Caro Giacomo Leopardi,
a scuola sto studiando le tue opere e mi sembra di capire che tu, alla felicità, non ci credevi molto. Ce lo fai capire in infiniti modi, inchiostro su inchiostro, metafore su metafore per dirci che non diciamo mai "sono felice" ma "sono stato felice" oppure "sarò felice". Forse per te è stato così, dal momento che per molto tempo hai guardato il mondo dai balconi di casa tua senza goderti la possibilità di stare insieme agli altri e di passare del tempo insieme a loro. Però io, ieri sera, "sono felice" me lo sono detta eccome! Ieri sera sono tornati finalmente a prove anche Carlo e Nella, bloccati nel Salento per cause di forza maggiore. Rivederli è stata una festa.
Perchè quando sei tra coloro che hai a cuore, quando fai quello che ti piace fare, quando raggiungi un risultato per cui hai combattuto allora sei felice. Anche se dura come un battito di ciglia e poi devi ricominciare da capo. Però non importa, caro Giacomo. Ciò che conta è saper riconoscere questa felicità tra le pieghe della quotidianità. Essere in grado di fare questo, secondo me, significa vivere con consapevolezza.
Con questo non voglio dire che tu hai vissuto a caso, ci mancherebbe. Semplicemente non hai scoperto la chiave di questo modo di vivere...
Perdona il mio ubris di giovane studentessa, ma questa cosa proprio te la dovevo dire.
Ciao,
LaFlautista
Quest'estate sono stata a visitare Palazzo Leopardi e ci è stato proprio spiegato che questa "mancanza di felicità" di Leopardi è più un'interpretazione che una realtà, perché il poeta aveva una grande gioia di vivere ed entusiasmo...
RispondiEliminaCon me c'era un'insegnante di italiano del liceo che ha confermato questa cosa. Purtroppo quando leggiamo Leopardi siamo un po' "condizionati".
CIAO!
In bocca al lupo per quest'anno scolastico.
Un abbraccio.