Giorno 6: Tolò-Tirinto-Nemea-Micene-Epidauro-Tolò
Questa sarà una giornata di brevi spostamenti ma intense scarpinate. Tirinto non mi dice molto: questi luoghi archeologici mi interessano molto ma qui non riesco proprio ad immaginarmi il grande palazzo di cui sta parlando la guida. Lo stesso mi succede a Nemea, dove quattro colonne non sono sufficienti a far apparire nella mia mente un tempio.
A Micene le cose vanno un po' meglio, la Porta dei Leoni (che poi leoni non sono) è davvero imponente come me l'ero immaginata ma per arrivare fino in cima la salita è piuttosto faticosa, Alexandròs è una capretta saltellante tra un sasso e l'altro e io fatico a stargli dietro. Oggi c'è qualcosa che non va, è una di quelle giornate che non riescono ad ingranare bene e il problema è mio. Credo di avere un attacco acuto di adolescenza, tipo che se sei sola vorresti stare in compagnia e se sei in compagnia vorresti stare da sola e non va mai bene niente e chissenefrega delle cisterne e di Schliemann che ha trovato tutto questo posto compresi i tesori di Agamennone. Micene non aiuta: fuori dal sito la cittadina è polverosa, mi ricorda tanto Ioannina; c'è un'unica strada ai lati della quale piccole taverne e ristorantini che stanno in piedi con il nastro-carta. I ristoratori mi ricordano i personaggi del teatro dell'assurdo: improbabili, fuori dal tempo, ci impiegano una vita a portarti un the freddo. Se Beckett fosse vissuto in Grecia avrebbe di sicuro scelto questa ambientazione e questi uomini per il suo "Waiting for Godot". Ecco cosa c'è: stanno aspettando qualcuno che non arriva mai e io mi illudo che stanno aspettando proprio me e i miei compagni assetati.
Epidauro invece mi piace. Il teatro è veramente ben conservato, e l'acustica è eccezionale. Ci viene proposto quello che credo il solito giochetto dello strappo della carta ma assicuro che l'ho sentito anch'io che sono seduta in alto. Non fatico ad immaginare questo posto completo di scenografia e altare di Dioniso al centro dell'orchestra. Se guardo bene si vedono anche i coreuti che entrano dai parodoi.
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