Giorno 1: casa-Ancona-mare
E' presto ma siamo in corriera almeno da un paio d'ore, mezzi addormentati per la levataccia: questo è il traumatico, ma pur sempre emozionante, inizio della nostra gita. Fuori dal finestrino il cielo comincia a schiarirsi... Aurora dita di rosa, Omero chiamava questo momento tra notte e giorno. Eos è speranza, nuove possibilità che si affacciano nel mondo.
Tutto ciò che vediamo di Ancona è il porto e la cattedrale di San Ciriaco, ma questo ci basta: stiamo per lasciare l'Italia, i nostri pensieri non sono già più qui. Siamo sul ponte più alto del traghetto ad aspettare e banchettiamo, fotografiamo, parliamo come non succedeva da un po', poi si sente un rombo fortissimo e la nave comincia a muoversi. Siamo partiti davvero e scopro che gli occhi dei miei compagni brillano... forse sono lo specchio dei miei.
Ancona e la costa si allontanano presto dalla vista e intorno a noi c'è solo il mare.
L'Adriatico è azzurro come non lo avevo mai visto e mi viene in mente la poesia di Sandro Penna, quella del mare tutto azzurro e calmo, ma l'attenzione si concentra sul verso che dice "nel cuore è quasi un urlo/di gioia".
E' esattamente quello che sto provando.
Il tramonto lascia presto spazio alla notte e siamo ancora sul ponte insieme. Ci improvvisiamo astronomi e finalmente, lontano dall'inquinamento luminoso delle nostre città, riusciamo a vedere le Pleiadi, la Stella Polare, e tutta la costellazione di Orione, non solo la sua cintura; la prof di scienze sarebbe contenta di noi. Il filosofo della classe cita Kant: "... il cielo stellato sopra di me". E io mi sento come un marinaio dei tempi lontani.
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