"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

domenica 29 agosto 2010

La prima volta all'opera

Prendete una notte di fine estate, aggiungete qualche ora di corriera, una manciata di curiosità, due o tre stelle, un cucchiaio grande di folklore. Mescolate con forza, e mettete in forno tre ore a 20 gradi. Servite su un piatto caldo, abbondate con la musica sulla la torta e con un'ugola scriveteci sopra "Il trovatore".
Ecco. Questa è la ricetta della mia prima volta all'opera. Che è stata ieri, per la precisione. All'Arena, per essere ancora più dettagliati.
Non ero mai stata a Verona e devo dire che il poco che ho visto mi ha colpito parecchio. La piazza antistante l'Arena sembra molto a Prato della Valle di Padova, forse per la forma allungata e i palazzi che la circondano. Ho sorriso alla vista di qualche giovane gladiatore che per arrotondare un po' si faceva fotografare con i turisti... aveva un "che" di romano, questo. Perchè, lettore, non dimentichiamoci del fatto che l'Arena non è stata costruita per ospitare il Festivalbar o, appunto, "Il trovatore" e l'"Aida". Lì dentro si davano battaglia uomini e animali e alla fine, dalla tribuna d'onore, si decideva la morte di questo o quel gladiatore, cristiano o bestia. Pensare a questo mente salivo le scale per prendere posto mi ha impressionata, a dir la verità.
La compagnia con cui sono andata è esperta, in fatto di opera.In particolare il signor Attilio, che è più di vent'anni che passa i suoi fine settimana della stagione venendo qui. Attrezzato con ogni genere di cuscini, impermeabile in caso i pioggia, frutta, acqua... un vero intenditore. Con Patrizia ed Elisa, invece, ho commentato gli abiti delle signore che prendevano posto in platea. Credo che questa sia stata la parte più divertente del giorno.
Insomma, dopo un totale di più di tre ore di attesa, si sono abbassate le luci. L'Arena, dalla mia posizione sembrava un cielo stellato. Inutile dire che dell'opera ho capito solo che alla fine una donna muore, che ci sono degli zingari e... basta. Prima di assistere ad uno spettacolo del genere bisogna sapere la trama, conoscere i caratteri principali... peccato che l'ho scoperto a appena è iniziato il tutto. La mia attenzione, ovviamente, era tutta per l'orchestra e in particolare per il flautista che qualche volta s'è fatto sentire con dei sonori acuti. Quanto mi sarebbe piaciuto essere al suo posto, per una sera! Suonare in una grande orchestra, sotto il cielo, davanti a così tante persone... soprattutto suonare così bene, cavoli, quello sì che mi piacerebbe. La parte che mi è piaciuta di più è stata il ballo degli zingari all'inizio. Un po' per i colori degli abiti, le danze, e un po' anche perchè ho suonato anch'io con la mia banda "il coro dei gitani" mi ha emozionata parecchio. Scenografie meravigliose, abiti stupendi, musica da brivido. Un altro momento che mi ha colpita è stato quando una parte della scena (una torre) si è aperta in due, lasciando ammirare all'interno la veduta di una cattedrale. A quel punto sono comparse dei figuranti con ungrande cero acceso in mano. Io sono rimasta a bocca aperta.
E' stata una gran bella esperienza, questo sì. Magari da rifare l'estate prossima, sempre all'Arena. Ecco, un ultimo ricordo d'estate: la prima volta all'opera.

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