"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

mercoledì 20 marzo 2013

Di pesche e tenerezza


"Non abbiate paura della tenerezza!"
Non so da quanto tempo in quella "piazza che rappresenta il mondo" qualcuno non ci diceva che non dobbiamo aver paura... La tenerezza è un linguaggio universale, scavalca fiumi, montagne, stati, religioni ed economie; scavalca tutto questo perchè compie il viaggio più lungo: quello verso il cuore delle persone. Papa Francesco, ieri, ha parlato al mondo intero ma, in questo specifico momento della mia strada, ho percepito quelle parole rivolte proprio a me. E' stato come se mi avesse detto: "Ehi, tu, Chiara, non aver paura della tenerezza! Lascia perdere i timori, la tenerezza è sempre una cosa bella, indipendentemente da quello che succede poi."
Io credo di essere fatta un po' come una pesca. Fuori, beh, non dico di essere dura dura ma neanche tanto molle: carina, gentile, sorridente, ferma nelle mie decisioni; a tratti rischio di essere slichigna, un termine dialettale che mia nonna usa per i frutti troppo maturi e per le persone che usano troppo miele nei modi. Questa è la polpa, la parte di me che appartiene all' "orso abbraccia tutti", quella che si nota subito e che a volte mi stanca un po'.
Poi c'è il nocciolo, rosso e bruttino, difficile da aprire. Quasi tutti i rapporti che tengo con gli altri, anche con la mia famiglia, si fermano qui. Il nocciolo è il silenzio, le frasi di circostanza, i miei "devo studiare" anche quando sono in vacanza, i miei "sto bene" anche quando mi sembra che tutto sia sgretolato, la porta chiusa della mia stanza. E' una specie di muro, di barriera che tendo a mettere tra il mondo e la parte più nascosta di me, quella che voglio rimanga mia a tutti i costi.
Dentro il nocciolo, se si ha abbastanza pazienza per aprirlo, c'è il pinolo, una prelibatezza liscia e bianca, che, assicuro, vale tutta la fatica. Il pinolo è la porzione più mia, che emerge a volte quando scrivo, quando sono rannicchiata sul mio letto prima di dormire. E' il luogo dei sogni inconfessati, delle paure più grandi, delle parole non dette ma che vorrei dire; è la stanza del cuore che alle pareti ha appesi i ritratti delle persone preziose, è un cinema vuoto dove vengono proiettati vecchi film che mi hanno come protagonista, è la brughiera, il luogo delle corse dell'immaginazione.
Ecco, credo che la tenerezza sia la forza che fa aprire il nocciolo e mostra il pinolo. Fatico a far uscire questo pinolo, soprattutto quando è lui che spinge per uscire. Fatico perché è fragile, ho paura che si rompa o che non venga assaporato come si deve, che tanta fatica fatta per scalfire il nocciolo sia vana. Però quelle parole di Francesco mi hanno ammaliata, mi rimbombano in testa molto forte, forse hanno fatto una crepa nel mio nocciolo duro, brutto, rosso e rugoso...   

4 commenti:

  1. Sei un grande frutto , cara Chiara, un frutto delicato e gustoso che va gustato lentamente e a piccoli morsi...
    Quanto siamo rocciosi con la nostra tenerezza eppure ne abbiamo tanto bisogno, e quando impariamo a donarla , non abbiamo più la persona giusta vicino...
    Fai venire fuori piano piano il tuo pinolo, non sprecare tempo, piano piano...vedrai che ce la fai...
    Una carezza!

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  2. Un abbraccio grande.....e grazie anche per questo post!
    Condivido in pieno il commento di Nella!

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  3. Sai Chiara, io credo invece che il nostro pinolo lo dobbiamo difendere. Non che dobbiamo essere chiusi, ma prudenti!
    Io so per esperienza che la nostra anima può essere ferita, il pinolo può essere violato, distrutto, lacerato... e quando poi rientra sanguinante nel suo nocciolo, diventerà sempre più difficile farlo uscire ancora.
    Pondera e medita con chi aprirti, perchè anche chi ti sta molto vicino, può tradirti e ferirti.
    Non avere paura della tenerezza, ma non darti a lei troppo facilmente!
    Sono le parole di una donna di mezza età che ha ricevuto un po' troppe batoste... ti auguro che non ti succeda mai!!!!
    Un abbraccio
    Francesca

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  4. Quanta consapevolezza e saggezza in questa tua descrizione.

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