"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

sabato 25 maggio 2013

La mia Penìa

 
[fonte foto:web]
 
Nel Simposio di Platone Socrate racconta che per la nascita di Afrodite gli dei diedero una grande festa e dopo il banchetto, Pòros, la ricchezza, ubriaco fradicio, andò a riposarsi nel giardino di Zeus. Proprio in quel momento passò lì accanto a mendicare Penìa, la povertà, segretamente innamorata di Pòros ed esclusa dalla festa divina. Nella speranza di rimanere incinta di Pòros, Penìa giacque con lui e dalla loro unione nacque Eros.
 
La Penìa che conosco io non assomiglia molto a quella del mito narrato da Socrate. E' una mendicante e passa le sue giornate seduta fuori dalla casa di Pòros ad aspettare un segnale dall'interno, un invito ad entrare. Penìa non vuole essere invadente, ed è per questo che, le poche volte in cui a fatica riesce ad alzarsi poi non preme il tasto del citofono. Se ne sta lì, occhi fissi verso il basso e coperta blu sulle spalle, in silenzio. Da quella posizione ha imparato a conoscere Pòros: ora sa distinguere il suo tono di voce, i suoi passi, il rumore della sua macchina (embè? Ve l'avevo detto che la mia Penìa era diversa da quella di Socrate!), la sua felpa tra le altre. C'è sempre un gran via vai, davanti a quella casa e tutti si sono accorti di lei, ma questo la imbarazza molto. Anche Pòros ha notato la sua presenza e qualche giorno fa le ha regalato un bignè al cioccolato, uno di quelli con la glassa marrone sopra e la crema morbida dentro, di cui Penìa va ghiotta. Quella era stata una giornata più difficile delle altre e Penìa aveva divorato il suo pasticcino, credendo che avere un bignè significasse possedere tutto il vassoio, tutto il rinfresco, tutta la dispensa e il cuore di Pòros. La mia Penìa è rimasta fiduciosa davanti alla porta, sperando di vederlo uscire da un momento all'altro con qualche altro regalo per lei. Pòros le è passato davanti con in mano un cartone delle torte molto grande, quello rosa con la quattro alette da incastrare che ti danno in pasticceria. Ma Pòros non si è fermato, è andato oltre, lasciandole in dono solo uno sguardo. E Penìa ha capito. Stupidamente pensava che aspettare fosse già un po' amare e che un pasticcino potesse saziare la sua fame. Ma per saziare una fame così grande ci vogliono pasta e bistecche, non uno stupido dolcetto. Con fatica e tristezza la mia Penìa si è alzata e ha deciso di lasciare la casa di Pòros. Lungo la via, è sicura, troverà qualcuno che la farà sedere alla sua tavola e le darà da mangiare una  cotoletta alla milanese come Zeus comanda.

3 commenti:

  1. Troverà sicuramente una tavola imbandita di cibi energetici e robusti, per riscaldare anche il cuore!

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  2. Sempre ottima la nostra Chiara per rendere vivi questi suoi unici e deliziosi racconti..
    Grazie!

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