Giorno 2: mare-Igoumenitsa-Dodona-Ioannina-Meteore-Kalampaka
Quando ci svegliamo il sole sta sorgendo sulle coste dell'Albania e della Grecia. Questo è lo Ionio, il mare che prende il nome dalla fanciulla Io, amata da Zeus e costretta dalla follia del dio a scappare per tutta la terra. Penso ad Odisseo riportato ad Itaca dai Feaci e a Foscolo... questo è il "greco mar" da cui nacque Venere, queste sono le isole che lei ha reso rigogliose col suo sorriso; lontano, dove non riusciamo a vedere, c'è anche la petrosa Itaca.
Sbarchiamo ad Igoumenitsa e incontriamo subito la nostra guida: si chiama Alexandròs, "come Alessandro Magno"tiene a precisare, ma a me ricorda tanto Odisseo: capelli lunghi e castani, mandibola pronunciata, occhi celesti, zaino sulle spalle e amico dei cani. Si parte per Dodona. Dodona è un santuario antichissimo dedicato a Zeus che si trova in Epiro, la terra del famoso re Pirro. Non c'è molto da vedere, solo un teatro conservato abbastanza bene e le fondamenta di diversi templi consacrati ad Ercole, al principio femminile di Zeus, a Zeus stesso e ad Afrodite, ma siamo consapevoli dell'importanza del luogo: questo infatti è uno dei pochi posti in cui era presente un oracolo e si venerava una divinità femminile paragonabile alla dea madre.
La strada riprende verso Ioannina. L'impressione che suscita l'incontro con questa città è a dir poco strana: le case sembrano fatte di cartone, ci sembra di essere in una scenografia di un film western, con tanta polvere e uomini seduti fuori dalle porte delle osterie.
Ma Ioannina è solo una sosta e il cammino continua verso le Meteore. Ci accoglie un paesaggio insolito, fatto di massi altissimi sulla cui cima sono arroccati dei monasteri. Alexandròs ci dice che dobbiamo arrampicarci fin lassù... ma come si fa a salire lì sopra? La risposta è presto data: scalini scalini scalini. Ci guardiamo l'un l'altro spaventati e per incoraggiarci la prof promette 10 in greco scritto ai primi tre della mia classe che arrivano in cima; le sfide sono sfide e con tanta fatica io mi classifico seconda. Una volta arrivati i monaci danno a noi ragazze dei pareo neri: non possiamo entrare qui in jeans perchè i pantaloni non sono considerati abiti femminili... i maschi ridono di noi conciate con scarpe da ginnastica e gonnella.
I monasteri sono dei piccoli scrigni colorati, le iconostasi sono riccamente intarsiate e alle pareti ci sono tanto oro e tanti colori sgargianti. La guida che ci è capitata ama molto camminare e per il ritorno a Kalampaka, dove andremo a dormire stanotte, ci propone un sentiero tra le meteore. Accettiamo, il paesaggio è spettacolare, lungo la strada la prof ci insegna come fare addominali camminando... quando ci ricapita?
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