"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

domenica 26 gennaio 2014

Andrea

 [fonte foto: web]

Si chiama Andrea e parla solo dialetto. Sorride, saluta tutti a gran voce, mi stringe la mano e mi parla tranquillamente nonostante non mi abbia mai vista prima. Nonostante la mia diffidenza. Appena ha la possibilità di intervenire lo fa a volume alto, cerca di tradurre a modo suo ciò che dicono i suoi compagni lituani e albanesi, s'infiamma ben presto di rabbia e di speranza. Insomma, è un tipo che non si fatica ad individuare nel gruppo. Andrea suona la chitarra. La tiene proprio abbracciata come se lo strumento avesse un'anima, come se fosse l'unica cosa che gli è rimasta, come se fosse il cielo che può vedere solo per qualche ora al giorno. La chitarra è il suo unico mezzo per immaginare il mondo fuori di qui. Andrea parla molto e i suoi compagni sono costretti a reclamare un po' di spazio perché anche loro hanno qualcosa da raccontarci, dei messaggi da affidarci. Per un po' quindi si quieta, ascolta ciò che gli altri hanno da dire, annuisce e rimane in silenzio, assorto, partecipe. Anche noi siamo attenti alle parole e ai gesti delle persone che oggi sono sedute tra noi, ci chiediamo quali siano le loro storie, scrutiamo i visi, ci soffermiamo sui loro sorrisi, sulle loro mani, ci specchiamo nei loro occhi. Ma dopo qualche minuto Andrea non ce la fa più e decide che prima di andarcene deve suonarci ancora un pezzo, dobbiamo cantare con lui un'ultima canzone. Un suo compagno vorrebbe sentire Imagine di John Lennon ma lui pensa ai ragazzi lituani e al signore albanese: se non sanno bene l'italiano figurati l'inglese, perciò sceglie Battisti, La canzone del sole. Cantiamo forte. Stiamo per alzarci dalle sedie quando Andrea ci dice: "Paolo di Tarso che ha ammazzato tanti cristiani che metà bastava, ha avuto una seconda possibilità e adesso tutti lo venerano come un santo, perché io non posso avere una seconda possibilità?" Non fa una piega. Abbasso lo sguardo, non ho una risposta. Mentre infilo il giubbotto sono io che gli vado incontro e gli stringo la mano per ringraziarlo. Ci abbracciamo e mi promette che scriverà all'indirizzo che gli abbiamo lasciato perché ha ancora cose da dirci. 
Usciamo, il cielo è azzurro, l'aria frizzante ci riempie i polmoni. 
Stracciamo il cartoncino degli imprevisti. 
C'era scritto "andate in prigione senza passare dal via". 

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