"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 6 gennaio 2011

E Paaaaaaaaaaaaaaaaaaan e Vin!

Nei miei luoghi la tradizione impone che la notte del 5 gennaio si accendano i falò.
Il grande cumulo di paglia, legna, canne di bambù sormontato da una croce simboleggia l'anno vecchio che se ne va, l'allungarsi, a poco a poco, delle giornate.
Dal falò (o come diciamo noi "Pan e Vin") i contadini capiscono se il raccolto andrà bene o male in base alla direzione che prende il fumo: se fa verso nord o verso il Lago di Garda l'anno sarà buono, se andrà verso il mare (a sud) o verso oriente l'anno andrà male; si dice infatti: "...se 'l va' a la matina, ciapa el sac e va' a farina".
Nel paese d'origine del nonno il rito del Pan e Vin è molto sentito: le famiglie della borgata lo costruiscono e le donne preparano la pinza; la pinza è un dolce contadino tipico della mia zona, fatto di farine diverse, uvette, fichi, pinoli... e si mangia solo nel tempo di Natale e solo con il vin brulé.
Ieri sera quindi abbiamo partecipato a questa bella tradizione.
Una processione di fiaccole parte dalle tre case principali della zona, aperta dalla donna più vecchia che grida una filastrocca propiziatoria molto lunga. (Quella che segue è l'unica strofa che sono riuscita a trascrivere ieri sera, perciò mi scuso e se qualcuno ne sa altre, le aggiunga pure).
Pan e vin e bisatele,
che le biave le vegni bele.
Da lontan e da vissin,
e Pan e Vin

Poi tutte le fiaccole si mettono attorno al falò e dopo la benedizione del don del paese, l'uomo più vecchio e il ragazzo più piccolo accendono la pira. Poi lo accendono anche gli altri.

Infine, mentre il Pan e Vin brucia, le donne cantano le lintanie rigorosamente in latino e gli uomini cercano di capire la direzione della fuliggine. Mio nonno ha detto che questo non sarà un anno buono per il raccolto perchè il fumo si è diretto verso est.



La filastrocca propiziatoria cantata all'inizio dalla donna più vecchia viene ripresa da tutti alla fine. Il rito si conclude con balli, canti e brindisi vari.
E' una tradizione molto bella per noi, questa, perchè avvicina e riunisce la famiglia, ci riporta tutti indietro nel tempo...
Non solo a quando il nonno e gli zii erano piccoli e il Pan e Vin era l'evento dell'anno ma a tempi ancora più remoti, a quando i primi uomini si riunivano attorno al fuoco e cercavano nei segni della natura degli indizi per capire il futuro. In quei momenti, mi viene da pensare, l'uomo si metteva in contatto con un Essere che, pur percependo, non riusciva a comprendere fino in fondo.
Il fuoco ha da sempre intimorito e nello stesso tempo affascinato gli uomini... e ieri ha affascinato anche me, con le sue storie che vengono da lontano, con i gesti e le parole antiche dei miei zii.



2 commenti:

  1. Da me (Friuli) questi falò si chiamano PIGNARUL e la loro origina è celtica, come anche quelli veneti.
    Anche qui si controlla la direzione del fumo: se si dirige verso est è di buon auspicio, se invece vanno verso ovest, allora è meglio mollare tutto e andare in cerca di fortuna altrove. C'è anche un detto: se il fum al va a soreli a mont, cjape il sac e va pal mont; se il fum invezit al va de bande di soreli jevât, cjape il sac e va al marcjât ("se il fumo va a occidente, prendi il sacco e va per il mondo, se il fumo invece va a oriente, prendi il sacco e va al mercato")...
    Un abbraccio
    Francesca

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  2. Che bel falò.. in Liguria, precisamente a Camogli, si assiste a un fenomeno simile durante la festa patronale, a maggio. Vengono costruite due enormi sculture sulle due estremità della spiaggia e alla mezzanotte vengono bruciate.
    Molto suggestivo.

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