... a presto... vado alla ricerca di emozioni forti.

lunedì 2 agosto 2010

Una domanda a bruciapelo

"Com'è possibile che dopo soli tre anni di distanza sembra che sia passata una vita dall'ultima volta che ci siamo visti come classe e quasi non ci riconosciamo più?" mi ha chiesto oggi una vecchia compagna delle medie.
Già, Giorgia, come risponderti? Superficialmente ti direi: "è la vita"; ma voglio andare più in profondità. Voglio dirti che è naturale, perchè la quotidianità, gli incontri, le esperienze, le scelte, le prospettive per il domani ci condizionano talmente tanto che se uno solo di questi elementi si modifica, di conseguenza cambiano le nostre relazioni; e creiamo e sciogliamo nello stesso tempo i rapporti con gli altri. Fa parte del gioco trasferirsi, scegliere un indirizzo di studi piuttosto che un altro e questo ti allontana dalla maggior parte delle persone con cui hai condiviso un'aula, qualche gita. Le persone con le quali prima avevi molta complicità ora le vedi in corriera e a malapena ti salutano, a volte può succedere il contrario. Cresciamo, scopriamo interessi, viviamo esperienze e incontriamo persone; tutto questo a poco a poco ci modella e un po' alla volta ci rende irriconoscibili agli occhi dei nostri primi amici. E' un po' triste, è vero, ma io lo trovo particolarmente interessante. Tutto questo ci arricchisce come persone! Agli occhi dei nostri vecchi compagni di viaggio forse rimaniamo gli stessi, perchè non ci hanno visto per tanto tempo, ma noi sappiamo che qualcosa è cambiato: siamo cresciuti, appunto.
...Continuiamo a camminare per la nostra via e, chi può dirlo, forse un giorno faremo ancora della strada insieme...