"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

domenica 10 giugno 2012

L'ultimo giorno di scuola


[Vienna, gemmellaggio nel giugno 2009: una nuvola a forma di cuore sopra le nostre teste]

Infondo il mio ultimo giorno di scuola non è stato tanto diverso da tutti gli altri: gli appunti su Heidegger da prendere, una versione da correggere, quaderni, penne. E un tempo indeciso tra sole e pioggia che rispecchiava i sentimenti che ognuno di noi, ieri, aveva nel cuore: tristezza per la fine di un percorso e nello stesso tempo gioia, speranza per le nuove esperienze che presto faremo. Fuori dalla mia classe c'erano musica, balli e spumante ma io non volevo uscire dalla mia aula. Volevo passare tra le mie quattro mura il mio ultimo giorno da studentessa, con i miei compagni, con i miei prof; volevo osservare il planisfero su cui abbiamo evidenziato i nomi delle località più strane, prendere in mano un gesso per disegnare un cuore grande sulla lavagna nera, osservare dall'alto lo spicchio di città che quest'anno ci ha fatto compagnia. E così ho fatto. Abbiamo passato la nostra ultima ora di scuola con Gigi e la campanella non era ancora suonata quando lui ha raccolto i suoi appunti e li ha sistemati con calma nella borsa nera. Noi lo abbiamo osservato in silezio, un po' come abbiamo fatto con tutti gli altri insegnanti negli ultimi giorni, aspettando anche da lui un gesto, una parola. Poi si è alzato e senza guardarci si è avviato verso la porta. Solo allora ha alzato lo sguardo verso di noi e ha borbottato:"Buona fortuna, ragazzi. Vi auguro di trovare la vostra autenticità". E' uscito dalla porta e ha cominciato a scendere le scale. Proprio allora la campanella ha strillato. E i ricordi di infinite altre campanelle si sono addossati l'uno all'altro, hanno preso vita nelle lacrime ribelli sulle guance... il mio ultimo giorno di scuola ha il sapore del the caldo, quello solubile della macchinetta che ti brucia la gola ma fa tanto bene alla pancia.
Il primo giorno di superiori sono entrata in classe con la convinzione che la strada sarebbe stata dura e in salita ma ricca di chissà quanti fiori meravigliosi. Oggi mi guardo indietro e mi rendo conto che, sì, ho visto i fiori lungo la via; per tutti questi sono immensamente grata. Però adesso che è finito, che tutto è finito, che il liceo è finito, tocca a me. "E' andata", non importa se bene o se male, se il risultato finale sarà quello sperato, se sarà di più o di meno. Non importa se abbiamo rimpianti, speranze, se siamo arrabbiati. Non importa neanche se è stato facile o difficile, gli alti e i bassi, i successi e le cadute, le merende divise, gli appunti, gli incidenti di percorso. E' finito, abbiamo raggiunto la vetta. E la cosa più bella è che lo abbiamo fatto insieme, come alle Meteore, in Grecia, a fine marzo. Per quanto mi riguarda si sono conclusi i cinque anni più difficili, divertenti, densi, intensi, finora vissuti. E ora cosa devo fare? Dove si va? Con chi? Forse adesso non importa neanche questo. Salutare i compagni è stato difficile, chissà quando ci rivedremo, se ci rivedremo... sì, all'esame, ma non conta perchè lì ognuno farà per sé, penserà a sé, non saremo classe. Le nostre strade si dividono qui, fuori dalla scuola, nella pioggia battente.
Un senso di gratitudine pervade il cuore.
E io non so dire altro che grazie.  

1 commento:

  1. Grande Chiara! Come sempre mi hai commosso...
    Grazie!
    Gigi sarà di poche parole, ma vi ha detto la cosa essenziale: siate autentici!

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