"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

venerdì 13 settembre 2013

Se l'albero si allarga all'improvviso




[fonte foto: web]
 


Alzi la mano chi non ha un cugino, uno zio, una cognata o una sorella nella terra dei canguri. 
Se qualcuno mi avesse detto una frase come questa io, fino a qualche giorno fa, l'avrei alzata. Poi quasi dal niente sono comparsi questi due che dichiarano di essere nipoti di un fratello di mio nonno; stanno girando l'Europa e allora in quattro e quattr'otto abbiamo organizzato un incontro, ci siamo dati appuntamento in laguna ed eccomi qui, questa mattina, a cercare tra la folla di turisti due ragazzi poco più che trentenni che portano il mio stesso cognome. Li trovo quasi subito. E' subito festa. La prima cosa che mi chiedono è: "è vero che tuo nonno aveva il dito mignolo che non si distendeva bene?" Ad essere sincera è un particolare che avevo completamente dimenticato e mi sorprende che i due Cousins mi chiedano proprio questo. Non so nemmeno chi abbia potuto raccontarglielo. Sorrido. Sì, il nonno aveva il mignolo accartocciato. Tra noi si crea subito sintonia e tra un ponte e l'altro parliamo della famiglia, di chi è figlio di chi, loro mi raccontano tutto quello che io non sapevo. Scopro che il nonno aveva tre fratelli sparsi per l'Italia e per il mondo, che ognuno di loro ha avuto almeno un figlio e che quindi io non sono che uno dei rami di questo nostro albero. Mi mostrano l’immagine di un albero genealogico che non so dove abbiano recuperato e in effetti ci sono anch’io, lì sulla destra ad un nome di distanza da quello dei miei nonni. Io descrivo le gondole, le chiese e le calli che attraversiamo purtroppo non bene come vorrei, devo semplificare molto, non riesco a dire per bene quanto sia bello e difficile vivere qui. Loro sorridono sempre, si guardano intorno, fotografano, non fanno che ripetere "bela Venezia", sembrano un disco rotto. Visti da fuori sembrano due turisti come tanti ma dalla mia angolatura sono un filo che mi ricollega alla famiglia. "Com'era tuo nonno?" mi chiede uno dei due mentre l'altro sta immortalando una barca. Oh, Carlo! Come faccio a dirti com'era mio nonno? Come faccio a dirtelo senza uno dei suoi quadri davanti? Come faccio a raccontarti in questa lingua che non è la mia il marrone dei suoi occhi, il rosso delle sue coperte, il blu della sua penna sulla settimana enigmistica, il bianco dei suoi golf, il verde del suo dizionario, il bordeaux scuro del suo Tavernello? Come faccio poi a dirti di come tutti questi colori fossero così armoniosi in lui, di come li sapesse usare bene per colorare il mondo? "He was cool”. Perdonami nonno, cool  è un termine che stride addosso a te. “And I loved him very much”. Già meglio. Giriamo quasi senza meta per la città finché scopriamo che alle Gallerie c’è una mostra sui disegni di Leonardo. Il Cousin più giovane è appassionato di Leonardo e scopro che in casa ha una riproduzione dell’Uomo Vitruviano. Neanche a dirlo due volte, mentre il Cousin più vecchio deve tornare in terraferma, noi entriamo. Vorrei raccontare a questo australiano delle Madonne di Bellini che prima hanno come sfondo il drappo verde e poi il paesaggio, del fatto che ci siano millemila interpretazioni della Tempesta di Giorgione, del ramarro nel quadro di Lorenzo Lotto. Non ci riesco, il mio inglese mi limita molto. E' quando ci troviamo davanti al famoso Uomo ma soprattutto davanti alla Scapigliata che provo davvero la sensazione che l'arte abbia un linguaggio universale. Siamo entrambi rapiti dalla delicatezza del viso, da quel sorriso non meno enigmatico della più famosa Gioconda, dalle linee pulite e da tantissimi altri particolari che i nostri occhi catturano. Per la prima volta da quando ci siamo incontrati restiamo zitti. Vorrei che mio nonno fosse qui, adesso. Ci risvegliamo dal torpore perchè ho un treno da prendere e non posso perderlo. Ci rimettiamo in marcia sbirciandoci a vicenda, come a carpire un denominatore comune che ci unisca ancora di più, che ci tenga saldi al ramo del nostro albero. E mentre salgo in treno, mentre il regionale esce dalla laguna mi sorprende uno di quei tramonti presenti sulla maggior parte delle cartoline. Il cielo ha tutti i colori della scatola dei Giotto e questi si moltiplicano nell'acqua sotto i binari. E allora mi viene da sorridere e penso al nonno. Me lo immagino in piedi davanti alla tela intento a colorare questo tramonto. Lui dipingeva in silenzio ma per questa volta voglio pensare che chiacchieri con il fratello emigrato dall'altra parte del mondo mentre con una punta d'orgoglio sussurra: "Ma l'hai vista Pietro quant'è bella mia nipote?".

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