"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

sabato 15 febbraio 2014

Non possiamo non dirci migranti



Non possiamo
non dirci migranti,
in qualche modo.
Abbiamo lasciato un luogo.
Forse ogni tanto dobbiamo lasciare qualcosa.
Comunque andiamo verso qualcosa
(abbiamo visto che se aspettiamo
non succede niente).
Ci mettiamo in viaggio, a volte anche
da posti che non conosciamo.
A volte qualcuno resta attaccato al nostro filo.
Altre volte sono altri che hanno
fili migliori dei nostri.
Non sempre la cosa migliore
è che qualcuno resti attaccato al filo.
Possiamo lasciarlo andare e sentire
che abbiamo fatto la nostra parte.
Capita di avere compagni di viaggio
che vanno per i fatti loro.
Che si interessano dei giovani a modo loro.
Che qualcuno si senta in prima classe
e qualcuno in terza classe.
Magari nelle difficoltà si impara anche
a fare le cose insieme.
Magari le difficoltà neanche le avevamo messe in conto.
E presi dal viaggio guardiamo indietro
e non si vede più niente, nemmeno il faro.
E guardiamo avanti
e non si vede la linea dell’orizzonte.
In certi momenti non sappiamo a che punto siamo.
Forse non sta succedendo nulla.
E vorremmo tornare indietro, dove si stava un po’ così
ma con qualche punto fermo.
Poi ogni tanto si arriva da qualche parte.
Ci si sente stranieri, all’inizio.
Fino a quando piano piano ognuno mette in cantiere la sua storia.
Ed è già il momento di un altro viaggio, di altri fili.

(NB: non sono riuscita a trovare l'autore di questa poesia... comunque non l'ho scritta io :) )

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