Sono andata a far pace con una montagna.
Eh sì, perchè io da piccola ho litigato con una montagna e da allora non ne ho più voluto sapere. Del resto la colpa era sua: era caduta e aveva ucciso centinaia e centinaia di persone, spazzato via paesi, cancellato vite. Non ero solo arrabbiata ma quella montagna mi metteva anche molta soggezione, mi inquietava. Quando i miei genitori mi portavano in gita fin lassù io mi ammutolivo. Non ci volevo andare, perchè era necessario vedere quel posto? La tragedia era avvenuta molti anni prima e osservare tutto da così vicino non avrebbe riportato in vita le persone che erano morte. Non avevo paura perchè era già caduta e la valle si era già riempita di terra; c'era pur sempre un'ombra scura, la montagna e il paesaggio intorno avevano uno sguardo sinistro che mi penetrava dentro. "Ma insomma, perchè mi guarda male? - pensavo - Mica l'ho portato io tutto 'sto cemento fin quassù!". A scuola e in famiglia mi avevano spiegato che gli uomini avevano costruito un muro altissimo e che un giorno la montagna era caduta e l'acqua del lago si era trasformata in un'onda gigantesca che aveva ucciso tantissime persone. Mi avevano fatto vedere anche un film, e neanche tutto, solo la parte dell'acqua che arriva potente. Un'immagine tremenda per i miei nove anni... ma anche per i miei venti. Per molto tempo ho sepolto quella montagna e quel muro dentro di me.
Un giorno di noia, una domenica pomeriggio, ho aperto lo scaffale dove teniamo le videocassette alla ricerca di un film che non sapessi già a memoria. Mi è capitato tra le mani un documentario su quella montagna... era arrivato il momento di affrontarla, capire qualcosa di più. Il documentario in realtà era una "diretta sulla memoria", uno spettacolo teatrale tenuto da un attore molto famoso e molto conosciuto soprattutto qui da me. Per due ore e mezzo sono stata seduta sul divano, ho riso, mi sono indignata, ho imparato, ho capito. Ho capito che la realtà è molto più complessa di come me l'avevano raccontata, forse giustamente, a nove anni: non c'erano solo le vite spazzate via dalla montagna, il muro e i signori cattivi che non hanno ascoltato nessuno; c'erano le storie di chi si è opposto, le vite di chi ha compiuto il proprio lavoro onestamente, un mondo, una vita quotidiana fatta di lavoro e religione e amore per la propria terra. C'erano gli aspetti geologici, storici, politici, istituzionali, toponomastici, accademici che nessuno mi aveva mai spiegato. Quello spettacolo è solo la punta di un iceberg, le informazioni che vengono date sono probabilmente solo una parte: non si può mantere l'attenzione di un pubblico solo con nomi e date, lo dico da storica.
Così ho preso la macchina, ho guidato, guidato, guidato e ancora guidato, mi sono persa e ho guidato fino a che sono arrivata a quella montagna. L'ho osservata per bene, ho osservato anche il muro di cemento, il paesaggio intorno. Non ho avuto paura: si ha paura quando non si sa cosa succede. E io sapevo come e perchè quella montagna era scivolata, avevo nomi e date, appigli che mi si addicono. Però c'era sempre quel sentimento strano, quella montagna continuava a far vibrare delle corde. E' stato allora che ho capito: quella storia era anche la mia storia: mia in quanto abitante del mondo. E ho capito che andare a vedere una montagna non riporta in vita le persone ma è importante per ricordarsi del fatto che l'uomo è solo un uomo, solo uno delle tante creature del mondo e che se un giorno decide di costruire un muro deve farlo in modo da non mettere in pericolo le vite di chi gli è accanto: mucche, alberi, galline, altri uomini. Conoscere rende liberi, liberi dalla paura. Conoscere il passato mi rende possibile costruire con coscienza il presente. Lo dice anche la scimmia Rafiki a Simba nel Re Leone: "Dal passato puoi scappare oppure imparare". Io ho imparato. E ho fatto pace con la montagna.
Grande post amica mia, ed ora amica della montagna e assidua pensatrice del passato che ci insegna a capire questo nostro presente spesso oscuro e faruginoso...
RispondiEliminaE allora ..viva la montagna!