"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 8 marzo 2012

E una bambina vestita di verde


In questi giorni mi sono resa conto che per fare un passo avanti devo ricordarmi da dove vengo. Così mi sono ritrovata a sfogliare album di fotografie, vecchi quaderni, vecchi libri che non aprivo più da tempo: dentro ho trovato tesori dimenticati come sforzieri coperti di corallo. Oggi mi sono dedicata un po' di tempo e sono andata a trovare le mie maestre delle elementari che ancora lavorano nella mia scuola bianca e blu. Ho varcato il cancellone, e mi ha assalita la tentazione di percorrere la "strada che non si può fare" (quella per le auto delle maestre), ma poi mi sono incamminata lungo il sentierino dei bambini, quello degli alberi, accanto al quale la mia quarta A aveva piantato un albero il primo giorno di primavera... il nostro albero c'è ancora, è diventato un po' più grande... Dieci passi per ripercorrere all'indietro gli ultimi dieci anni. E poi spingere la porta blu ed entrare in un posto che è un tripudio di colori perchè dove ci sono bambini non esistono solo bianco e nero, per fortuna. Ho trovato le mie maestre fuori in cortile e non so dire cosa ho provato di preciso quando le ho riviste: un misto di sorpresa e sollievo, credo, nello scoprire che non sono cambiate, che hanno solo qualche ruga in più a lato degli occhi. Solo qualche battuta sul presente, solo qualche accenno al futuro, solo un breve balzo nel passato, nulla di più: la campanella suona per loro ma anche per me. E' tempo di richiamare a rapporto i bambini, svuotare il cortile e riempire di nuovo le aule, quelle stesse in cui sono stata bimba anch'io e che ora, me ne sono realmente resa conto oggi, non sono più mie. Neanche quelle due maestre sono più mie, adesso, sono le maestre di altri bambini e non insegnano le cose che hanno insegnato a me, ma altre, più nuove, diverse, anche perchè tutte e due sono diventate delle "maestre uniche".
Appena fuori dalla porta mi è sembrato di vedere una bambina vestita di verde chiaro, una di quelle un po' saputelle, a volte antipatiche, che senza salutarmi mi ha chiesto: "Da dove vieni?" "Dal 2012, e tu?" le ho domandato a mia volta. "Da lontano, dal 2002." mi ha risposto lei. Mi ha vista prendere un fazzoletto dalla tasca per asciugarmi una lacrima ribelle e ha continuato: "Sai che un po' del cuore dei bambini che sono stati in questa scuola e sono diventati grandi rimane qui?" "Veramente?" le ho chiesto con un filo di voce. Ha sorriso e senza muoversi mi ha detto: "Sì, veramente" e poi: "Io mi chiamo Chiara, e tu?" "Anch'io..."
Ho sentito un brivido e non c'era nessuna bambina vicino alla porta blu.
Solo grida che venivano da dentro, solo una giornata quasi primaverile, solo l'ennesimo pomeriggio di studio.
Solo il mio, il nostro albero, un po' più grande.

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