I rientri non sono mai facili.
Neppure quelli che dovrebbero essere piuttosto semplici, come la prima prova con la banda. Al di là del calendario degli impegni che ti brucia tutti i fine settimana da qui a Natale, c'è da fare i conti con la consapevolezza di non essere all'altezza, come gruppo, per un concorso nazionale: troppe assenze, poco studio, organico limitato rispetto alle richieste, poca costanza da parte di molti... tutto ciò ci impedisce di puntare in alto veramente, di compiere un altro importante salto in avanti. Oltre a ciò credo che ultimamente ci si stia concentrando un po' troppo sul gruppo e sul gioco senza puntare veramente l'attenzione verso la musica e l'inevitabile disciplina che essa ti impone. Con questo non voglio far passare il messaggio che il solfeggio sia una cosa meravigliosa e che trascorrere intere ore davanti ad un esercizio antipatico sia divertente, no. Quello è che voglio dire è che il gioco e il gruppo devono essere finalizzati a qualcosa di concreto che ci permettano non solo di essere una banda numerosa e giovane, ma anche di alta qualità. Così rimaniamo fermi alla processione e all'inaugurazione di turno senza metterci in gioco davvero, almeno per una volta.
E poi c'è anche il lato personale. Vedere gente arrivata dopo di te scalare l'ordine naturale delle cose... infastidisce. Quando sono entrata in banda io ero un secondo flauto B: ciò significava che quando c'erano, nelle partiture per secondo flauto, due righi, uno all'ottava più alta rispetto all'altro, io suonavo sempre la parte più grave. Quando il secondo flauto A è uscita dalla banda pensavo di che avrei preso io il suo posto. Illusa. E'arrivata un'altra persona alla quale suonare in basso non va bene, che pretende continuamente di andare su. Per carità, ci sa fare, si impegna e studia. Però sei l'ultima arrivata, almeno per un po' devi stare al tuo posto e guardare come funzionano le cose qui. Poi ci dividermo le parti. Invece no: c'è sempre il momento in cui la maestra ci chiede di dimezzare il suono e quella che deve star zitta sono sempre io, un momento in cui prendere in mano l'ottavino (strumento malefico) e frantumarmi il timpano. Ruggire e rivendicare il mio posto davanti a tutti mi sembra piuttosto infantile. E quando suono mi sento sempre un passo indietro a lei, sempre meno sicura, meno capace, meno intonata, quando magari non è così. E' un fattore che dipende soprattutto da me e dal mio egocentrismo, ormai lo so. Però mi infastidisce. Non importa, perchè alla fine dei conti l'importante è l'esecuzione comune, e non il singolo. In un ambiente dove l'armonia è fondamentale quello che fa uno è importante per la buona riuscita di un'azione comune che deve colpire e impressionare in positivo soprattutto noi stessi.
Con in testa questi pensieri ricomincio l'anno di musica menttendo in chiaro subito che fino a luglio non potrò assicurare sempre la presenza assidua a processioni e sfilate: la posta in gioco è alta, si tratta del mio diploma di liceo classico e non di cavolate.
Patti chiari e amicizia lunga: solo così suoneremo insieme.
In bocca al lupo per il tuo diploma e per la tua musica... è bellissimo avere una passione così importante. Anche se a volte è difficile, sono sicura che è una ricchezza continuare a coltivare tutti i tuoi interessi!
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