Non sai mai quante storie si nascondano accanto a te finché non stai in silenzio e lasci all'altro il tempo di aprire il suo cuore. Non lo sai finché scartabelli e ti chiudi in uno stanzino invece di mollare le scartoffie e sederti in cerchio con le altre, finché non ti ricordi che dietro alle liste di nomi ci sono delle vite. Non lo sai finché continui a credere che chi ha più bisogno della tua attenzione sia la ragazzina paraplegica quando invece anche la tua compagna di avventure nasconde dentro alla sua divisa grandi dolori. Non sai chi ti cammina accanto finché non ti metti da parte e resti in ascolto. E non è mica facile restare in ascolto, eh no. Perché c'è sempre in agguato la tentazione di interrompere, di parlare sopra, di spostare altrove la propria attenzione, di invadere lo spazio altrui con il proprio io. Ma chissà perché ci sono occasioni in cui ascoltare è più semplice, in cui esserci per l'altro diventa naturale come bere, respirare.
Questa settimana, passeggiando lungo un fiume sotto un caldo sole di setttembre, ho scoperto la storia di una nonna coraggio, una signora piccola ed elegante che, nonostante se stessa e le sue paure, mantiene fede ad una promessa. Una donna precisa nel suo servizio a cui di tanto in tanto si intravedono le lacrime dietro gli occhiali dalla montatura rosa antico che con molta fatica tiene insieme i pezzi della sua famiglia, che si illumina quando vede una foto della sua nipotina. Una nonna dolce come tutte le nonne e coraggiosa come tutte le mamme, una signora splendida di cui, per un sette giorni, ho avuto la fortuna di essere stata "ombra, gambe, mani, orecchie... e a volte anche testa". Accogliere questa storia è stato doloroso, perché è significato (e significa ancora e per sempre) custodirla, quindi tenerla vicino al cuore e perciò schiacciare un po' quelle che c'erano già per darle lo spazio che merita. Ma è stato anche un grande onore e per questo sono profondamente grata.
Mi viene da pensare che un po' di questa magia sia rendere quotidiano lo straordinario: probabilmente ad altre coordinate non avrei ballato davanti a tutti e non avrei ascoltato quella nonna. E allora è vero che ciò che dai ti torna moltiplicato: una carezza diventa un abbraccio, uno sguardo diventa una risata, un sorriso diventa una nuova amicizia. Scendo dal treno e riprendo la mia vita dallo stesso punto in cui l'avevo lasciata una settimana fa. Sì, dallo stesso punto, ma con una luce più brillante negli occhi data dalla consapevolezza di essere stata, almeno per un po', porto sicuro per una storia che aveva bisogno di quiete.
Questa settimana, passeggiando lungo un fiume sotto un caldo sole di setttembre, ho scoperto la storia di una nonna coraggio, una signora piccola ed elegante che, nonostante se stessa e le sue paure, mantiene fede ad una promessa. Una donna precisa nel suo servizio a cui di tanto in tanto si intravedono le lacrime dietro gli occhiali dalla montatura rosa antico che con molta fatica tiene insieme i pezzi della sua famiglia, che si illumina quando vede una foto della sua nipotina. Una nonna dolce come tutte le nonne e coraggiosa come tutte le mamme, una signora splendida di cui, per un sette giorni, ho avuto la fortuna di essere stata "ombra, gambe, mani, orecchie... e a volte anche testa". Accogliere questa storia è stato doloroso, perché è significato (e significa ancora e per sempre) custodirla, quindi tenerla vicino al cuore e perciò schiacciare un po' quelle che c'erano già per darle lo spazio che merita. Ma è stato anche un grande onore e per questo sono profondamente grata.
Mi viene da pensare che un po' di questa magia sia rendere quotidiano lo straordinario: probabilmente ad altre coordinate non avrei ballato davanti a tutti e non avrei ascoltato quella nonna. E allora è vero che ciò che dai ti torna moltiplicato: una carezza diventa un abbraccio, uno sguardo diventa una risata, un sorriso diventa una nuova amicizia. Scendo dal treno e riprendo la mia vita dallo stesso punto in cui l'avevo lasciata una settimana fa. Sì, dallo stesso punto, ma con una luce più brillante negli occhi data dalla consapevolezza di essere stata, almeno per un po', porto sicuro per una storia che aveva bisogno di quiete.
E' una sensazione che ho la fortuna di aver conosciuto e tu la descrivi molto bene. Non si e' piu' gli stessi dopo. Ti abbraccio
RispondiEliminaFrancesca
PS Mi prenderà il commento stavolta?