"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

venerdì 9 dicembre 2011

Caro nonno

Caro nonno,
in qualunque parte del firmamento tu sia spero che lì tu stia bene.
Non è un momento facile: questo scriverti mi aiuta ad alleviare un po' il dolore che ancora mi porto dentro. E' vero, sono passati tre anni da quando te ne sei andato, eppure ci sono ancora dei giorni di acuta malinconia. Tre anni... ma a me sembra passata una vita. Tre anni fa avevo 15 anni e frequentavo la quinta ginnasio, parlavo ancora con loro e speravo che i rapporti, nonostante la tua assenza, rimanessero stabili. Per un po' è stato così: il dolore ha fatto da collante soprattutto tra me e nonna, ma passato il periodo del lutto ho cominciato a sentirla distante, a sentirli distanti e a sentirmi distante a mia volta. La tua mancanza ha creato degli scompensi, mi sono resa conto che eri tu a tenermi unita, per quanto fosse possibile, al resto della famiglia.
Il dolore, quello forte, non l'ho sentito subito. Capivo che non c'eri più ma era come ovattato, perchè non ti vedevo tutti i giorni; quando, dopo qualche mese, ho cominciato a realizzare che era un pezzo che non stavamo insieme, tutto è diventato brutalmente chiaro: fino alla fine dei miei giorni non avrei più potuto averti vicino fisicamente. Certo, tu saresti stato con me lo stesso, ma in un modo diverso da quello in cui ero abituata: niente più abbracci, niente più giorni da passare tra i barattoli di colori ad olio, niente più quaderni da mostrarti. Ora va un po' meglio ma, come ti dicevo, di tanto in tanto questi pensieri mi tornano in mente e per combatterli devo ripetermi che tu sei più vicino a me adesso di quanto non lo fossi prima.
Nonno, vorrei conoscerti meglio. Vorrei sapere da dove vieni, perchè da lì vengo anch'io. Raccontami qualcosa di te, di quando avevi la mia età, della prima volta che ti sei innamorato, di cosa provavi quando dipingevi. Parlami del tuo lavoro, dei libri che hai letto, di come ti sei sentito la prima volta che ti ho chiamato "nonno"... insomma, dimmi chi sei. Forse non è troppo tardi. Da piccola non mi sono mai interessata agli aspetti della tua vita prima di me perchè come tutti i bambini guardavo esclusivamente al presente e davo per scontato che ci saresti stato per sempre. Però ora, nonno, ho bisogno di sapere. Come posso andare avanti se non so da dove vengo?
Mi ricordo di aver visto alcune foto di te da giovane e, non te l'ho mai detto, ma sai che eri proprio un bell'uomo? Alto, muscoloso, capelli scuri e occhi castani, un sorriso luminoso... quale donna non avrebbe perso la testa per uno cosi? Anch'io mi sarei innamorata di te, nonno. E anche invecchiando non hai mai perso quel "quid" che, sono certa, ti aveva già reso speciale e che non hai mai perso. Quella simpatia mai gridata, quella compostezza, il decoro anche nell'abbigliamento, l'eleganza, la dolcezza, la lentezza dei movimenti... insomma, quel fascino che faceva di te il Signor Antonio, quella magica alchimia di elementi che faceva di te mio nonno.
Sono grata al Cielo per avermi fatto incontrare un uomo come te. Soprattutto Gli sono grata per essere stata la sola, su questo mondo, ad aver avuto l'onore di chiamarti "nonno". Essere tua nipote mi ha resa, mi rende ancora, orgogliosa non solo perchè tu sei il nonno pittore, il nonno finanziere, il nonno che mi ha fatto assaggiare un po'di vino all'età di tre anni; mi rende orgogliosa perchè tu sei tu e per questo ti voglio bene.
Quando te ne sei andato hai portato via anche la mia infanzia: da quel giorno io non sono stata più la stessa. E' come se mi avessi detto: "Basta giocare, Folletto, basta pasticciare con i colori. Adesso sei grande." Da allora le cose importanti sono diventate altre, le priorità sono cambiate. Tutto questo fa parte del progetto di crescita.
Nonostante il dolore provato, nonostante la mancanza che sento ancora, una parte di me è felice che tu te ne sia andato: non franitendermi: avrei voluto averti con me ancora un po', voglio averti con me anche adesso, ma mi rendo conto che se tu fossi stato ancora qui avresti sofferto di più, saresti stato ancora più triste. Lì dove sei, tra le stelle e le comete dell'universo tu stai bene, sorridi sempre, io lo so. Penso questo perchè sono convinta del fatto che ognuno di noi abbia una missione nella vita degli altri. Io, la mia missione nella tua vita, posso appena intuirla: farti compagnia negli ultimi 15 anni della tua strada, farti vedere un po' del Terzo Millennio, il posto in cui vivo ora. Ma probabilmente la tua missione nella mia vita è stata più importante: aprirmi ad essa, prendermi per mano e portarmi a conoscere il regalo più bello che la natura imprigionata possa fare all'uomo: un prato pieno di margherite. Così, quando te ne sei andato il tuo lavoro, con me, era finito: mi avevi dotata di tutti gli strumenti per rendere questo mondo un posto più bello. Ora sarebbe toccato a me. L'ho fatto? Lo sto facendo? Lo farò? Non lo so, ma spero di sì. Tu aiutami, se puoi.
Ciò che mi rimane fisicamente di te, oltre a qualche foto è il dizionario verde e un quadro.
Il dizionario in realtà è di papà ma io l'ho sempre visto in mano a te, perciò lo considero tuo. Oggi i dizionari di carta non si usano più tanto, perchè Internet racchiude più informazioni di tutti gli Zanichelli messi insieme. Nonostante questo però tengo il tuo libricino nel primo cassetto del mio comodino e ogni tanto lo apro e lo annuso: infilare il naso tra le sue pagine è come tuffarsi tra le tue braccia e annusare il tuo maglione: profuma ancora di te.
Il quadro che ho invece è un disegno, uno dei tuoi ultimi, perchè è datato 29 aprile 2008. Al di là del soggetto, del fatto che non hai usato i pennelli, questo disegno per me è il più importante. Ecco, se anche oggi come quando ero piccola mi chiedessi quale tua opera io preferisca, posto che alla fine le sceglierei tutte, partirei da questa. Sceglierei questa perchè non ti sei firmato con quella "A" da artista, ma in stampatello, senza il cognome e perchè vicino ad "Antonio" hai scritto "nonno".
Ma c'è dell'altro.
La dedica.
Da quello che so non hai mai dedicato nessun quadro. "PER LA MIA CHIARA" è scritto in grande e ciò che ancora mi colpisce è quel "MIA", aggettivo possessivo che non lascia scampo, definisce i confini. La Chiara di quel 29 aprile era esclusivamente tua... Anche la Chiara di oggi, nonno, nel profondo, è ancora tua. Così quel "MIA" racchiude quanto tra noi c'è stato. Soprattutto l'affetto, soprattutto il nostro rapporto speciale. "MIA" scritto vicino al mio nome è come "MIO" scritto vicino al tuo.
MIA. MIO.
Che bello, nonno. Che bello.
Grazie per quanto fai dal cielo.
Fatti sentire.
Ho bisogno di te.

 La Tua Chiara

2 commenti:

  1. Tenerissima foto... e tutto il resto!!!
    Quanta ricchezza hai dentro!!!....
    Abbraccioni da stritolo!!!

    RispondiElimina
  2. Vibra nel vento con tutte le sue foglie
    il pioppo severo:
    spasima l'anima in tutte le sue doglie
    nell'ansia del pensiero:
    dal tronco in rami per fronde si esprime
    tutte al ciel tese con raccolte cime:
    fermo rimane il tronco del mistero,
    e il tronco s'inabissa ov'è più vero.
    C. Rebora

    non credo tuo nonno fosse severo...ma sicuramente il suo tronco è fermo proprio lì
    e questo Mistero è quel Bimbo che stiamo aspettando
    con affetto :)

    RispondiElimina