Ieri sera sono tornata da prove con l'amaro in bocca.
Ho visto Carlo-il-direttore ridere, scherzare, essere serio e perfino arrabbiato come una bestia. Ma mai l'avevo visto così triste come ieri. Forse non era proprio giornata, forse aveva altri pensieri... L'ho visto molto stanco. Il coro non rispondeva ai "comandi". I soprani hanno stonato tutto il tempo e non c'è stato verso di farli cantare quel mi acuto che dovrebbe essere semplice per loro. I contralti non riuscivano a memorizzare la parte e si sono lamentati perchè le parti sono state arrangiate in una tonalità troppo bassa dal loro punto di vista, mentre i soprani si sono lamentati perchè le stesse parti erano troppo alte. Per fortuna i bassi, i nostri uomini, sono forti e potenti e hanno cantato abbastanza bene. Ma il clima di tensione pesava sopra gli strumenti e dentro le gole del coro. Li ho osservati dalla mia postazione. Donne che bisbigliavano, uomini che cantavano. E lui, il maestro, in mezzo, a cercare di zittire alcune e di far cantare altre, ad agitare le braccia, non più come un direttore di un coro, ma come un naufrago in mezzo alla tempesta. La Settimana Santa è vicina e siamo indietrissimo. Vuoi perchè ogni volta qualcuno manca sempre, vuoi perchè Carlo decide di far eseguire brani di Bach e Reinberger forse un po' troppo complessi, vuoi perchè non c'è più l'entusiasmo, perchè tutti si lamentano un po' troppo. E' stato faticoso, ieri arrivare alla fine. Ho visto un maestro stanco, demoralizzato. E un abbraccio poco fa in questi casi. Non fa tornare neanche il sorriso. Ieri ce ne siamo tornati a casa tutti ad occhi bassi.
E mi immagino Carlo che, una volta andati via tutti noi, all'ombra dell'organo si chiede quale sia davvero il problema, perchè il coro non risponde agli stimoli, battere i pugni contro lo strumento addossandosi qualsiasi colpa. Perchè è fatto così.
E questo, prima di addormentarmi, me lo sono chiesta anch'io. Qual è il sentimento che separa quegi occhi felici dietro il vetro della foto della Pasqua dello scorso anno a ieri sera? Dov'è la gioia di cantare insieme, anche stonando, non importa. Dov'è il mio coro, quello con le "contro-corde-vocali", che è in grado di cantare il Panis Angelicus con le dinamiche? Dove siete, ragazzi? Dove siamo? Non voglio che finisca così...
Uff... che tristezza.
Penso che in un coro debba regnare l'armonia... in tutti i sensi! Anche nel senso della serenità e collaborazione tra i componenti. Penso che siate ancora in tempo per riprendere l'armonia dell'anno scorso, però è una questione di buona volontà e soprattutto di aiuto reciproco... facci sapere come procede!
RispondiEliminaSì, facci sapere, cara LaFlautista.
RispondiEliminaE' un vero guaio se non c'è armonia o entusiasmo tra il coro. Forse siete ancora in tempo, te e me lo auguro di cuore.
Ciao,
Lara
mmmm
RispondiEliminacredo che la stanchezza possa essere l'ostacolo "superficiale" ma al fondo sembra manchi il senso del cantare assieme...
canto in un coro da molti anni e, non vorrei sembrarti presuntuosa, se accade un crollo così è perchè si appanna il "PER CHI" canto...
Sant'Agostino diceva che chi canta prega due volte, dunque il canto è preghiera e se non è chiaro per "Chi" canti tutto si perde, magari puoi essere perfettamente intonato ma non comunichi niente.
Perdonami per la lungaggine ma è un argomento che mi sta molto a cuore
:))
p.s. il nuovo look è bellissimo!
Anche io facevo parte di un coro e ti posso dire che c'erano, inspiegabilmente, giorni in cui andava tutto male... Sono certa che tutti ci tengono a quel coro, tutti vogliono fare bene e nel chiuso delle loro case magari anche altri hanno avuto lo stesso tuo pensiero. Vedrai che la prossima volta andrà meglio.
RispondiEliminaUn abbraccio
Francesca
se potessi vi verrei ad ascoltare....
RispondiEliminanon temere l'armonia si ritrova sempre.... un pò di cali di giornate no... capitano a tutti... figurati a tante persone che devono coordianrsi insieme... eppure quando vanno all'unisono.... uhhh... quello si che è magia....
la bellezza dei cori