C'è una musica che in quest'ultimo periodo il mio mp3 impostato sull'opzione "un brano a caso" mi fa riascoltare con insistenza: si tratta di Back to life di Giovanni Allevi. Premetto che il brano mi piace molto, trovo che Allevi sia un pianista che continuerà a conquistarmi per il modo di suonare, ed è stato diverse volte la colonna sonora di numerosi viaggi in corriera, dal verde della campagna in cui abito al grigio della città in cui studio (e viceversa). Dicevo. L'mp3 mi canta sempre questa musica e, sarà l'avvicinarsi del giorno della partenza, ma mi viene sempre in mente il momento in cui per andare Laggiù vado in stazione e salgo in treno, tutto al rallentatore... All'inizio quel mezzo forte mi fa pensare a me, che con la mia valigia arancione scendo le scale del sottopasso che dal parcheggio porta ai binari. Eccomi allora riemergere sorridente, osservare la lunghezza del treno, salutare i primi colleghi arrivati; poi ci sono delle terzine in rallentando, gradini che salgo per portare la valigia al mio posto e sistemarla nel porta bagagli in alto. Il tema viene ripreso e ci sono io che saluto e abbraccio le persone che conosco, che corro incontro a zia Lisa, che sistemo la mia polo, attaccandoci sopra le varie spille che la busta dataci dall'associazione contiene; prendo in braccio mio cugino e chiacchiero con Rina. La musica è un crescendo di volume, mano a mano che l'orario della partenza si avvicina il sorriso diviene sempre più grande, sempre più luminoso. Fino a quando un solo dito si posa su un unico tasto... plin! E' il momento di andare. Sottovoce il pianoforte si infila tra le ultime raccomandazioni che chi resta fa a chi parte e chi parte fa a chi resta. A poco a poco il suono diventa più forte e contemporaneamente il treno comincia a muoversi. Nello stomaco una sensazione breve ma intensa di vuoto...e ora?... Mentre prendiamo velocità agitiamo le braccia fuori dal finestrino, salutando tutti quelli che non partono con noi. Le nostre grida si confondono con il rumore ritmico delle ruote sui binari, la musica sovrasta le immagini. Fino a quando, per un solo, intenso istante, non c'è più musica: non solo Allevi ha alzato un attimo le mani dallo strumento e dalla stazione non si sentono più le nostre urla. Anche dentro lo scomparto, dentro di noi, dentro di me, c'è un attimo di silenzio. Il treno sta curvando, siamo partiti davvero. Il tema riprende mentre entro nello scomparto e tutti cominciamo l'avventura. Ascolto distrattamente i vari saluti, comincio a chiacchierare con le dame dello scomparto, saluto i pellegrini della mia carrozza. Arrivano i carrelli con la pasta, si mangia, poi ci dividiamo i compiti per pulire la nostra parte di treno. La sera arriva presto, tra una passeggiata e una barzelletta, mangiamo ancora, puliamo ancora. Ancora una volta c'è un momento di silenzio della musica e Mario, in quell'istante, dall'altoparlante ci fa ascoltare il Magnificat. Fuori dal finestrino infuoca il tramonto, il cielo è rosa sopra la pianura lombarda. Vorrei poter fermare il tempo... La musica ricomincia, prima piano poi forte, e mi vedo mentre aspetto che i barellieri abbiano finito di tirare giù tutte le cuccette... fanno con calma, loro... Di nuovo il suono del pianoforte si fa più intenso e insieme alle altre sorelle sistemo le lenzuola di cartastoffa, i cuscini dentro le loro federe. Arriviamo a Ventimiglia per il cambio della motrice, una brezza leggera soffia tra i capelli rimasti liberi dalla morsa dello chignon. Un momento per camminare un po' e mangiare un gelato e si riparte. Un improvviso piano della musica ci dice che è ora di andare a dormire. Chiudiamo gli occhi distesi nelle nostre cuccette mentre lo spericolato macchinista francese incomincia la sua folle corsa lungo la Cosa Azzurra, Nizza, Monaco, Marsiglia, ancora verso ovest lasciando a poco a poco il mare alle nostre spalle; Narbonne, Carcassonne, sono nomi ormai familiari, che sento sussurrare piano da una sorella già sveglia. Arriviamo a Tolosa mentre i barellieri ci portano il the e le fette biascottate, in fretta sistemiamo la carrozza, recupero la mia valigia mentre con un diminuendo del pianoforte il suono diventa impercettibile. Il treno rallenta a poco a poco e si ferma, un finto finale ci accompagna. Fuori dal finestrino, la stazione vecchia della città. E'finito il brano? Non ancora. Un sussurro mi accompagna mentre scendo dal treno sul quale ho passato le ultime venti, ventidue ore. Nell'ultima nota mi vedo trascinare il mio bagaglio e camminare verso la corriera che mi porterà in albergo. Bach to life è finita... e adesso? Adesso c'è un'altra musica.
Non posso non commentare questo bellissimo post dove immagini il tuo prossimo viaggio con la colonna sonora della musica di Allevi che - come come avrai già visto dal mio blog - adoro!
RispondiEliminaAnch'io ho tutto Allevi nel mio ipod, insieme a Bach, Mozart e compagni...
Buon viaggio, carissima amica, e che la realtà superi il sogno!
GRAZIE!!!
Questo tuo scritto va tutto in crescendo , come la musica.
RispondiEliminaEd ora?
Ora ci si abbandona alle amozioni!
Sandra