Infinito si può dire in molti modi: l'infinito dello spazio e del tempo, l'infinito dentro di noi. E quanti sentimenti diversi davanti ad esso: ansia, paura, ma anche curiosità e benessere.
Alle elementari, quando la maggior parte dei miei compagni di classe voleva diventare astronauta e io volevo salvare gli animali, mi chiedevo cosa sarebbe successo se il cavo tra loro e la navicella si fosse spezzato: sarebbero caduti all'infinito? Avrebbero incontrato gli alieni? Sarebbero precipitati fino alle pareti dell'universo? Queste domande mi accompagnano ancora oggi e sono felice del fatto che qualche astrofisico stia lavorando per rispondere alle mie curiosità di bambina.
Un'altra cosa che non sono mai riuscita a capire è la questione della retta e del fatto che quella che disegnavo (e disegno ancora) sul foglio, sia in realtà una parte microscopica di quella linea infinita... e dove arriva, questa linea? mi chiedo ancora oggi. Possibile che seguendola non si arrivi mai alla fine?
Io non capisco.
L'infinito è un concetto troppo grande per me, che sono abituata a misurare tempo e spazio e quando prendo una direzione arrivo di sicuro da qualche parte.
Forse è un concetto troppo grande per tutti noi, che abbiamo dato una scansione alla durata e alla distanza... forse, se il processo di civilizzazione non ci avesse portati a ciò ora siamo, saremmo riusciti a capirne il mistero... ma sono sono pensieri in disordine. ;)
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