"Ama e fa' ciò che vuoi".
S. Agostino
sabato 29 dicembre 2012
"La musica è paura"
Ieri sera prima del concerto mi è capitato fra le mani il discorso della presidente della banda e, naturalmente, gli ho dato una letta veloce. Saltando i ringraziamenti di rito e scorrendo i fogli, lo sguardo si è fermato sulle parole "la musica è paura". La musica è paura? E di cosa? No, Ivana, la musica non può essere paura, semmai la musica è coraggio, determinazione, adrenalina, vitalità... Perchè dovrei temere due note su uno spartito? E' vero, ci sono i passaggi difficili e le dita si irrigidiscono un po' prima di affrontarli, però non si possono non suonare e allora... un bel respiro e vengano come vengano.
Torno alla realtà perchè non possiamo intonare gli strumenti nei camerini dato che fa troppo freddo, quindi ci sistemiamo sul palco e la maestra passa a sistemare il suono. Io non riesco ad intonare il mio flauto. Crescente. No, adesso sei calante, riprova. Crescente. Crescente di nuovo. Calante. Ancora calante. Armeggio con la testata dello strumento, non mi appoggio allo schienale (comodo) della sedia, provo a non coprire troppo la boccola con le labbra... è tutto un gioco di equilibri. Non funziona: l'intonatore dice che il suono è ancora un po', pochissimo, crescente. Non c'è tempo, adesso, di trovare l'altezza perfetta.
Il sipario è ancora chiuso.
Le cartelline sono aperte sul primo brano, gli strumenti sono stretti tra le mani, c'è ancora un momento per dare l'ultima sistemata agli occhiali. Chissà se là fuori immaginano cosa sta succedendo qui. La platea è silenziosa e anche qui quasi non si respira. Io ho paura. Ho paura che nelle note cruciali la mia voce diversa porti fuori anche le altre, che invece di un suono melodioso e angelico, il risultato sia un rumore, uno stridere di metallo. Ho paura di quel passaggio tremendo a fine concerto, di quelle venti battute veloci che non riesco mai a suonare come si deve perchè scappa sempre qualche nota sbagliata. "... la musica è paura...".
Il meccanismo che muove il sipario comincia a ronzare e un attimo dopo le tende rosse si muovono. Sorridi, stai per suonare! Oltre le stelle di Natale posizionate sul bordo del palco c'è un abisso buio, una notte che applaude quando appariamo. In piedi. Seduti. Le braccia della maestra sono tese leggermente all'indietro, come quelle di un tuffatore prima del salto. La bacchetta scatta in alto, la banda respira. Ci tuffiamo anche noi, tutti. La prima nota esce forte, decisa.
Non c'è più spazio per la paura.
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Mi hai fatto star lì, in platea, col fiato sospeso....
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