Oggi non ci sposteremo da Atene, tenteremo di scoprire e riconoscere i luoghi della democrazia, della filosofia, del commercio. Tra le strade di cemento dell'Atene moderna c'è un cancello, oltrepassato il quale si entra nell'antica agorà. Se si chiudono gli occhi si possono sentire i profumi che vengono da lontano, un vociare confuso non diverso dai mercatini di oggi, la delicatezza delle stoffe orientali. Alexandròs ci porta a vedere da vicino il tempio di Efesto (che, a occhio, pare meglio conservato del vicino Partenone) il luogo in cui si riunivano le assemblee e il tholos che ci ha fatti impazzire durante l'ultimo compito di greco. "Ragazzi, Socrate, Platone, hanno passeggiato qui tra questi alberi, si dice che Diogene dormisse proprio accanto a quel tempio" e il pensiero di tutti corre a scuola dal nostro imponente professore.
Una salita ci porta finalmente all'Acropoli. I Propilei sono davvero maestosi e la gente si ammassa, oggi come ieri, sulle gradinate. Alexandròs si irrita perchè ci perdiamo a fotografare il panorama di Atene e non lo seguiamo nel suo cammino. Atene da qui è una distesa bianca e uguale in ogni sua parte; quelli che una volta erano borghi ben distinti dal centro cittadino (come Eleusi, Colono, il Pireo) oggi sono parte stessa della città. Seppure bianca come le pietre dei Propilei, la metropoli moderna mi mette tristezza e mi sembra troppo diversa da quella che vive nei miei libri di scuola.
Varcate dunque queste porte ci ritroviamo davanti al Partenone e mi coglie un senso di delusione che non credevo avrei provato proprio qui. Me lo immaginavo grande e bianco invece è piccolo e coperto per la maggior parte da impalcature, spogliato dei suoi fregi, custoditi lontano da qui, a Londra. L'Eretteo però mi colpisce molto: le Cariatidi sembrano qui l'unica presenza viva e palpitante che ha oltrepassato i secoli. Alexandròs ci fa notare che la gamba esterna con dei giochi di drappeggi è una vera e propria colonna con scanalature mentre quella interna no: ecco svelato il segreto del ritmo e dell'armonia di queste statue.
Foto di classe davanti ad una porzione di Partenone libera dalle impalcature e poi andiamo al teatro di Dioniso. Poco rimane del più importante teatro ateniese ma questo basta per farmi rabbrividire: per la prima volta nella storia in questo posto sono state recitate le tragedie e le commedie che ho studiato. Eschilo, Sofocle, Euripide sono stati qui. Tento di immaginarmi i coreuti che entrano, le danze e gli attori con il viso coperto dalle maschere... non è così difficile come credevo.
Il Museo dell'Acropoli è forse più bello dell'Acropoli stessa: la logica con cui è stato progettato è fantastica: riprende i Propilei, ai lati ci sono vasetti e statuette trovate ai piedi della collina, al primo piano sembra di essere tra una foresta di statuette votive, alcune delle quali sono anche colorate, all'ultimo piano ci sono i resti dei frontoni del Partenone e di alcune metope, è illuminato da una vetrata continua dai cui si ammira un panorama incredibile della città e della collina dell'Acropoli.
Il cambio della guardia davanti al Parlamento è uno spettacolo che lascia tutti a bocca aperta. Oltre alle divise insolite, con gonnellini e scarpe con pon pon, sono i movimenti ad attirare la mia attenzione: sono lenti, precisi, ritmici, sembrano una danza antica e ricordano l'andatura dei cavalli. Gesti antichi che immobilizzano ragazzi del ventunesimo secolo.
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