Dal treno stamattina Venezia sembrava sospesa sulla foschia sopra la laguna.
Sospesa, così mi sono sentita anch'io, oggi, in una città che tanto mi è familiare, ma che ho scoperto ancora con piacere. Sospesa, come Venezia, tra la terraferma e il mare, tra l'acqua e il cielo, come il sole indeciso se farsi vedere o restare a dormire tra le nuvole. Come la pausa tra fine di un brano e l'inizio degli applausi, citando un mio amico musicista. Sospesa tra quello che è il mondo dentro il computer e quello che c'è fuori.
E in questa lieve condizione, in questa Venezia, c'è posto per la concretezza che ti scalda il cuore: la cioccolata calda. Attesa, immaginata, sognata, ma mai bella come quella vissuta. Ma a ben pensare anche questa cioccolata è sospensione, tra le persone sedute compostamente agli altri tavoli, tra la gente in piazza e piccioni che svolazzano intorno a San Marco. Tra tutto questo e chi hai davanti. E chi hai davanti è (finalmente) concretezza nella sospensione. L'abbraccio, il sorriso, le parole, gli aironi, i racconti di viaggi, di esperienze, di persone. Ma mi rendo conto che da fuori tutto sarà sembrato normale, quotidiano. Cosa c'è di strano in due donne che chiacchierano tra un sorso e l'altro, tra un passo e un gradino da salire? Nulla, me ne rendo conto, però per me questa specifica cioccolata è stata rigenerante; così come la condivisione, questa volta a voce, di pensieri ed emozioni, sedute su una panchina. Voce, occhi, abbracci... quante cose sa regalare un incontro.
Ho scoperto che anche se si inverte l'ordine degli addendi, il risultato resta lo stesso, in matematica come tra le persone: non importa se prima ti racconto le mie paure e poi scopro di che colore hai i capelli: il risultato è che con te si sta proprio bene.
Quindi ho una Venezia in più da aggiungere a quelle delle gite con la famiglia e con la scuola. Una Venezia più speciale di tutte le altre, da tenere a portata di mano quando il sole si oscurerà, fatta di confidenze prima che di volti.
Il ritorno a casa è stato un dolce e progressivo riappropriarsi del mio mondo di tutti i giorni, cullata dal treno sfrecciante nella pianura, sospesa, tra il sonno e la veglia.
E' pura poesia quello che dici, con un'immensa facilità di scrittura.
RispondiEliminaGrazie !!!