"Ama e fa' ciò che vuoi".

S. Agostino

giovedì 24 febbraio 2011

Pomeriggi così

Oggi pomeriggio mi sono rifugiata nella chiesina dell'ospedale a suonare con la dottoressa-organista. Uscita da scuola, mi sono incamminata verso l'ospedale e appena arrivata, ecco la magia. Di nuovo, come una volta. Il silenzio, le candele accese, i banchi liberi. Ho montato con calma il flauto, lo ho pulito, lo ho osservato scintillare alla luce dei lumini, ho cercato il mio quadernone nell'armadio disordinato, ho sistemato le parti. E poi è arrivata Giuseppina e dopo qualche battuta sulle rispettive giornate, abbiamo cominciato a suonare. Abbiamo ripassato le tonalità, sistemato una parte che non andava tanto bene, studiato insieme le parti che non erano chiare martedì sera. Abbiamo passeggiato nel piccolo giardinetto che c'è fuori dalla chiesina, abbiamo commentato la reazione di martedì sera di Carlo-il-direttore e del coro, abbiamo provato a trovare delle soluzioni, a questo. Poi abbiamo ripassato la Passione secondo Matteo di Bach che dobbiamo suonare il Venerdì Santo. Ce la siamo divisa: lei suonerà la parte del dolore di Gesù e io invece quella del lamento delle donne; è una parte che mi piace molto, questa, perchè rende davvero l'idea della tristezza, sembra davvero che il compositore abbia assistito all'agonia e ne abbia riportato i suoni. Ci sono state delle persone che si sono fermate ad ascoltarci, che passavano come ombre silenziose. Abbiamo scherzato e ci siamo raccontate un po'. In fondo sappiamo poco l'una dell'altra, eppure è scattata questa scintilla che ci ha rese musicalmente (ma anche umanamente) inseparabili. Abbiamo, per ora, la stessa formazione scolastica (anche lei ha studiato al liceo classico), lo stesso egocentrismo, lo stesso amore per la musica e per il silenzio. E impariamo l'una dall'altra: io ho imparato a suonare da sola, a esplorare il repertorio di musica classica, a seguire delle persone che non sanno leggere le note. E lei da me ha imparato a suonare insieme agli altri, a conoscere uno strumento diverso dal suo. E' bello così. E' bello sorridere dietro i nostri leggii, è bello spettegolare è bello parlare. Sono belli questi pomeriggi di musica e affetto, nella penombra della chiesina. E' bello perchè è come ritrovare un'armonia cercata da quando sono arrivati i violini, come ritornare a camminare insieme, a spiegare le vele dopo la tempesta, a navigare col vento in poppa verso il sole. E' bello perchè in questi pomeriggi c'è spazio solo per me e per la dottoressa, per le nostre chiacchiere, per i nostri strumenti; perchè non c'è niente e nessuno, in questi momenti, che si può intrufolare tra i nostri spartiti, tra i nostri sorrisi. E' bello così. Nella semplicità che ti arricchisce, nella musica che ti fa sentire amata, nel silenzio che rimbomba di gioia nel cuore.

2 commenti:

  1. Che meravigliosa descrizione del momento e delle sensazioni. Vi vedo nella penombra della chiesina.
    Un abbraccio a entrambe
    Francesca

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  2. Mi hai emozionata tantissimo. E' un post così luminoso, così intenso, così pacifico e pieno d'amore! Di intimità, di musica. Bellissimo.
    Mi hai ricordato la chiesa del mio paesello in Friuli. Io suonavo il pianoforte e l'organo.
    Era bello suonare nella chiesa vuota, profumata d'incenso e ceri. Era bello.

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