"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 2 settembre 2010

Egocentrismo, gelosia, mire troppo alte

Suonare con te, cara dottoressa, questa volta è stato diverso.
E so il motivo.
Tu mi hai dato in anteprima le parti che Carletto ci ha preparato per Natale.
E io ho la parte dei tenori.
Io.
Un flauto traverso che suona la parte dei tenori. Che per altro non abbiamo neanche.
Sai quanto si sentirà di quel che suonerò? Te lo dico subito: niente. Non si sentirà niente. Prova tu a suonare uno strumentino come il mio, con ben due violini, una tromba e l'organo che ti suonano sopra. Per non dimenticare i soprani, i contralti e bassi che, poveri, dovranno pur cantare, no? Non capisco questi cambiamenti; mi trovavo bene a seguire i contralti. Posso dire che li ho fatti crescere un po', li ho accompagnati nel gran mare pentagrammato dei brani natalizi e pasquali senza farli affogare. E adesso saranno seguiti da un violino.
Per non parlare della tromba. Già sono in pochi a cantare, la chiesetta dell'ospedale è piccola e per di più il trombettista fa parte della fanfara. Non è mica Pasqua! Copre tutti quanti, e se permetti il suo suono non si armonizza con i violini, con il tuo organo e con il mio flauto.
Quel che dovrò suonare si ridurrà a pochissime battute e allora mi chiedo perchè, musicalmente, suono ancora con questo coretto, perchè non vedo l'ora che comincino le prove. Mi sento un po' tradita, un po' messa da parte, ecco. Mi sembra che tanto lavoro, tanto entusiasmo, tanto impegno siano stati buttati all'aria da un direttore che sta calibrando la mira un po' troppo in alto senza rendersi conto delle effettive possibilità che ha.
Sto esagerando, Giuseppina, lo so, me lo dice il tuo sorriso da nonna che si fa sempre più dolce per calmare questi capricci.
E anche se quando ritorneremo ci saranno calorosi abbracci so che musicalmente non sarà più lo stesso. Perchè ci saranno altri strumenti ad andare in alto, a sostenere il suono dei miei contralti, ad aiutare i soprani a raggiungere il fa acuto. E io sotto, in ombra. A suonare per... per chi suono? Per nessuno. Sarò solo rumore. E da egocentrica quale sono permettimi di dire che sono un po' delusa da questo tipo di scelte.
La verità è che ho paura che questi cambiamenti possano stravolgere il rapporto che si è creato fra me e il resto del coro, fra me e te. Ho paura di entrare in chiesetta e non sentire più la voglia di suonare e di stare insieme. Ho paura che i nostri sguardi complici e le risate dietro i nostri rispettivi leggii siano solo un ricordo lontano. Ho paura che quei due violini prendano il mio posto nei vostri
cuori... Ho paura che i martedì non siano più i giorni, non tanto della bella musica o della musica di alta qualità, ma dello stare insieme semplicemente, cantando e suonando un po'. Ho paura che l'ora che passiamo insieme sia un peso aggiunto, un rospo da ingoiare, quando, almeno per quanto mi riguarda, fino ad ora è stata la mia oasi dal peso della scuola, della vita di ogni giorno.
Non ho paura di non essere all'altezza della mia parte, no... Tanto per quelle quattro padelle, cosa vuoi che sia? Ho paura di non reggere musicalmente il confronto con quei due violinisti. Ho paura, davvero, che loro siano più capaci di me a sostenere, a tenere il suono, a fare delle dinamiche e a non stonare.
E ti dirò, ho paura di non reggerlo neanche umanamente, il confronto. Ho paura che questi due vi strappino più sorrisi, più abbracci di me. Ho paura che si prendano il mio spazio, che vengano presto anche loro per provare un po' in pace come faccio io ora.
Sto esagerando, ma sono sincera.
Ma al di là di questo mi sforzo di vedere il lato positivo... Qual è il lato positivo? Non lo so, non lo vedo, non lo sento, non ho la voglia di pensarci.
Il fatto è che alla fine mi convincerà, tutto questo. Forse. Se questi violini non si prenderanno di più di quel che mi è stato portato via forse andremo d'accordo.
Ma mi voglio godere questa prova insieme. La chiesa vuota che si riempie della nostra melodia. Discorrendo di Marco Polo e Plutarco. Ridendo insieme di qualsiasi cosa.
Io e te.
Una forza della natura.
Io e te.
La strana coppia.
Tu, voi.
La mia medicina.
Che spero non diventi veleno.

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