"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

venerdì 22 aprile 2011

Una musica per la morte



Tocca a noi, adesso. Il tuo organo riempie questa chiesina di una melodia triste e a tratti cupa. Non è festa, oggi. Un occhio alle alterazioni in chiave e mi attacco anch'io, poco prima della metà, come da accordi. Contiamo, il piede batte il tempo sul pavimento freddo. Unoduetrequattrocinquesei, unoduetrequattro... Le dita scorrono sul flauto lucido, il respiro trema un po'. Ho bisogno di aria. Bach sta risucchiando le mie energie. Le donne della musica piangono il Cristo stremato dalla fatica. Si lamentano con improvvisi pianissimi e inattesi fortissimi nei nostri cuori prima che fuori dai nostri strumenti, attraverso le nostre dita. Mi sembra di vederle qui, davanti a me, queste donne, vestite con lunghe tuniche azzurre e ocra, al posto delle note aggrovigliate dello spartito. Una musica per la morte, una musica per il sacrificio. Una preghiera bisbigliata ad occhi chiusi, a cuore aperto. Piano, pianissimo. Siamo alla fine, rallentiamo. E, morendo, risuona il do, ultima spina di questa Passione secondo Matteo, che esce dalle nostre mani fluida e senza intoppi. Il nostro sguardo si incrocia dietro al leggio e scopriamo i nostri occhi lucidi, le lacrime sull'orlo del burrone. Un sorriso, un abbraccio e null'altro. Cala il silenzio della morte profumata di vita. Nessuno parla, nessuno suona più. La melodia aleggia ancora tra i banchi, anche quando gli altri sono già andati via e noi, una da una parte e una dall'altra sistemiamo le custodie e le parti. Il ricordo di questa nostra musica ci accompagnerà anche domani, nel silenzio più rumoroso. Ma solo fino a domenica mattina. Quando il coro intero griderà il suo "GLORIA!" e i nostri strumenti racconteranno di nuovo la vita.

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