"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 21 giugno 2012

Secondo giorno di esami, ovvero "Non il caso ma la finalità regna nelle opere della natura"


Secondo giorno di esami, prova di greco.
Questa mattina c'è meno ansia e meno paura nei nostri volti: la versione andrà come andrà: se in cinque anni hai studiato la grammatica, bene, se invece a volte hai perso dei pezzi, come me, speri che vada sempre tutto liscio. Salgo le scale (questa volta senza cadere) con il pensiero di sottolineare i verbi, dividere le proposizioni, stare attenta ai participi. Poi, arrivata al mio banchino, estraggo il dizionario GI come fosse una spada: io e lui, oggi, combatteremo contro quindici righe. Il GI è bello: ci sono tutti i rimandi alle forme note dei verbi, le varianti nei dialetti, c'è abbastanza spazio tra una riga e l'altra e una buona dose di frasi fatte; e poi è azzurro, come il mare della Grecia che di tanto in tanto mi torna in mente. Il commissario esterno di matematica circola tra i banchi, percepisce un po' di tensione e per calmarci ci confida che lui di greco sa solo le prime tre lettere dell'alfabeto.
Poi dal piano di sotto arriva la notizia: è Aristotele. Confusione generale. Aristotele non si vede alla maturità dal 1978. Aristotele è difficile. Aristotele usa un linguaggio che capisce solo lui. Aristotele a scuola si traduce raramente. Aristotele si fa in filosofia in terza superiore (in effetti la mia classe in questo è avvantaggiata: a Gigi piace tanto e lo abbiamo fatto per sei mesi in quarta superiore). Aristotele si fa in letteratura greca il tredici maggio e lo si liquida in un'ora. E quindi la prima cosa che fa la prof è portarsi le mani fra i capelli e poi sussurra una parolina poco carina che percepisco anche io che sono infondo al corridoio. Il presidente della commissione consegna i fogli e la prof ci dice di stare "calmi e tranquilli, controllare i verbi, i participi, non lasciare spazi bianchi, perchè posso correggere tutto ma non il vuoto". La prima cosa che noto è il fatto che ci sono frequenti punti in alto e punti fermi, parto a sottolineare, dividere, cerhiare, inscatolare. Nel frattempo apro il mio summakos, il mio fido alleato GI alla ricerca delle parole. Dopo poco più di un'ora dall'inizio la prof legge la versione, io sono già a buon punto (ma con un senso inesistente) e scopro che mi sono completamente dimenticata di tradurre un periodo. Un respiro profondo, un sorriso alla versione e via che si riparte. Da dietro sento una compagna che sussurra all'indirizzo di Aristotele: "Tua madre quella peripatetica" (nel senso di donna dai facili costumi). Non l'ha detto forte ma l'hanno sentito tutti e l'intera classe è scoppiata a ridere. Il presidente ci richiama, la prof dà colpa alla tensione. Le prof di greco si riuniscono dall'altro lato del corridoio, parlano piano ma agitano le braccia, portano le mani alla fronte, scuotono la testa sconsolate. E'quello che faccio anch'io. Con sudore e fantasia arrivo alla fine, copio il testo in bella ma non consegno il foglio. Se non altro da questa lingua cosiddetta morta ho imparato a non arrendermi alla prima difficoltà.
E' stato in quel momento, mentre fissavo il foglio scritto in greco che ho pensato che avevo concluso l'ultima versione di greco della mia vita. "Esame di Stato di Liceo Classico", c'era scritto nel foglio sopra le parole di Aristotele. Mi sono passati davanti agli occhi gli anni ruggenti del ginnasio passati a studiare la grammatica, lo schema delle consonanti (pi-beta-phi, kappa-gamma-chi, tau-delta-theta, psi, csi, zeta) la terza declinazione in ni (leon leontos leonti leonta leon), l'aoristo e le radici... sono cose che non si dimenticano più, che fanno parte di me, hanno posto radici nella mia testa e nel mio cuore. Lancio uno sguardo sconsolato alla versione non solo perchè è l'ultima ma perchè mi è proprio venuta male, non mi piace, ha un senso, ma è il mio, non quello dell'autore. "Tradurre è tradire" ripete sempre la nostra prof... penso che Aristotele abbia un palco di corna da far invidia ad un cervo.
Chiudo il dizionario con un tonfo e consegno i fogli.
Non si torna più indietro.

1 commento:

  1. In greco non so, ma in italiano la tua capacità di raccontare è da dieci e lode!!!

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