"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

mercoledì 9 marzo 2011

Roma

Siamo partiti in sette la notte di sabato e abbiamo dormito in treno. Dormito... si fa per dire! Nel mio scomparto è arrivato un signore australiano, e J., italo-americano, ha parlato TUTTA LA NOTTE con lui. E il bello che questo era anche mezzo ubriaco. Rendiamoci conto. Insomma, abbiamo solo disteso le gambe e chiuso gli occhi, anche perchè c'era molto freddo, ma senza sognare veramente.
Siamo arrivati a Roma la mattina presto e dopo aver girato un pezzo alla ricerca dell'hotel abbiamo cominciato il nostro giro. Eccola, Roma, così potente, maestosa, austera e un po' altezzosa, svelarci i suoi volti più noti... siamo uguali a tutti gli altri, noi, per lei. Turisti qualsiasi, anche se a me piace dire che siamo "viaggiatori", con una piantina in mano e scarso senso dell'orientamento. Questo senso di inadeguatezza, quasi, è durato poco. Una volta capito come utilizzare al meglio bus e metro e aver appreso la capacità di vedere oltre le cose più famose, si è lasciata scoprire: chiesine minuscole, angoletti caratteristici, vie nascoste che giapponesi distratti non sarebbero mai riusciti ad osservare.
Domenica mattina siamo andati al Quirinale, e visto che ce n'era la possibilità lo abbiamo visitato anche dentro, noi ragazze senza pagare il biglietto perchè "per le donne è gratis". Quante meraviglie! Vetri di Murano, arazzi, cristalli, marmi policromi... uno scrigno! Già che c'eravamo siamo andati ad una mostra sulla letteratura, sempre al Quirinale. All'interno abbiamo ammirato i manoscritti degli scrittori più famosi: Dante, Boccaccio, Tasso, Guicciardini, Petrarca... quale tesoro più prezioso per degli studenti di liceo classico? E'stato emozionantissimo vedere la scrittura di Manzoni, l'incipit dei Promessi Sposi con le correzioni a margine, le poesie di Leopardi... che meraviglia.




Poi abbiamo proseguito per il classico giro tra fontane, palazzi, rovine (con una brutta esperienza in fatto di cibo). Nel pomeriggio siamo entrati al Colosseo (anche questo gratis, eheheh!), e lo abbiamo girato, per quanto possibile, in lungo e in largo. La sera abbiamo cenato a Trastevere, in un ristorantino molto carino, tradizionale, con le parti affrescate e il soffitto cassettonato: straccetti di manzo, ottimi ed economici. E non ci siamo fatti neanche mancare un cono di gelato. Lunedì mattina invece siamo andati a San Pietro. Siamo entrati in Basilica e, da buoni classicisti, abbiamo cercato di tradurre le iscrizioni in latino e greco. Lì ho fatto da guida ai più interessati, tra marmi, ori, statue, salme di papi e tutto il resto. Siamo scesi nelle Grotte Vaticane e arrivati davanti al sarcofago di Bonifacio VIII abbiamo letto un passo del XIX canto dell'Inferno della Divina Commedia, proprio quello in cui Dante parla di lui: "Ed el gridò: "Se' tu già costì ritto/ se' tu già costì ritto, Bonifazio?/ Di parecchi anni mi mentì lo scritto./ Se' tu sì tosto di quell'aver sazio/ per lo qual non temesti torre a 'nganno/ la bella donna e poi farne strazio?"" ( Inf XIX, 52-57). E' stato un momento fantastico. Proseguendo abbiamo incontrato la tomba di Giovanni Paolo II. Marmo candido, fiori, bigliettini... mi sono salite le lacrime così, senza un apparente motivo. Avrei voluto avere il tempo di pensare a qualcuno, avrei voluto avere il tempo per dire qualcosa, per concentrarmi su un discorso sensato da fare lì davanti. Ma la fila non è disposta ad aspettare che i tuoi pensieri si riordinino, che la matassa che hai nel cervello si dipani. Così, dopo aver dato alla tomba un ultimo sguardo, siamo usciti.



Poi abbiamo preso la metro e siamo andati ai Fori. Entrata gratuita anche qui e ci siamo immersi nelle vicende che studiamo tutti i giorni sui libri di latino e di storia. Abbiamo passeggiato tra colonne e rovine, abbiamo visto l'altare dove Cesare è stato cremato e proprio lì abbiamo letto una parte del racconto di Plutarco riguardante la morte di Cesare. Nel pomeriggio siamo andati in Piazza di Spagna e in via Condotti abbiamo osservato nelle vetrine dei negozi le cose che con gli spiccioli del nostro portafoglio avremmo potuto comprare. Praticamente nulla. Un piccolo litigio tra una mia compagna e la sua mamma che ci ha accompagnato fino a qui ha oscurato un po' la giornata, poi però il sole è tornato a splendere.
Per cena il professore di filosofia di un amico di J. ci aveva consigliato di andare da Sora Margherita nel quartiere ebraico. Abbiamo preso l'autobus sbagliato, ci siamo praticamente persi però alla fine siamo arrivati all'indirizzo fornitoci. Ma pensate che abbiamo trovato 'sta benedetta Sora Margherita? No. In compenso abbiamo trovato un'altro ristorante, però pieno. Il proprietario però ci ha accompagnati nell'altro suo locale, Taverna Cairoli in piazza B. Cairoli. E' stato appena inaugurato e ve lo consiglio caldamente. Abbiamo scoperto un ambiente ottimo, con dell'ottima cucina, personale simpatico... ci hanno offerto un'aperitivo, l'antipasto e il dolce. E' stata una gran bella serata, ci siamo divertiti moltissimo tutti quanti. Martedì mattina siamo andati a passeggiare nel Parco di Villa Borghese. E' stato molto rilassante sostare vicino al laghetto, all'ombra di un albero e sui gradini della galleria.



Dopo pranzo ci siamo dati del tempo libero per girare senza fretta, ognuno per i fatti suoi. Io sono andata alla scoperta di alcune librerie, di San Pietro in Vincoli e del Campidoglio. Senza fretta, con il viso contro il sole, mi sono chiesta quanti occhi avranno osservato ciò che in quel momento stavo osservando io. Mi sono sentita un po' "una tra tanti", ma proprio per questo speciale, perchè i miei occhi sono diversi da quelli di tutti gli altri... Ci siamo ritrovati tutti qualche ora prima della partenza e ci siamo accorti di aver preso l'accento... buffo!
Poi per l'ultima volta, andando alla stazione Termini, abbiamo praticato il nostro sport estremo preferito: attraversamento selvaggio della strada.
E così la nostra avventura si è conclusa. Osservando Piazza della Repubblica con la valigia in mano mi sono resa conto che Roma si stava rivestendo del suo manto austero che si era tolta la mattina in cui l'avevamo incontrata per la prima volta. Il suo essere così magnifica, grande, imponente, era solo una maschera dietro la quale nasconde un cuore tenero, silenzioso: quello della notte sui ponti sul biondo Tevere, quello della chiesetta dimenticata, quello delle rovine che nessuno ha tempo di osservare. Me l'ha detto proprio lei, l'Urbe, facendomi l'occhiolino attraverso i fari della metro troppo vuota. Dentro alla sua divisa d'ordinanza l'egocentrica Roma (che ai più potrebbe sembrare come una signora di una certa età che tenta di ringiovanire mettendosi troppo rossetto rosso e minigonne vertigionose) è in realtà una ragazzetta timida, che ha paura di far conoscere i suoi lati più segreti, che adora i jeans e le ballerine e non ama molto fare troppo tardi la sera...

1 commento:

  1. Scusa ma te lo devo proprio dire!
    Questo post è un'ode alla Roma che amo anch'io e mi ha toccato il cuore!

    E' la Roma che anch'io vedo ogni volta che ci torno, quella che amo, con le sue folate di vento all'Isola Tiberina, la Roma da guardare anche ad altezza uomo e non solo col nasino all'insù, quella Roma che è paesello, se la guardi in certe sue vie. Quella Roma che non è solo tutto quello che se ne dice di grande, magnifico, imponente, austero e eterno.
    E' la Roma di chi ci vive, magari non rendendosi conto di che fortuna abbia, è la Roma di chi la vede con occhi diversi... come i tuoi!

    Scusa se non mi sono presentata prima: polepole del CircoloVizioso. Arrivo qui da chissàdove...e da oggi ci arriverò molto spesso! ;)

    Un saluto e tanti grazie per questo tuo post! polepole

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