"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

domenica 26 settembre 2010

Di nuovo

E ti ho sognato, stanotte. E stavi morendo, di nuovo. Eravamo nel salottino della taverna, seduti sul divano con la coperta a fantasia scozzese, come al solito; e sfogliavamo insieme un album di fotografie. E poi mi hai abbracciata come solo tu sapevi fare. E poi mi hai guardata. E poi ho capito. Ho capito che non c'era nient'altro da fare se non lasciarti andare. E poi hai chiuso gli occhi. E poi... Ma loro non c'erano, stavolta, a rovinare tutto. Non erano lì, pronti per mandarmi via, per eliminarmi dalla scrittura dell'ultima riga del tuo libro. Loro non c'erano, perchè non c'erano mai stati neanche prima, perchè ti hanno sempre detto che eri fuori con la testa. E invece io sì. Ero lì, nel mio piccolo. Ho fatto il possibile, nel sogno come nella realtà, per tenerti in vita ancora un po', ma non ci sono riuscita. E poi un pomeriggio di pioggia buio, scuro, e le rose rosse. E il cappello, i pennelli che avrei voluto che ti portassi dietro. Ma adesso hai pennelli più belli, colori più sgargianti dentro i tuoi barattoli. Nei giorni di acuta malinconia mi illudo che il tramonto sia il tuo capolavoro più bello, nonno.

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